Il saggio propone un’interpretazione della rappresentazione del paesaggio nella novella "Di là del mare" di Verga a partire da una questione cruciale nel dibattito intorno al realismo europeo: il rapporto tra descrizione, narrazione e simbolo. Postfazione della raccolta delle "Novelle rusticane", "Di là del mare" si offre alla lettura nella forma di una novella apparentemente protesa alla soggettivizzazione lirica e all’immedesimazione romantica dei personaggi negli scenari che si aprono alla loro vista. Tuttavia, allo schermo romantico, che rende la realtà rosea - citando Brooks - si sostituisce il filtro trasparente del naturalismo, tendente a un ingrigimento che elimina ogni illusione. Alla descrizione d’ambiente, tipicamente zoliana, subentra la narrazione di un paesaggio ricostruito con la mente, che non langue nella memoria, ma rivive nel segno di una compartecipazione realistica, rappresentando «i fantasmi passeggeri con un carattere di necessità fatale». Il paesaggio rappresenta la “svolta”, letteraria e storica, da un “al di qua” lirico e romantico – ancora rilevabile nell’illusione dell’ignoto e nelle correspondances dei "Malavoglia" – a un “al di là” di intransigente realismo, quello dello spietato materialismo in una «immensa città nebbiosa e trista». Verga realizza così un’operazione metaletteraria attraverso strategie di connotazione simbolica che, in un rapporto di non contraddizione con il naturalismo, sintetizzano percezione e intuizione, descrizione e narrazione nella rappresentazione letteraria del paesaggio.
«Addio, dolce melanconia del tramonto, ombre discrete, larghi orizzonti». La novella verghiana "Di là del mare" tra descrizione d’ambiente, narrazione di paesaggio e simbolo.
Ninna Maria Lucia Martines
2025-01-01
Abstract
Il saggio propone un’interpretazione della rappresentazione del paesaggio nella novella "Di là del mare" di Verga a partire da una questione cruciale nel dibattito intorno al realismo europeo: il rapporto tra descrizione, narrazione e simbolo. Postfazione della raccolta delle "Novelle rusticane", "Di là del mare" si offre alla lettura nella forma di una novella apparentemente protesa alla soggettivizzazione lirica e all’immedesimazione romantica dei personaggi negli scenari che si aprono alla loro vista. Tuttavia, allo schermo romantico, che rende la realtà rosea - citando Brooks - si sostituisce il filtro trasparente del naturalismo, tendente a un ingrigimento che elimina ogni illusione. Alla descrizione d’ambiente, tipicamente zoliana, subentra la narrazione di un paesaggio ricostruito con la mente, che non langue nella memoria, ma rivive nel segno di una compartecipazione realistica, rappresentando «i fantasmi passeggeri con un carattere di necessità fatale». Il paesaggio rappresenta la “svolta”, letteraria e storica, da un “al di qua” lirico e romantico – ancora rilevabile nell’illusione dell’ignoto e nelle correspondances dei "Malavoglia" – a un “al di là” di intransigente realismo, quello dello spietato materialismo in una «immensa città nebbiosa e trista». Verga realizza così un’operazione metaletteraria attraverso strategie di connotazione simbolica che, in un rapporto di non contraddizione con il naturalismo, sintetizzano percezione e intuizione, descrizione e narrazione nella rappresentazione letteraria del paesaggio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


