Il saggio si sofferma ad esaminare la fattispecie acquisitiva disciplinata dagli artt. 177 lett. b) e c) e 178 c.c.,in materia di comunione legale. E' noto al riguardo come la c.d. comunione de residuo, prevista al fine di garantire al momento della cessazione del regime patrimoniale di comunione una partecipazione del coniuge non percettore di reddito ai risparmi attuati in costanza di comunione, risulti non supportata da specifici mezzi di tutela. L'autore verifica quali strumenti di carattere generale possano essere estesi a favore del coniuge non percettore e, più a monte, come vada qualificata dal punto di vista sistematico la fattispecie sottostante, in bilico fra una mera aspettativa di fatto e una fattispecie acquisitiva in fase di formazione. Per quanto attiene al primo profilo, si passano così in rassegna vari meccanismi di tutela, quale, fra gli altri, quello risarcitorio, attivabile sulla base della violazione, alternativamente, o del dovere di neminem laedere o del dovere di correttezza o dei doveri nascenti dal matrimonio, al fine di verificarne l'adattabilità alla situazione in oggetto. Per quanto attiene, poi, al profilo generale della qualificazione giuridica della situazione sottostante, non sembra che la vigente forma di giuridicizzazione dell'interesse del coniuge non percettore costituisca fonte di un'adeguata tutela, rappresentando pertanto talune prese di posizione da parte della giurisprudenza in tema di ripartizione dell'onere probatorio una sorta di escamotage per attenuare gli effetti di un eventuale comportamento scorretto del coniuge che vanifica in capo all'altro l'acquisizione del residuo.

La c.d. comunione de residuo fra garanzia dell'autonomia individuale e 'vanificazione' dei fini della comunione

CAVALLARO, Michela
2005-01-01

Abstract

Il saggio si sofferma ad esaminare la fattispecie acquisitiva disciplinata dagli artt. 177 lett. b) e c) e 178 c.c.,in materia di comunione legale. E' noto al riguardo come la c.d. comunione de residuo, prevista al fine di garantire al momento della cessazione del regime patrimoniale di comunione una partecipazione del coniuge non percettore di reddito ai risparmi attuati in costanza di comunione, risulti non supportata da specifici mezzi di tutela. L'autore verifica quali strumenti di carattere generale possano essere estesi a favore del coniuge non percettore e, più a monte, come vada qualificata dal punto di vista sistematico la fattispecie sottostante, in bilico fra una mera aspettativa di fatto e una fattispecie acquisitiva in fase di formazione. Per quanto attiene al primo profilo, si passano così in rassegna vari meccanismi di tutela, quale, fra gli altri, quello risarcitorio, attivabile sulla base della violazione, alternativamente, o del dovere di neminem laedere o del dovere di correttezza o dei doveri nascenti dal matrimonio, al fine di verificarne l'adattabilità alla situazione in oggetto. Per quanto attiene, poi, al profilo generale della qualificazione giuridica della situazione sottostante, non sembra che la vigente forma di giuridicizzazione dell'interesse del coniuge non percettore costituisca fonte di un'adeguata tutela, rappresentando pertanto talune prese di posizione da parte della giurisprudenza in tema di ripartizione dell'onere probatorio una sorta di escamotage per attenuare gli effetti di un eventuale comportamento scorretto del coniuge che vanifica in capo all'altro l'acquisizione del residuo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/25801
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