L’impianto tardo antico della villa del Casale di Piazza Armerina, sviluppatosi sulla preesistenza di una villa rustica risalente al I-III sec., controllava il latifondo di Philosophiana. Il latifondo è citato in due dei percorsi dell’Itinerarium Antonini che solcavano la Sicilia e, precisamente, in quello che da Messina conduceva a Marsala e in quello che da Catania portava ad Agrigento. La presenza di ruderi in contrada Casale è attestata nelle fonti sin dal XVI sec. e il sito ha rappresentato un topos nelle trattazioni di eruditi e storici alla ricerca delle origini ‘mitiche’ della città. La tesi sottesa al saggio è che il processo di “patrimonializzazione” e le valenze paesaggistiche del sito non siano argomenti autonomi. Al contrario, ci sembra di poter sostenere che il legame della villa con il suo contesto paesaggistico abbia fortemente condizionato, quasi sin dall’origine, il suo riconoscimento culturale non come semplice “reperto” o “giacimento” archeologico, ma appunto come “sito” depositario di rilevanti valenze identitarie per la città.
La Villa del Casale di Piazza Armerina: il processo di patrimonializzazione ed il ruolo del paesaggio
Vitale, Maria Rosaria
2024-01-01
Abstract
L’impianto tardo antico della villa del Casale di Piazza Armerina, sviluppatosi sulla preesistenza di una villa rustica risalente al I-III sec., controllava il latifondo di Philosophiana. Il latifondo è citato in due dei percorsi dell’Itinerarium Antonini che solcavano la Sicilia e, precisamente, in quello che da Messina conduceva a Marsala e in quello che da Catania portava ad Agrigento. La presenza di ruderi in contrada Casale è attestata nelle fonti sin dal XVI sec. e il sito ha rappresentato un topos nelle trattazioni di eruditi e storici alla ricerca delle origini ‘mitiche’ della città. La tesi sottesa al saggio è che il processo di “patrimonializzazione” e le valenze paesaggistiche del sito non siano argomenti autonomi. Al contrario, ci sembra di poter sostenere che il legame della villa con il suo contesto paesaggistico abbia fortemente condizionato, quasi sin dall’origine, il suo riconoscimento culturale non come semplice “reperto” o “giacimento” archeologico, ma appunto come “sito” depositario di rilevanti valenze identitarie per la città.File | Dimensione | Formato | |
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