Tra gli svariati problemi posti dal fenomeno migratorio, le difficoltà di comunicazione incontrate dagli immigrati che non conoscono (in maniera adeguata) la lingua del Paese ospitante possono comportare ricadute anche gravi sulle loro posizioni giuridiche, qualora non vi sia alcun mezzo per superare le “barriere” linguistiche che per l’appunto impediscono a costoro di avere conoscenza e di comprendere l’effettiva portata di precetti e divieti posti dall’ordinamento giuridico. Il problema si acuisce nei rapporti tra il migrante e la pubblica amministrazione, determinando, di fatto, una discriminazione dell’immigrato a causa della lingua, discriminazione di per sé vietata da numerose Carte internazionali dei diritti, così come dall’art. 3 della Costituzione italiana. Per ovviare a tali problemi di comunicazione – del tutto trascurati dal legislatore italiano – presso ogni istituzione pubblica si dovrebbe garantire agli stranieri la possibilità di comunicare nella propria madrelingua o, quanto meno, in una lingua conosciuta. Tuttavia, tale necessità si scontra con evidenti difficoltà di carattere organizzativo, legate anche al reperimento di traduttori con adeguate competenze linguistiche e giuridiche, che dovrebbero essere in grado di svolgere la propria attività nelle sedi più disparate in tutta Italia. Tenendo conto della “capillarità” del problema, una soluzione efficace potrebbe essere fornita dall’impiego delle nuove tecnologie telematiche, sempre più presenti nel tessuto organizzativo della P.A. italiana, ma tutt’ora decisamente sottoutilizzate.
Titolo: | Pluralismo linguistico e reti telematiche della P.A.: quali prospettive per la comunicazione istituzionale con gli immigrati? |
Autori interni: | |
Data di pubblicazione: | 2012 |
Handle: | http://hdl.handle.net/20.500.11769/71056 |
ISBN: | 978-88-34-8371-15 |
Appare nelle tipologie: | 2.1 Contributo in volume (Capitolo o Saggio) |