Questo studio propone, una sintesi di una tesi sviluppata nell’ambito del dottorato in Analisi, pianificazione e gestione integrata del territorio, presso la Facoltà di Architettura, Università di Catania. La ricerca indaga sui temi della tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio e sulle modalità con cui tali azioni sono attuate e gestite sul patrimonio avente rilevanza universale, ossia quello iscritto alla World Heritage List. Nel caso del patrimonio iscritto alla WHL, tali azioni hanno da un lato rilevanza mondiale, extraterritoriale, oltrecchè inter e trans-generazionale e dell’altro rilevanza nazionale e locale. L’Italia, detiene l’80% del patrimonio mondiale, ed in relazione a ciò, essa può essere considerata la “culla del patrimonio” per eccellenza, con una caratterizzazione in termini quanto-qualitativi del patrimonio molto alta, che trova testimonianza nell’altissima percentuale di siti iscritti a tale lista. Il patrimonio italiano iscritto alla WHL, forma di capitale risultante anche dalla sintesi sistemica-relazionale di diversi forme di capitale, rappresenta una risorsa strategica di fondamentale importanza per lo sviluppo culturale, sociale ed economico. Quindi se il patrimonio della WHL è una risorsa per lo sviluppo locale e nazionale di un paese, ossia è un’asset o un pluri-asset su cui investire, allora è importante individuare per esso, le strategie che meglio rispondano agli obiettivi fissati di sviluppo. Tali strategie devono essere implementate sulla base dei codici dei vari settori interessati, la cui caratterizzazione è subordinata all’identificazione del significato-valore del patrimonio e dal livello di consapevolezza del patrimonio come risorsa, e quindi attraverso un processo di conoscenza, strumentale per individuare le azioni o meglio il sistema di azioni integrate che meglio rispecchino tale strategia. Le azioni di tutela, conservazione e valorizzazione implementabili sul patrimonio dovranno pertanto, essere conformate opportunamente, al fine di rispondere ai requisiti delle strategie di supporto agli obiettivi e quindi in modo da coniugarsi e promuovere quei processi di valorizzazione integrata favorenti sviluppo. Ma oggi ci si interroga se la consapevolezza dell’importanza di tale forma di capitale si sia tradotta o ha la potenzialità di farlo in azioni efficaci ed efficienti e quindi capire se in una società in cui spesso i temi del patrimonio trovano spazio nei dibattiti istituzionali e nei tavoli delle amministrazioni locali quasi esclusivamente come slogan per accrescere il consenso fra e dell’elettorato, siano stati convogliati in azioni di sviluppo, ossia se la conoscenza si sia tradotta in azioni, o meglio l’economia della conoscenza sia stata capace di generare sviluppo. Da una analisi generale sullo stato del dibatto su questi temi e sulla traduzione di questi in azione sul territorio si manifesta, come a fronte di una maggior sensibilità nella maggior parte dei casi, non si siano registrati dei risultati che globalmente possano ritenersi positivi, ciò può essere testimoniato dal fatto che la maggior parte dei siti UNESCO italiani, non siano dotati dei Piani di Gestione previsti, oppure quest’ultimi presentino delle inefficienze o delle inadeguatezze, che non permettono di coniugare le azioni di tutela, conservazione con quelle di valorizzazione, e quindi non consentono di realizzare gli obiettivi originari per cui erano stati redatti. Sicuramente, un passo importante in questa direzione, deve essere rappresentato dall’individuazione del significato-valore del capitale-patrimonio e del suo sistema di relazione, per le istituzioni e per la comunità attuale, solo identificando infatti, i valori e le sinapsi valoriali patrimonio-comunità, e quindi solo attraverso un processo di conoscenza è possibile definire lo statuto dei valori del patrimonio per gli stakeholder territoriali pubblici e privati, ed attraverso quest’ultimo condurre quel processo di traduzioni e coniugazione in e delle azioni, che consentano di far entrare a pieno titolo la “risorsa patrimonio” nel processo di produzione non solo dell’identità della comunità ma anche nel processo di sviluppo socio-economico della comunità locali. L’obiettivo pertanto è quello di proporre un percorso metodologico-operativo di tipo interdisciplinare, capace di individuare, generare, attivare, supportare, gestire e monitorare le azioni sul patrimonio, ed in particolare quelle sul patrimonio UNESCO, con il fine ultimo di definire una struttura di supporto per la stesura di Piani di Gestione dei Siti UNESCO, al fine di tradurre in modo più efficace ed efficiente le politiche sul patrimonio. In particolare, lo studio partendo da un approfondimento sul piano di gestione del Sito UNESCO delle “Città tardo barocche del Val di Noto” e nella best practice proposte in letteratura, suggerisce una struttura di supporto per la valutazione delle azioni sul patrimonio della WHL.
