In the philosophical debate that takes place in central and northern Italy between the thirteenth and fourteenth centuries and in the light of the numerous quotes of Aristotle in the Dante’s works written in the last twenty years of his life, and which may be ideally conceived as explanatory notes of the Aristotle’s image outlined in the IVth canto of the Inferno, one can legitimately speak of his Aristotelianism, although a “critical” one, integrated and characterized by its theological tendency to transcend the motivations and the content of the physical-biological and physical-cosmological science and to reproduce the neoplatonic scheme of hierarchical relationship between Aristotle, the philosopher par excellence, and the theologian Plato, relationship that explains the subordination of sensitive being to spiritual universe, of which it partecipates and, in the epistemological field, of the particular to the universal.

All’interno del dibattito filosofico che si svolge nell’Italia centro-settentrionale tra i secoli XIII e XIV e alla luce delle numerose citazioni di Aristotele nelle opere di Dante scritte nell’ultimo ventennio della sua vita, e che possono essere idealmente concepite come note esplicative dell’immagine dello Stagirita tracciata nel IV canto dell’Inferno, si può legittimamente parlare di un suo aristotelismo, anche se “critico”, in quanto integrato e caratterizzato dalla sua propensione teologica a trascendere le motivazioni e i contenuti della scienza fisico- biologica e fisico-cosmologica e a riprodurre lo schema neoplatonico di rapporto gerarchico tra Aristotele, filosofo per eccellenza, e il teologo Platone, corrispondente alla gerarchia che costituisce la subalternità dell’essere sensibile rispetto all’universo spirituale, di cui è partecipe e, in ambito gnoseologico, del particolare rispetto all’universale. Dalle opere della maturità di Dante si manifesta comunque uno svolgimento dei temi teoretici inverso rispetto al suo approccio alla filosofia pratica, per cui, se nel primo è stata autorevolmente riconosciuta l’estrazione platonizzante della teologia del poeta fiorentino, segnata dalla ricezione del concetto neoplatonico di trascendenza da parte del cristianensimo filosofico e dal richiamo alla natura armonica e gerarchica dell’universo, il percorso etico-politico dell’Alighieri, pur fondato sulla matrice patristico-agostiniana del pensiero cristiano, culmina nello studio delle funzioni e delle finalità naturali dell’uomo come base della sua riflessione sulla distinzione della felicità mondana, perseguibile per via filosofica, da quella ultraterrena frutto della salvezza dell’anima, corrispondente all’autonomia del potere temporale dallo spirituale.

Aristotele in Dante

MARTELLO, Concetto
2017-01-01

Abstract

In the philosophical debate that takes place in central and northern Italy between the thirteenth and fourteenth centuries and in the light of the numerous quotes of Aristotle in the Dante’s works written in the last twenty years of his life, and which may be ideally conceived as explanatory notes of the Aristotle’s image outlined in the IVth canto of the Inferno, one can legitimately speak of his Aristotelianism, although a “critical” one, integrated and characterized by its theological tendency to transcend the motivations and the content of the physical-biological and physical-cosmological science and to reproduce the neoplatonic scheme of hierarchical relationship between Aristotle, the philosopher par excellence, and the theologian Plato, relationship that explains the subordination of sensitive being to spiritual universe, of which it partecipates and, in the epistemological field, of the particular to the universal.
2017
978-88-99775-15-5
All’interno del dibattito filosofico che si svolge nell’Italia centro-settentrionale tra i secoli XIII e XIV e alla luce delle numerose citazioni di Aristotele nelle opere di Dante scritte nell’ultimo ventennio della sua vita, e che possono essere idealmente concepite come note esplicative dell’immagine dello Stagirita tracciata nel IV canto dell’Inferno, si può legittimamente parlare di un suo aristotelismo, anche se “critico”, in quanto integrato e caratterizzato dalla sua propensione teologica a trascendere le motivazioni e i contenuti della scienza fisico- biologica e fisico-cosmologica e a riprodurre lo schema neoplatonico di rapporto gerarchico tra Aristotele, filosofo per eccellenza, e il teologo Platone, corrispondente alla gerarchia che costituisce la subalternità dell’essere sensibile rispetto all’universo spirituale, di cui è partecipe e, in ambito gnoseologico, del particolare rispetto all’universale. Dalle opere della maturità di Dante si manifesta comunque uno svolgimento dei temi teoretici inverso rispetto al suo approccio alla filosofia pratica, per cui, se nel primo è stata autorevolmente riconosciuta l’estrazione platonizzante della teologia del poeta fiorentino, segnata dalla ricezione del concetto neoplatonico di trascendenza da parte del cristianensimo filosofico e dal richiamo alla natura armonica e gerarchica dell’universo, il percorso etico-politico dell’Alighieri, pur fondato sulla matrice patristico-agostiniana del pensiero cristiano, culmina nello studio delle funzioni e delle finalità naturali dell’uomo come base della sua riflessione sulla distinzione della felicità mondana, perseguibile per via filosofica, da quella ultraterrena frutto della salvezza dell’anima, corrispondente all’autonomia del potere temporale dallo spirituale.
scolastica; teoresi; prassi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/71859
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