Si propone una rilettura critica della nozione di obbligazione tributaria, mettendone in discussione la centralità tradizionalmente riconosciuta nella scienza del diritto tributario. Dopo averne ripercorso genesi ed evoluzione del concetto — dalla nascita negli anni Trenta, con l’idea di un “rapporto giuridico d’imposta” strutturato sul modello civilistico dell’obbligazione, fino alle successive teorie dichiarativa e costitutiva — si evidenzia come tale categoria sia oggi insufficiente a rappresentare i fenomeni tributari. Il rapporto tra contribuente e amministrazione, infatti, non è paritetico né riconducibile a uno schema di debito-credito: la Pubblica Amministrazione esercita poteri autoritativi, accerta, liquida e riscuote il tributo anche contro la volontà del contribuente, applicando sanzioni per l’inadempimento. Da ciò discende che l’“obbligazione tributaria”, più che una vera figura giuridica, appare un costrutto concettuale di natura economica, e con valenza storica, utile un tempo a conciliare le istanze liberali con la potestà impositiva dello Stato, ma oggi superato. Sicché il luogo dell’obbligazione tributario ha senso riferirsi alle potestà dell’amministrazione finanziaria (accertamento, riscossione, sanzione) e alle situazioni soggettive del contribuente, attive e passive, più idonee a descrivere l’attuale diritto tributario pubblico. E queste considerazioni possono essere facilmente verificate guardando a temi centrali ed attuali del diritto tributario, come l’indisponibilità del tributo e i fenomeni successori nelle situazioni tributarie, confermandosi così la necessità di un approccio che superi le categorie privatistiche in favore di una prospettiva coerente con la natura pubblicistica dell’imposizione e con i principi costituzionali di riserva di legge e capacità contributiva.
Obbligazione tributaria, diritto pubblico e situazioni soggettive
Antonio Guidara
2024-01-01
Abstract
Si propone una rilettura critica della nozione di obbligazione tributaria, mettendone in discussione la centralità tradizionalmente riconosciuta nella scienza del diritto tributario. Dopo averne ripercorso genesi ed evoluzione del concetto — dalla nascita negli anni Trenta, con l’idea di un “rapporto giuridico d’imposta” strutturato sul modello civilistico dell’obbligazione, fino alle successive teorie dichiarativa e costitutiva — si evidenzia come tale categoria sia oggi insufficiente a rappresentare i fenomeni tributari. Il rapporto tra contribuente e amministrazione, infatti, non è paritetico né riconducibile a uno schema di debito-credito: la Pubblica Amministrazione esercita poteri autoritativi, accerta, liquida e riscuote il tributo anche contro la volontà del contribuente, applicando sanzioni per l’inadempimento. Da ciò discende che l’“obbligazione tributaria”, più che una vera figura giuridica, appare un costrutto concettuale di natura economica, e con valenza storica, utile un tempo a conciliare le istanze liberali con la potestà impositiva dello Stato, ma oggi superato. Sicché il luogo dell’obbligazione tributario ha senso riferirsi alle potestà dell’amministrazione finanziaria (accertamento, riscossione, sanzione) e alle situazioni soggettive del contribuente, attive e passive, più idonee a descrivere l’attuale diritto tributario pubblico. E queste considerazioni possono essere facilmente verificate guardando a temi centrali ed attuali del diritto tributario, come l’indisponibilità del tributo e i fenomeni successori nelle situazioni tributarie, confermandosi così la necessità di un approccio che superi le categorie privatistiche in favore di una prospettiva coerente con la natura pubblicistica dell’imposizione e con i principi costituzionali di riserva di legge e capacità contributiva.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.