Since many years, a rich historiographic production has deepened the role of European intellectuals in the period between the two wars, emphasizing resistance, permeability, compromises by academic class towards the state and nation building processes and the colonial expansion policies promoted by national governments. In a city such as Catania, which, since the «impresa of Libya», plays a strategic role in the Mediterranean and North African projection of the Italian colonial expansion, the university and his academic body strengthens its own political and cultural engagement in the transition from the liberal state to fascism. Through the biographies and inaugural lectures of three important professors of the University of Catania, the rectors’ inaugural relations and other documentation found in the Historical Archives of the University of Catania and in the Central State Archives, this essay provides a modest contribution for the history of the University of Catania between the nineteenth and twentieth century.
Nei decenni passati una ricca produzione storiografica ha approfondito il ruolo degli intellettuali europei nel periodo fra le due guerre, sottolineando resistenze, permeabilità, compromissioni del ceto accademico rispetto ai processi di State e di Nation building e alle politiche di espansione coloniale promosse dai governi nazionali. In una città come Catania che, fin dall’impresa libica, riveste un ruolo strategico nella proiezione mediterranea e nordafricana dell’espansione coloniale italiana, l’Università e il suo corpo docente rafforzano il proprio engagement politico e culturale nel passaggio dallo stato liberale al fascismo. Attraverso le biografie e le lezioni inaugurali di tre importanti docenti dell’Ateneo catanese, le prolusioni inaugurali dei rettori e altra documentazione reperita presso l’Archivio storico dell’Università di Catania e presso l’Archivio Centrale dello Stato, il presente saggio fornisce un modesto contributo a una storia, quella dell’Università di Catania tra Otto e Novecento, che in larga parte è ancora da fare.
L’Università militante. L’Ateneo di Catania tra colonialismo, Grande Guerra e fascismo
Giancarlo Poidomani
2018-01-01
Abstract
Nei decenni passati una ricca produzione storiografica ha approfondito il ruolo degli intellettuali europei nel periodo fra le due guerre, sottolineando resistenze, permeabilità, compromissioni del ceto accademico rispetto ai processi di State e di Nation building e alle politiche di espansione coloniale promosse dai governi nazionali. In una città come Catania che, fin dall’impresa libica, riveste un ruolo strategico nella proiezione mediterranea e nordafricana dell’espansione coloniale italiana, l’Università e il suo corpo docente rafforzano il proprio engagement politico e culturale nel passaggio dallo stato liberale al fascismo. Attraverso le biografie e le lezioni inaugurali di tre importanti docenti dell’Ateneo catanese, le prolusioni inaugurali dei rettori e altra documentazione reperita presso l’Archivio storico dell’Università di Catania e presso l’Archivio Centrale dello Stato, il presente saggio fornisce un modesto contributo a una storia, quella dell’Università di Catania tra Otto e Novecento, che in larga parte è ancora da fare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.