In DA II 1, 413a8-9, Aristotele, dopo aver fornito la definizione di anima quale sostanza nel senso di forma di un corpo che ha la vita in potenza e dopo aver riformulato la stessa definizione nel senso che l’anima è entelechia prima del corpo, scrive che non è a quel punto ancora chiaro se l’anima sia entelechia del corpo nel modo in cui un navigatore è entelechia della nave (e[ti de; a[dhlon eij ou{tw" ejntelevceia tou' swvmato" hJ yuch; w{sper plwth;r ploivou). Quest’ultima questione posta da Aristotele ha fatto molto discutere i commentatori sia antichi che moderni: fra gli antichi, Temistio, Filopono e Simplicio hanno ritenuto, anche se con specifiche opinioni differenti, che Aristotele abbia qui in mente il problema della separabilità dell’intelletto; altri, quali Alessandro di Afrodisia e Plotino, hanno pensato invece che il rapporto navigatore-nave debba essere assunto per affrontare il problema del modo in cui l’anima si trovi nel corpo. Gli studiosi moderni di Aristotele si sono trovati anch’essi in forte imbarazzo di fronte a queste li. 413a8-9 del DA, per il fatto che non si comprende, secondo loro, come l’anima, intesa quale forma del corpo, possa essere al contempo considerata quale causa motrice del corpo, poiché solo in quest’ultimo senso è comprensibile il rapporto navigatore-nave. Per questa ragione essi hanno comunemente risolto in senso negativo la similitudine aristotelica, nel senso cioè che l’anima non può essere entelechia del corpo nel modo in cui un navigatore lo è della nave. Scrive, ad esempio, Tricot: «De tout l’exposé d’An. il résulte manifestement, en effet, que l’âme n’est pas comme le pilote en son navire». Hamlyn, dal canto suo, ritiene che l’imbarazzante analogia proposta da Aristotele è solo «a lecturer’s aside». Per tutte queste ragioni il Ross ha pensato bene di emendare il testo integrando una ãh]Ã prima di w{sper in modo che il rapporto navigatore-nave è interpretato come una alternativa rispetto al rapporto anima-corpo nel senso di forma-materia. Contro il Ross si sono subito levate le critiche di Easterling, di Hardie e di Lefèvre, ma un vero passo avanti è stato fatto nel 1982 da Th. Tracy con un saggio dal titolo The soul/boatman analogy in Aristotle’s De anima, «Classical Philology», 77/2 (1982), pp. 97-112, in cui l’A. rintraccia tutta una serie di passaggi, sia in Aristotele che in pensatori prearistotelici, nei quali il rapporto navigatore-nave appare in connessione con il ruolo motore dell’anima. Tracy però risolve il problema delle li. 413a8-9 dal punto di vista della struttura del testo, poiché non considera come correlativi ou{tw" e w{sper e quindi traduce la frase in questo modo: «It is as yet unclear whether the soul, being in the way described above (ou{tw") entelechy of the body, is as it were (w{sper) the “boatman of the boat”». La mia interpretazione si muove nella stessa direzione di coloro che, come il Tracy, ritengono che alle li. 413a8-9 Aristotele compia una svolta teoretica ritenendo che l’anima sia a partire da qui indagata come forma che svolge al contempo la funzione dinamica di causa motrice di ogni mutamento del corpo organizzato. Tuttavia, a differenza del Tracy, io mantengo valida, nella struttura del testo, la correlazione tra ou{tw" e w{sper. Le tappe della mia interpretazione sono le seguenti: 1) mostrare, attraverso passaggi aristotelici, che plwthvr deve essere inteso come kubernhvth"; 2) mostrare che quest’ultimo è da considerarsi come colui che possiede una scienza e altresì come forma della navigazione della nave, così come il medico è forma della salute, etc.; 3) richiamare l’attenzione degli studiosi sul fatto che, sulla base soprattutto di GC I 7, Meta. VII 7 e Phys. III 2, Aristotele distingue tre livelli di causa motrice, che hanno un diverso rapporto di prossimità in rapporto all’ente che viene generato o mosso, e di cui i primi due livelli sono forme, mentre il terzo è un sinolo ed è il motore esterno che muove concretamente il mosso; 4) dimostrare che il nocchiero, nel senso aristotelico, è causa motrice in quanto è forma agente che muove rimanendo immobile; 5) mostrare che, se il rapporto anima-corpo è equivalente al rapporto nocchiero-nave, allora l’analogia aristotelica si deve risolvere in senso positivo; 6) dimostrare, infine, che Aristotele alle li. 413a8-9 fa solo un accenno a un argomento che egli riprenderà, confermandolo e approfondendolo, in DA II 5.

