La ricerca prende in esame alcune inedite vedute, soprattutto di paesaggi italiani (Toscana, Liguria, Piemonte, Lombardia e Veneto), realizzate dall’ingegnere francese Fernand de Dartein (1838-1912) in occasione dei suoi viaggi nel settentrione (1860-74) e contenute nelle pagine dei carnets, che compilava durante i sopralluoghi ai cantieri di restauro architettonico e ai monumenti oggetto del suo approfondimento sulle radici storico-architettoniche del romanico lombardo. Ad attirare la sua vena grafica sono stati innanzitutto i laghi di Garda e Como, nelle cui rappresentazioni coesistono un risvolto estetico-contemplativo ed un gusto artistico forse ancora romantico. La curiosità per le rovine storiche (Fiesole) e il fascino per un passato glorioso (Trezzo d’Adda) e per l’insediamento antropico in un contesto agreste (Monferrato) pervadono, con accenti talvolta ancora pittoreschi, le vedute di campagna. Soprattutto lo sguardo quasi nostalgico di Dartein è commosso dal mare di Venezia e di Genova, città che fanno breccia nella sua attenzione urbanistico-architettonica. L’impaginazione mai scontata, il tratto ora puntuale ora sintetico, la scelta d’una inquadratura a pieno campo o ridotta, l’uso sapiente – quasi cromatico – del chiaroscuro e, talora, l’ausilio dell’acquerello sono tra gli ingredienti delle vedute di Dartein, sensibile anche a registrare le tracce dei mutamenti prodotti dalla rivoluzione industriale sul territorio. Ne emerge un’immagine complementare dello studioso d’architettura italiana, che si è spinto oltre la mera registrazione del paesaggio, carpendone l’essenza ed il dato solenne anche attraverso dettagli.
Oltre il paesaggio. Alcune vedute di Fernand de Dartein in Italia settentrionale (1860-1874). Dossiers des archives de Fernand de Dartein, IX
BELLA, TANCREDI MARIA
2012-01-01
Abstract
La ricerca prende in esame alcune inedite vedute, soprattutto di paesaggi italiani (Toscana, Liguria, Piemonte, Lombardia e Veneto), realizzate dall’ingegnere francese Fernand de Dartein (1838-1912) in occasione dei suoi viaggi nel settentrione (1860-74) e contenute nelle pagine dei carnets, che compilava durante i sopralluoghi ai cantieri di restauro architettonico e ai monumenti oggetto del suo approfondimento sulle radici storico-architettoniche del romanico lombardo. Ad attirare la sua vena grafica sono stati innanzitutto i laghi di Garda e Como, nelle cui rappresentazioni coesistono un risvolto estetico-contemplativo ed un gusto artistico forse ancora romantico. La curiosità per le rovine storiche (Fiesole) e il fascino per un passato glorioso (Trezzo d’Adda) e per l’insediamento antropico in un contesto agreste (Monferrato) pervadono, con accenti talvolta ancora pittoreschi, le vedute di campagna. Soprattutto lo sguardo quasi nostalgico di Dartein è commosso dal mare di Venezia e di Genova, città che fanno breccia nella sua attenzione urbanistico-architettonica. L’impaginazione mai scontata, il tratto ora puntuale ora sintetico, la scelta d’una inquadratura a pieno campo o ridotta, l’uso sapiente – quasi cromatico – del chiaroscuro e, talora, l’ausilio dell’acquerello sono tra gli ingredienti delle vedute di Dartein, sensibile anche a registrare le tracce dei mutamenti prodotti dalla rivoluzione industriale sul territorio. Ne emerge un’immagine complementare dello studioso d’architettura italiana, che si è spinto oltre la mera registrazione del paesaggio, carpendone l’essenza ed il dato solenne anche attraverso dettagli.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.