All’origine del Nome della rosa c’è l’Apocalisse. Siamo agli inizi degli anni Settanta e mentre Umberto Eco scrive Palinsesto su Beato ha una vera e propria rivelazione: intuisce chiaramente che i movimenti apocalittici medievali sono gli antenati di quelli odierni. È un’idea che da quel momento non lo abbandonerà più, su cui periodicamente ritornerà – in saggi, articoli, introduzioni – e che lo porterà infine a superare un certo pudore e a scrivere il suo primo romanzo. Ma è un itinerario che viene da molto lontano e che si protende ben oltre il momento cruciale del Nome della rosa. Si tratta infatti di un percorso iniziato con la tesi di laurea sull’estetica tomista e proseguito con l’attività critica e filosofica (un vastissimo laboratorio, affollato di citazioni e di appunti, che costituirà il background dell’esordio narrativo), il viatico di una personalissima Bildung. Al culmine di questo ‘viaggio apocalittico’ troviamo certamente l’elaborazione del Nome, quando l’Apocalisse di Giovanni e il commento di Beato diventano il palinsesto e la raison d’être del romanzo più importante e conosciuto dello scrittore alessandrino. Il traguardo possiamo farlo coincidere con l’approdo all’edizione riveduta e corretta del 2012, dove l’autore emenda, revisiona, riscrive, al termine di una più che trentennale maturazione, di un lungo ripensamento della sua opera. Il libro racconta questa storia. Lo fa attraverso un’attenta analisi dell’intertestualità echiana, una rigorosa lettura concordanziale e un approfondito excursus filologico, che offre per la prima volta uno studio integrale delle varianti d’autore del romanzo. L’oggetto ultimo della narrazione è un’autentica apocalisse, nel senso etimologico di «rivelazione», un’apocalisse del Nome e nel Nome, capace di donarci uno squarcio sincero sulla dimensione poietica dell’auctor e di sollecitare le schiere dei suoi lettori a cercare, sulla scia di Guglielmo e di Adso, la propria «apocalisse critica».
Nel Nome della rosa. Apocalissi, genesi, varianti
Christian D'Agata
Primo
2025-01-01
Abstract
All’origine del Nome della rosa c’è l’Apocalisse. Siamo agli inizi degli anni Settanta e mentre Umberto Eco scrive Palinsesto su Beato ha una vera e propria rivelazione: intuisce chiaramente che i movimenti apocalittici medievali sono gli antenati di quelli odierni. È un’idea che da quel momento non lo abbandonerà più, su cui periodicamente ritornerà – in saggi, articoli, introduzioni – e che lo porterà infine a superare un certo pudore e a scrivere il suo primo romanzo. Ma è un itinerario che viene da molto lontano e che si protende ben oltre il momento cruciale del Nome della rosa. Si tratta infatti di un percorso iniziato con la tesi di laurea sull’estetica tomista e proseguito con l’attività critica e filosofica (un vastissimo laboratorio, affollato di citazioni e di appunti, che costituirà il background dell’esordio narrativo), il viatico di una personalissima Bildung. Al culmine di questo ‘viaggio apocalittico’ troviamo certamente l’elaborazione del Nome, quando l’Apocalisse di Giovanni e il commento di Beato diventano il palinsesto e la raison d’être del romanzo più importante e conosciuto dello scrittore alessandrino. Il traguardo possiamo farlo coincidere con l’approdo all’edizione riveduta e corretta del 2012, dove l’autore emenda, revisiona, riscrive, al termine di una più che trentennale maturazione, di un lungo ripensamento della sua opera. Il libro racconta questa storia. Lo fa attraverso un’attenta analisi dell’intertestualità echiana, una rigorosa lettura concordanziale e un approfondito excursus filologico, che offre per la prima volta uno studio integrale delle varianti d’autore del romanzo. L’oggetto ultimo della narrazione è un’autentica apocalisse, nel senso etimologico di «rivelazione», un’apocalisse del Nome e nel Nome, capace di donarci uno squarcio sincero sulla dimensione poietica dell’auctor e di sollecitare le schiere dei suoi lettori a cercare, sulla scia di Guglielmo e di Adso, la propria «apocalisse critica».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