"Se l'anima sia entelechia del corpo alla maniera di un nocchiero rispetto alla nave". Plotino IV 3, 21 su Aristotele De anima II 1, 413a8-9

GIARDINA, GIOVANNA RITA
2009-01-01

Abstract

In DA II 1, 413a8-9, Aristotele, dopo aver fornito la definizione di anima quale sostanza nel senso di forma di un corpo che ha la vita in potenza e dopo aver riformulato la stessa definizione nel senso che l’anima è entelechia prima del corpo, scrive che non è a quel punto ancora chiaro se l’anima sia entelechia del corpo nel modo in cui un navigatore è entelechia della nave (e[ti de; a[dhlon eij ou{tw" ejntelevceia tou' swvmato" hJ yuch; w{sper plwth;r ploivou). Quest’ultima questione posta da Aristotele ha fatto molto discutere i commentatori sia antichi che moderni: fra gli antichi, Temistio, Filopono e Simplicio hanno ritenuto, anche se con specifiche opinioni differenti, che Aristotele abbia qui in mente il problema della separabilità dell’intelletto; altri, quali Alessandro di Afrodisia e Plotino, hanno pensato invece che il rapporto navigatore-nave debba essere assunto per affrontare il problema del modo in cui l’anima si trovi nel corpo. Gli studiosi moderni di Aristotele si sono trovati anch’essi in forte imbarazzo di fronte a queste li. 413a8-9 del DA, per il fatto che non si comprende, secondo loro, come l’anima, intesa quale forma del corpo, possa essere al contempo considerata quale causa motrice del corpo, poiché solo in quest’ultimo senso è comprensibile il rapporto navigatore-nave. Per questa ragione essi hanno comunemente risolto in senso negativo la similitudine aristotelica, nel senso cioè che l’anima non può essere entelechia del corpo nel modo in cui un navigatore lo è della nave. Scrive, ad esempio, Tricot: «De tout l’exposé d’An. il résulte manifestement, en effet, que l’âme n’est pas comme le pilote en son navire». Hamlyn, dal canto suo, ritiene che l’imbarazzante analogia proposta da Aristotele è solo «a lecturer’s aside». Per tutte queste ragioni il Ross ha pensato bene di emendare il testo integrando una ãh]Ã prima di w{sper in modo che il rapporto navigatore-nave è interpretato come una alternativa rispetto al rapporto anima-corpo nel senso di forma-materia. Contro il Ross si sono subito levate le critiche di Easterling, di Hardie e di Lefèvre, ma un vero passo avanti è stato fatto nel 1982 da Th. Tracy con un saggio dal titolo The soul/boatman analogy in Aristotle’s De anima, «Classical Philology», 77/2 (1982), pp. 97-112, in cui l’A. rintraccia tutta una serie di passaggi, sia in Aristotele che in pensatori prearistotelici, nei quali il rapporto navigatore-nave appare in connessione con il ruolo motore dell’anima. Tracy però risolve il problema delle li. 413a8-9 dal punto di vista della struttura del testo, poiché non considera come correlativi ou{tw" e w{sper e quindi traduce la frase in questo modo: «It is as yet unclear whether the soul, being in the way described above (ou{tw") entelechy of the body, is as it were (w{sper) the “boatman of the boat”». La mia interpretazione si muove nella stessa direzione di coloro che, come il Tracy, ritengono che alle li. 413a8-9 Aristotele compia una svolta teoretica ritenendo che l’anima sia a partire da qui indagata come forma che svolge al contempo la funzione dinamica di causa motrice di ogni mutamento del corpo organizzato. Tuttavia, a differenza del Tracy, io mantengo valida, nella struttura del testo, la correlazione tra ou{tw" e w{sper. Le tappe della mia interpretazione sono le seguenti: 1) mostrare, attraverso passaggi aristotelici, che plwthvr deve essere inteso come kubernhvth"; 2) mostrare che quest’ultimo è da considerarsi come colui che possiede una scienza e altresì come forma della navigazione della nave, così come il medico è forma della salute, etc.; 3) richiamare l’attenzione degli studiosi sul fatto che, sulla base soprattutto di GC I 7, Meta. VII 7 e Phys. III 2, Aristotele distingue tre livelli di causa motrice, che hanno un diverso rapporto di prossimità in rapporto all’ente che viene generato o mosso, e di cui i primi due livelli sono forme, mentre il terzo è un sinolo ed è il motore esterno che muove concretamente il mosso; 4) dimostrare che il nocchiero, nel senso aristotelico, è causa motrice in quanto è forma agente che muove rimanendo immobile; 5) mostrare che, se il rapporto anima-corpo è equivalente al rapporto nocchiero-nave, allora l’analogia aristotelica si deve risolvere in senso positivo; 6) dimostrare, infine, che Aristotele alle li. 413a8-9 fa solo un accenno a un argomento che egli riprenderà, confermandolo e approfondendolo, in DA II 5.
2009
9788895104850
anima; sostanza; causa; motore
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
AnimaNocchiero.pdf

solo gestori archivio

Tipologia: Versione Editoriale (PDF)
Licenza: Non specificato
Dimensione 4.77 MB
Formato Adobe PDF
4.77 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/73864
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact