Il saggio rileva i rapporti tra l’undicesimo capitolo dei Malavoglia e la conclusione del romanzo, con l’addio di ’Ntoni per la sua partenza senza ritorno. La fiaba del figlio del «re di corona» (che porta via con sé una fanciulla di Trezza, mutandone la condizione, ma nel suo paese «d’onde non si torna più»), narrata dalla cugina Anna durante la salatura delle acciughe, viene interpretata come elemento non semplicemente “tematico”. La fiaba appare infatti tutt’altro che irrelata e confinata nel mondo del meraviglioso, intervenendo essa stessa a costituire il mondo dell’opera, facendo emergere le contraddizioni tra chi è attratto dalla logica della modernità (dall’assiomatica coincidenza tra “più” e “meglio”) e chi è ancorato ai valori della tradizione. L’esame dei dati filologici (la fiaba e l’intervento polemico di ’Ntoni non appartengono alla stesura originaria, ma alla stessa fase di revisione del testo base del romanzo), fa emergere l’intenzione dell’autore di creare una corrispondenza antifrastica tra la plurivocità conflittuale fatta esplodere dalla fiaba e la rappresentazione idilliaca delle ««belle chiacchierate» nella rievocazione nostalgica di ’Ntoni al momento del suo definitivo addio, nella pagina conclusiva del romanzo. Il saggio tende ad evidenziare come la significatività dei Malavoglia non resti confinata al momento della creazione, e come i personaggi verghiani si rivelino “figura” della nostra condizione attuale.

La fiaba del figlio del re di corona e le partenze senza ritorno dei Malavoglia,

MANGANARO, ANDREA
2010-01-01

Abstract

Il saggio rileva i rapporti tra l’undicesimo capitolo dei Malavoglia e la conclusione del romanzo, con l’addio di ’Ntoni per la sua partenza senza ritorno. La fiaba del figlio del «re di corona» (che porta via con sé una fanciulla di Trezza, mutandone la condizione, ma nel suo paese «d’onde non si torna più»), narrata dalla cugina Anna durante la salatura delle acciughe, viene interpretata come elemento non semplicemente “tematico”. La fiaba appare infatti tutt’altro che irrelata e confinata nel mondo del meraviglioso, intervenendo essa stessa a costituire il mondo dell’opera, facendo emergere le contraddizioni tra chi è attratto dalla logica della modernità (dall’assiomatica coincidenza tra “più” e “meglio”) e chi è ancorato ai valori della tradizione. L’esame dei dati filologici (la fiaba e l’intervento polemico di ’Ntoni non appartengono alla stesura originaria, ma alla stessa fase di revisione del testo base del romanzo), fa emergere l’intenzione dell’autore di creare una corrispondenza antifrastica tra la plurivocità conflittuale fatta esplodere dalla fiaba e la rappresentazione idilliaca delle ««belle chiacchierate» nella rievocazione nostalgica di ’Ntoni al momento del suo definitivo addio, nella pagina conclusiva del romanzo. Il saggio tende ad evidenziare come la significatività dei Malavoglia non resti confinata al momento della creazione, e come i personaggi verghiani si rivelino “figura” della nostra condizione attuale.
2010
Letteratura italiana
Filologia italiana
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/27381
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