Il saggio si inserisce in un volume, esito di un Progetto di ricerca di interesse nazionale (PRIN 22004) coordinato da Fabio Mangone, che affronta il tema del monumento in Italia in età contemporanea, sia prima che dopo l’Unità. Il caso-studio analizzato riguarda in particolare il tema del monumento ai caduti nei diversi significati che esso assume nel periodo risorgimentale, subito dopo la I Guerra Mondiale e infine in epoca fascista in Sicilia. Nell’isola, teatro dello sbarco dei Mille e delle battaglie per cacciare l’esercito borbonico, si registra una vasta produzione di monumenti che segnano i luoghi simbolo dell’epopea garibaldina: dall’obelisco-piramide realizzato da Giovan Battista Filippo Basile a Gibilrossa nel 1882, all’Ossario per i caduti nella Battaglia di Calatafimi progettato e realizzato dal figlio Enresto Basile a partire dal 1885. Anche le insurrezioni che hanno preceduto l’Unità i caduti nelle rivolte vengono ricordati attraverso la costruzione di monumenti che disegnano i nuovi luoghi urbani delle città isolane post-unitarie. Ma è dopo la I Guerra Mondiale che il monumento ai caduti diventa un vero e proprio tipo, con caratteri, iconografia e collocazione nella tipografia urbana ricorrenti. Si tratta di un fenomeno così capillarmente diffuso da richiedere innanzi tutto chiavi di lettura quantitative. Il saggio affronta attraverso un censimento dei monumenti e l’analisi di alcuni casi significativi anche questo passaggio per giungere poi alle retoriche di celebrazione della morte, sempre più trionfalistiche e intrise di nazionalismo, che caratterizzano gli anni del regime fascista.
I monumenti ai caduti in Sicilia: tra Risorgimento, Grande guerra e fascismo
BARBERA, PAOLA
2007-01-01
Abstract
Il saggio si inserisce in un volume, esito di un Progetto di ricerca di interesse nazionale (PRIN 22004) coordinato da Fabio Mangone, che affronta il tema del monumento in Italia in età contemporanea, sia prima che dopo l’Unità. Il caso-studio analizzato riguarda in particolare il tema del monumento ai caduti nei diversi significati che esso assume nel periodo risorgimentale, subito dopo la I Guerra Mondiale e infine in epoca fascista in Sicilia. Nell’isola, teatro dello sbarco dei Mille e delle battaglie per cacciare l’esercito borbonico, si registra una vasta produzione di monumenti che segnano i luoghi simbolo dell’epopea garibaldina: dall’obelisco-piramide realizzato da Giovan Battista Filippo Basile a Gibilrossa nel 1882, all’Ossario per i caduti nella Battaglia di Calatafimi progettato e realizzato dal figlio Enresto Basile a partire dal 1885. Anche le insurrezioni che hanno preceduto l’Unità i caduti nelle rivolte vengono ricordati attraverso la costruzione di monumenti che disegnano i nuovi luoghi urbani delle città isolane post-unitarie. Ma è dopo la I Guerra Mondiale che il monumento ai caduti diventa un vero e proprio tipo, con caratteri, iconografia e collocazione nella tipografia urbana ricorrenti. Si tratta di un fenomeno così capillarmente diffuso da richiedere innanzi tutto chiavi di lettura quantitative. Il saggio affronta attraverso un censimento dei monumenti e l’analisi di alcuni casi significativi anche questo passaggio per giungere poi alle retoriche di celebrazione della morte, sempre più trionfalistiche e intrise di nazionalismo, che caratterizzano gli anni del regime fascista.File | Dimensione | Formato | |
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