Segnalata sin dai primi commenti per rigore ed eleganza, l’ordinanza 24/2017 con cui la Corte costituzionale italiana ha effettuato un rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia europea nell’ambito della ormai nota vicenda Taricco si presenta testo di particolare densità, muovendosi su una molteplicità di piani e toccando una pluralità di profili tutt’altro che agevoli da rappresentare. Ben oltre le questioni poste dalla qualificazione nell’ordinamento italiano della prescrizione quale istituto di diritto penale sostanziale, l’ordinanza si pone quale pronuncia ‘di sistema’, in cui la Consulta coglie l’occasione per una netta presa di posizione su questioni cruciali e di ampio respiro. Il giudice europeo non è tuttavia il solo destinatario dei moniti della Consulta. La centralità nel discorso del giudice costituzionale del tema della giurisdizione chiama altresì in causa il giudice interno e l’impiego da parte di quest’ultimo degli strumenti spesso invasivi che l’ordinamento europeo gli attribuisce e che sono all’origine di forti tensioni in particolare con la legalità penale. La posizione della Consulta rischia tuttavia, per le sue affermazioni ma altresì per i sui silenzi o le volute ambiguità, di delineare un paradigma della legalità inconferente con il dover essere della legalità in un ordinamento costituzionale che vede nella partecipazione al processo di integrazione europea e alle relative dinamiche una componente (anch’essa) essenziale dell’identità costituzionale.
Oltre la vexata quaestio della natura della prescrizione. L'actio finium regundorum della Consulta nell'ordinanza Taricco, tra sovranismo (strisciante) e richiamo (palese) al rispetto dei ruoli
SICURELLA, ROSARIA
2017-01-01
Abstract
Segnalata sin dai primi commenti per rigore ed eleganza, l’ordinanza 24/2017 con cui la Corte costituzionale italiana ha effettuato un rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia europea nell’ambito della ormai nota vicenda Taricco si presenta testo di particolare densità, muovendosi su una molteplicità di piani e toccando una pluralità di profili tutt’altro che agevoli da rappresentare. Ben oltre le questioni poste dalla qualificazione nell’ordinamento italiano della prescrizione quale istituto di diritto penale sostanziale, l’ordinanza si pone quale pronuncia ‘di sistema’, in cui la Consulta coglie l’occasione per una netta presa di posizione su questioni cruciali e di ampio respiro. Il giudice europeo non è tuttavia il solo destinatario dei moniti della Consulta. La centralità nel discorso del giudice costituzionale del tema della giurisdizione chiama altresì in causa il giudice interno e l’impiego da parte di quest’ultimo degli strumenti spesso invasivi che l’ordinamento europeo gli attribuisce e che sono all’origine di forti tensioni in particolare con la legalità penale. La posizione della Consulta rischia tuttavia, per le sue affermazioni ma altresì per i sui silenzi o le volute ambiguità, di delineare un paradigma della legalità inconferente con il dover essere della legalità in un ordinamento costituzionale che vede nella partecipazione al processo di integrazione europea e alle relative dinamiche una componente (anch’essa) essenziale dell’identità costituzionale.File | Dimensione | Formato | |
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