La Radiologia Odontostomatologica e del distretto del capo collo così come per il resto delle branche “specialistiche” della Radiodiagnostica ha subito negli ultimi decenni una notevole evoluzione tecnica specie con l’introduzione sul mercato di apparecchiature TC a fascio conico. Non vi è dubbio che le tecnine di radiologia convenzionale rappresentate dalla rx-endorale, dalla ortopantomografia e dalla teleradiografia del cranio per fini cefalometrici continuano a rivestire ancora oggi un ruolo fondamentale nell’approccio diagnostico-terapeutico del paziente “odontoiatrico”. La vera rivoluzione nello studio di tale distretto tuttavia si è avuta con l’introduzione di tecniche di imaging avanzate quali la TC dentale o dentascan e la cefalometria 3D. Il dentascan infatti è diventato un imprescindibile supporto nella pianificazione terapeutica e nella valutazione e follow up delle procedure di Implantologia sia tradizionale che avanzata (pc-guidate) e risulta spesso indispensabile nella pianificazione di estrazioni complesse degli ottavi, sebbene sia da segnale a tal proposito un abuso prescrittivo da parte degli odontoiatri che tendono a sovra-prescivere indagini dentascan per estrazione degli ottavi [1] . Così come è diventata un imprescindibile supporto per lo studio delle articolazioni temporo-mandibolari la RM che ha da tempo sostituito le tecniche obsolete di stratigrafia di tale distretto anatomico. La radiografia dei seni nasali e paranasali ancora oggi utilizzata nel sospetto di un’affezione dei seni paranasali, in particolar modo la sinusite, malformazione o per valutare l’entità di eventuali traumi viene sempre più frequentemente sostituita dalla RM o dalla TAC, che offrono immagini più dettagliate e permettono un corretto inquadramento clinico della patologia sinusale. Nello studio della patologia dell’orecchio la radiologia tradizione è stata ormai soppiantata dalla tomografia computerizzata ad alta risoluzione (TC-AR) delle rocche petrose con la quale si ottengono anche informazioni sulle prime vie aeree e spazi adiacenti (rinofaringe, cavità nasali e seni mascellari) strettamente correlati all’orecchio medio sul piano funzionale. Grazie alla evoluzione dei nuovi software di post processing sono possibili ricostruzioni tridimensionali che consentono una suggestiva e dettagliata rappresentazione morfologica delle piccole strutture anatomiche dell’orecchio, dei loro rapporti e della loro sede. Nello studio dell’orecchio interno l’esame di prima scelta è la RM, che permette sia di identificare il contenuto ( fluido e solido ) del condotto uditivo interno ( CUI ), sia di valutare il parenchima nervoso della fossa cranica posteriore e le strutture arteriose e venose del basicranio. E’ palese ed inutile sottolineare come l’introduzione dell’ecografia nella pratica clinica abbia profondamente modificato l’approccio al paziente con patologia tiroidea. La metodica regina dello studio della ghiandola tiroide costituisce ad oggi un utilissimo complemento dell’esame clinico , ovviamente diffuso anche al di fuori della specialità radiologica. E’ indubbio che l’arma vincente dello specialista radiologo , l’imaging integrato, in questo particolare ristretto rivesta un ruolo relativamente limitato vista l’immediatezza della diagnosi ecografica; l’ecografia, diffusa capillarmente sul territorio, permette infatti una misura oggettiva delle dimensioni del gozzo e delle caratteristiche di noduli palpabili e non, e permette di effettuare da guida per la biopsia, oltre a dare un veloce indice della risposta della ghiandola alla terapia in caso di tireopatie. E’ inoltre essenziale come metodica per il monitoraggio delle patologie linfonodali e per l’identificazione di metastasi linfonodali oltre che al controllo post operatorio. E’ evidente come la Tc ed Rm ,oltre all’esame Radiografico del torace e dello scheletro ed alla diagnostica Medico - Nucleare appaiono complementi importantissimi, come limitati invece appaiono gli esami angiografici. Lo stesso ragionamento è estensibile, seppure in ridotta misura, alle ghiandole salivari.

La refertazione in radiologia odonto-massillo-stomatologica e del distretto capo collo.

