Nel 1784 il ventisettenne Orazio Paternò Castello, primogenito del terzo marchese di San Giuliano, uccise a Catania, nel palazzo di famiglia, la giovanissima moglie Rosana Petroso e Grimaldi; costretto a sfuggire alla giustizia del viceré Domenico Caracciolo, fece perdere le sue tracce e di lui non si ebbero più notizie. Circa un secolo dopo, nel 1896, il pronipote di Orazio, il famoso politico e diplomatico Antonino Paternò Castello, durante un suo soggiorno a Tripoli di Barberia venne casualmente a scoprire la sorte del suo antenato: catturato da un corsaro turco, Orazio si era convertito e, da rinnegato, era diventato dragomanno alla corte tripolina di Ali Pascià Caramanli. Qualche decennio dopo, durante la guerra italo-turca per il possesso della Tripolitania e della Cirenaica (1911-1912), la storia del marchese “rinnegato” sarà utilizzata dalla propaganda colonialista siciliana per giustificare l’impresa in Maghreb. Alcune di queste vicende sono state ripercorse, nelle loro linee essenziali, dall’erudito Giovanni Longo all’inizio del Novecento e, quasi trent’anni fa, dallo storico Salvatore Bono. In questo contributo cercheremo, attraverso il confronto di fonti più o meno note, di ricostruire nella loro interezza le storie dei due marchesi, tentando, altresì, di collocare e analizzare nel loro contesto storico le vite di due uomini che, in epoche diverse, hanno avuto una città in comune, Tripoli, nel loro destino.
Tripoli come destino: i marchesi di San Giuliano di Catania e la città maghrebina (XVIII-XX secolo)
Militello Paolo Maria
2017-01-01
Abstract
Nel 1784 il ventisettenne Orazio Paternò Castello, primogenito del terzo marchese di San Giuliano, uccise a Catania, nel palazzo di famiglia, la giovanissima moglie Rosana Petroso e Grimaldi; costretto a sfuggire alla giustizia del viceré Domenico Caracciolo, fece perdere le sue tracce e di lui non si ebbero più notizie. Circa un secolo dopo, nel 1896, il pronipote di Orazio, il famoso politico e diplomatico Antonino Paternò Castello, durante un suo soggiorno a Tripoli di Barberia venne casualmente a scoprire la sorte del suo antenato: catturato da un corsaro turco, Orazio si era convertito e, da rinnegato, era diventato dragomanno alla corte tripolina di Ali Pascià Caramanli. Qualche decennio dopo, durante la guerra italo-turca per il possesso della Tripolitania e della Cirenaica (1911-1912), la storia del marchese “rinnegato” sarà utilizzata dalla propaganda colonialista siciliana per giustificare l’impresa in Maghreb. Alcune di queste vicende sono state ripercorse, nelle loro linee essenziali, dall’erudito Giovanni Longo all’inizio del Novecento e, quasi trent’anni fa, dallo storico Salvatore Bono. In questo contributo cercheremo, attraverso il confronto di fonti più o meno note, di ricostruire nella loro interezza le storie dei due marchesi, tentando, altresì, di collocare e analizzare nel loro contesto storico le vite di due uomini che, in epoche diverse, hanno avuto una città in comune, Tripoli, nel loro destino.File | Dimensione | Formato | |
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