This study, in controversy with the current critic findings, aims to highlight that the poetry of Georg Trakl, even in the most total disillusionment, is able, for its complex and inexhaustible encrypted cosmos, to bring out glimmers of light out of the experience of darkness, of a negative immanence. The pure and hermetic poetry of Georg Trakl, among the highest results of the German poetry of the twentieth century, is not unlike the work of Hölderlin, traveled from the nostalgia for the absolute. Georg Trakl, tormented by the obsessive painful experience of life as cosmic disease, death, goes to areas of pristine purity and brightness, an 'elsewhere' in "poignant glimpses of light" . The structure of his poetry breaks the silence, evocats the absence, the end, and at one time, the epiphany of a ineffable sphere, beyond reality. In these high moments, the word of the Trakl, "imperfect atonement" is paradoxical, coincidence of sound and silence, life and death, darkness and light.

Questo studio, in polemica con le attuali conclusioni critiche, mira a evidenziare come la poesia di Georg Trakl, pur nel più totale disincanto novecentesco e nel naufragio di senso di un linguaggio deflagrato nella sua struttura, riesca, per la complessa e inesauribile profondità del suo cosmo cifrato, a far emergere barlumi di luce dal viaggio nella tenebra, dalle pieghe più recondite di un’immanenza negativa. La pura ed ermetica lirica di Georg Trakl, fra i più alti esiti della poesia tedesca del Novecento, è, non diversamente dall’opera di Hölderlin, percorsa da un’inconfessata nostalgia d’assoluto, dal sentimento di un’insanabile lacerazione, dalla percezione straziante della realtà vissuta come dolore, limite, negazione. Georg Trakl, tormentato dall’ossessiva esperienza di una vita sofferta come male ineluttabile, malattia cosmica, morte, si spinge verso regioni di incontaminata purezza e luminosità, un ‘altrove’, intuito - più che effettivamente circoscritto - in “struggenti squarci di luce”. La sua poesia, strutturata sul silenzio delle pause, sul silenzio del non detto, è sconvolgente evocazione dell’assenza, della fine, del nulla, e, ad un tempo, epifania di una sfera ineffabile, al di là del reale, oltre la “soglia di pietra” dell’umano dire e divenire. In questi altissimi momenti, la parola di Trakl, “espiazione imperfetta” di colpe ancestrali e storiche, è paradossale armonia dissonante, coincidenza di silenzio e suono, morte e vita, tenebra e luce.

Introduzione

PULVIRENTI, Grazia
1999-01-01

Abstract

This study, in controversy with the current critic findings, aims to highlight that the poetry of Georg Trakl, even in the most total disillusionment, is able, for its complex and inexhaustible encrypted cosmos, to bring out glimmers of light out of the experience of darkness, of a negative immanence. The pure and hermetic poetry of Georg Trakl, among the highest results of the German poetry of the twentieth century, is not unlike the work of Hölderlin, traveled from the nostalgia for the absolute. Georg Trakl, tormented by the obsessive painful experience of life as cosmic disease, death, goes to areas of pristine purity and brightness, an 'elsewhere' in "poignant glimpses of light" . The structure of his poetry breaks the silence, evocats the absence, the end, and at one time, the epiphany of a ineffable sphere, beyond reality. In these high moments, the word of the Trakl, "imperfect atonement" is paradoxical, coincidence of sound and silence, life and death, darkness and light.
1999
9788831772969
Questo studio, in polemica con le attuali conclusioni critiche, mira a evidenziare come la poesia di Georg Trakl, pur nel più totale disincanto novecentesco e nel naufragio di senso di un linguaggio deflagrato nella sua struttura, riesca, per la complessa e inesauribile profondità del suo cosmo cifrato, a far emergere barlumi di luce dal viaggio nella tenebra, dalle pieghe più recondite di un’immanenza negativa. La pura ed ermetica lirica di Georg Trakl, fra i più alti esiti della poesia tedesca del Novecento, è, non diversamente dall’opera di Hölderlin, percorsa da un’inconfessata nostalgia d’assoluto, dal sentimento di un’insanabile lacerazione, dalla percezione straziante della realtà vissuta come dolore, limite, negazione. Georg Trakl, tormentato dall’ossessiva esperienza di una vita sofferta come male ineluttabile, malattia cosmica, morte, si spinge verso regioni di incontaminata purezza e luminosità, un ‘altrove’, intuito - più che effettivamente circoscritto - in “struggenti squarci di luce”. La sua poesia, strutturata sul silenzio delle pause, sul silenzio del non detto, è sconvolgente evocazione dell’assenza, della fine, del nulla, e, ad un tempo, epifania di una sfera ineffabile, al di là del reale, oltre la “soglia di pietra” dell’umano dire e divenire. In questi altissimi momenti, la parola di Trakl, “espiazione imperfetta” di colpe ancestrali e storiche, è paradossale armonia dissonante, coincidenza di silenzio e suono, morte e vita, tenebra e luce.
Poesia, novecento, Trakl, silenzio, assenza; Poetry, 20th century, Trakl, silence, absence
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/81923
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