FOTI, Pietro Valerio;
2016-01-01

Abstract

La Radiologia Odontostomatologica e del distretto del capo collo così come per il resto delle branche “specialistiche” della Radiodiagnostica ha subito negli ultimi decenni una notevole evoluzione tecnica specie con l’introduzione sul mercato di apparecchiature TC a fascio conico. Non vi è dubbio che le tecnine di radiologia convenzionale rappresentate dalla rx-endorale, dalla ortopantomografia e dalla teleradiografia del cranio per fini cefalometrici continuano a rivestire ancora oggi un ruolo fondamentale nell’approccio diagnostico-terapeutico del paziente “odontoiatrico”. La vera rivoluzione nello studio di tale distretto tuttavia si è avuta con l’introduzione di tecniche di imaging avanzate quali la TC dentale o dentascan e la cefalometria 3D. Il dentascan infatti è diventato un imprescindibile supporto nella pianificazione terapeutica e nella valutazione e follow up delle procedure di Implantologia sia tradizionale che avanzata (pc-guidate) e risulta spesso indispensabile nella pianificazione di estrazioni complesse degli ottavi, sebbene sia da segnale a tal proposito un abuso prescrittivo da parte degli odontoiatri che tendono a sovra-prescivere indagini dentascan per estrazione degli ottavi [1] . Così come è diventata un imprescindibile supporto per lo studio delle articolazioni temporo-mandibolari la RM che ha da tempo sostituito le tecniche obsolete di stratigrafia di tale distretto anatomico. La radiografia dei seni nasali e paranasali ancora oggi utilizzata nel sospetto di un’affezione dei seni paranasali, in particolar modo la sinusite, malformazione o per valutare l’entità di eventuali traumi viene sempre più frequentemente sostituita dalla RM o dalla TAC, che offrono immagini più dettagliate e permettono un corretto inquadramento clinico della patologia sinusale. Nello studio della patologia dell’orecchio la radiologia tradizione è stata ormai soppiantata dalla tomografia computerizzata ad alta risoluzione (TC-AR) delle rocche petrose con la quale si ottengono anche informazioni sulle prime vie aeree e spazi adiacenti (rinofaringe, cavità nasali e seni mascellari) strettamente correlati all’orecchio medio sul piano funzionale. Grazie alla evoluzione dei nuovi software di post processing sono possibili ricostruzioni tridimensionali che consentono una suggestiva e dettagliata rappresentazione morfologica delle piccole strutture anatomiche dell’orecchio, dei loro rapporti e della loro sede. Nello studio dell’orecchio interno l’esame di prima scelta è la RM, che permette sia di identificare il contenuto ( fluido e solido ) del condotto uditivo interno ( CUI ), sia di valutare il parenchima nervoso della fossa cranica posteriore e le strutture arteriose e venose del basicranio. E’ palese ed inutile sottolineare come l’introduzione dell’ecografia nella pratica clinica abbia profondamente modificato l’approccio al paziente con patologia tiroidea. La metodica regina dello studio della ghiandola tiroide costituisce ad oggi un utilissimo complemento dell’esame clinico , ovviamente diffuso anche al di fuori della specialità radiologica. E’ indubbio che l’arma vincente dello specialista radiologo , l’imaging integrato, in questo particolare ristretto rivesta un ruolo relativamente limitato vista l’immediatezza della diagnosi ecografica; l’ecografia, diffusa capillarmente sul territorio, permette infatti una misura oggettiva delle dimensioni del gozzo e delle caratteristiche di noduli palpabili e non, e permette di effettuare da guida per la biopsia, oltre a dare un veloce indice della risposta della ghiandola alla terapia in caso di tireopatie. E’ inoltre essenziale come metodica per il monitoraggio delle patologie linfonodali e per l’identificazione di metastasi linfonodali oltre che al controllo post operatorio. E’ evidente come la Tc ed Rm ,oltre all’esame Radiografico del torace e dello scheletro ed alla diagnostica Medico - Nucleare appaiono complementi importantissimi, come limitati invece appaiono gli esami angiografici. Lo stesso ragionamento è estensibile, seppure in ridotta misura, alle ghiandole salivari.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/241217
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