Un modello a supporto del piano di gestione dei siti UNESCO
TROVATO, MARIA ROSA
2012-01-01
Abstract
Questo studio propone, una sintesi di una tesi sviluppata nell’ambito del dottorato in Analisi, pianificazione e gestione integrata del territorio, presso la Facoltà di Architettura, Università di Catania. La ricerca indaga sui temi della tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio e sulle modalità con cui tali azioni sono attuate e gestite sul patrimonio avente rilevanza universale, ossia quello iscritto alla World Heritage List. Nel caso del patrimonio iscritto alla WHL, tali azioni hanno da un lato rilevanza mondiale, extraterritoriale, oltrecchè inter e trans-generazionale e dell’altro rilevanza nazionale e locale. L’Italia, detiene l’80% del patrimonio mondiale, ed in relazione a ciò, essa può essere considerata la “culla del patrimonio” per eccellenza, con una caratterizzazione in termini quanto-qualitativi del patrimonio molto alta, che trova testimonianza nell’altissima percentuale di siti iscritti a tale lista. Il patrimonio italiano iscritto alla WHL, forma di capitale risultante anche dalla sintesi sistemica-relazionale di diversi forme di capitale, rappresenta una risorsa strategica di fondamentale importanza per lo sviluppo culturale, sociale ed economico. Quindi se il patrimonio della WHL è una risorsa per lo sviluppo locale e nazionale di un paese, ossia è un’asset o un pluri-asset su cui investire, allora è importante individuare per esso, le strategie che meglio rispondano agli obiettivi fissati di sviluppo. Tali strategie devono essere implementate sulla base dei codici dei vari settori interessati, la cui caratterizzazione è subordinata all’identificazione del significato-valore del patrimonio e dal livello di consapevolezza del patrimonio come risorsa, e quindi attraverso un processo di conoscenza, strumentale per individuare le azioni o meglio il sistema di azioni integrate che meglio rispecchino tale strategia. Le azioni di tutela, conservazione e valorizzazione implementabili sul patrimonio dovranno pertanto, essere conformate opportunamente, al fine di rispondere ai requisiti delle strategie di supporto agli obiettivi e quindi in modo da coniugarsi e promuovere quei processi di valorizzazione integrata favorenti sviluppo. Ma oggi ci si interroga se la consapevolezza dell’importanza di tale forma di capitale si sia tradotta o ha la potenzialità di farlo in azioni efficaci ed efficienti e quindi capire se in una società in cui spesso i temi del patrimonio trovano spazio nei dibattiti istituzionali e nei tavoli delle amministrazioni locali quasi esclusivamente come slogan per accrescere il consenso fra e dell’elettorato, siano stati convogliati in azioni di sviluppo, ossia se la conoscenza si sia tradotta in azioni, o meglio l’economia della conoscenza sia stata capace di generare sviluppo. Da una analisi generale sullo stato del dibatto su questi temi e sulla traduzione di questi in azione sul territorio si manifesta, come a fronte di una maggior sensibilità nella maggior parte dei casi, non si siano registrati dei risultati che globalmente possano ritenersi positivi, ciò può essere testimoniato dal fatto che la maggior parte dei siti UNESCO italiani, non siano dotati dei Piani di Gestione previsti, oppure quest’ultimi presentino delle inefficienze o delle inadeguatezze, che non permettono di coniugare le azioni di tutela, conservazione con quelle di valorizzazione, e quindi non consentono di realizzare gli obiettivi originari per cui erano stati redatti. Sicuramente, un passo importante in questa direzione, deve essere rappresentato dall’individuazione del significato-valore del capitale-patrimonio e del suo sistema di relazione, per le istituzioni e per la comunità attuale, solo identificando infatti, i valori e le sinapsi valoriali patrimonio-comunità, e quindi solo attraverso un processo di conoscenza è possibile definire lo statuto dei valori del patrimonio per gli stakeholder territoriali pubblici e privati, ed attraverso quest’ultimo condurre quel processo di traduzioni e coniugazione in e delle azioni, che consentano di far entrare a pieno titolo la “risorsa patrimonio” nel processo di produzione non solo dell’identità della comunità ma anche nel processo di sviluppo socio-economico della comunità locali. L’obiettivo pertanto è quello di proporre un percorso metodologico-operativo di tipo interdisciplinare, capace di individuare, generare, attivare, supportare, gestire e monitorare le azioni sul patrimonio, ed in particolare quelle sul patrimonio UNESCO, con il fine ultimo di definire una struttura di supporto per la stesura di Piani di Gestione dei Siti UNESCO, al fine di tradurre in modo più efficace ed efficiente le politiche sul patrimonio. In particolare, lo studio partendo da un approfondimento sul piano di gestione del Sito UNESCO delle “Città tardo barocche del Val di Noto” e nella best practice proposte in letteratura, suggerisce una struttura di supporto per la valutazione delle azioni sul patrimonio della WHL.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.