Si pongono a confronto la documentazione epigrafica relativa ad un archiatra di Caracalla e quella concernente un altro archiatra, verosimilmente vissuto nella seconda metà del IV secolo d.C. Le testimonianze sui due medici, L. Gellius Maximus e C. Calpurnius Collega Macedo, pur connotate da significative affinità (oltre alla professione, anche la regione d’origine, la Pisidia), attestano importanti elementi di trasformazione, soprattutto dal punto di vista culturale: il primo archiatra si pone quasi come “nume tutelare” di un unico paziente privilegiato, il secondo, mosso forse da una “filantropia” di sapore giulianeo, si preoccupa di curare tutti, anzi, soprattutto, gli indigenti.

Il 'potere di guarire'. L'attività medica fra politica e cultura nella Tarda Antichità

ARENA, Gaetano Maria
2006-01-01

Abstract

Si pongono a confronto la documentazione epigrafica relativa ad un archiatra di Caracalla e quella concernente un altro archiatra, verosimilmente vissuto nella seconda metà del IV secolo d.C. Le testimonianze sui due medici, L. Gellius Maximus e C. Calpurnius Collega Macedo, pur connotate da significative affinità (oltre alla professione, anche la regione d’origine, la Pisidia), attestano importanti elementi di trasformazione, soprattutto dal punto di vista culturale: il primo archiatra si pone quasi come “nume tutelare” di un unico paziente privilegiato, il secondo, mosso forse da una “filantropia” di sapore giulianeo, si preoccupa di curare tutti, anzi, soprattutto, gli indigenti.
2006
978-88-86808-29-3
Medicina; Impero romano; Malattia; Pisidia; Archiatri; Cristianesimo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/84587
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