Una recente decisone della CEDU suscita alcune riflessioni sulla tutela della libertà religiosa in alcune circostanze riguardanti la sfera della salute psichica. Nella vicenda all’esame dei giudici emerge il conflitto tra il diritto della ricorrente ˗ membro del Centro di meditazione legato al Movimento religioso fondato da Osho e ricoverata in un Ospedale psichiatrico di Vilnius, per disturbi psichici ˗ di professare il proprio culto atipico, e l’atteggiamento ostativo del medico curante. Quest’ultimo, infatti, facendosi promotore della salute della sua paziente, finisce per interferire nella sfera personale del sentimento religioso della ragazza, tentando di modificarne le scelte ritenute non conformi a tradizione e pregiudizievoli per la salute, senza prove scientifiche ed, esclusivamente, sulla base di presunzioni e pregiudizi che denotano la sopravvivenza di una forma di reviviscente confessionismo di Stato in Lituania, incompatibile con il principio del pluralismo religioso che caratterizza il sistema democratico europeo. I fatti suscitano alcune considerazioni sulle modalità e i criteri di bilanciamento tra la tutela del diritto alla salute, e all’autodeterminazione nelle scelte terapeutiche, e l’esercizio della libertà religiosa in condizioni di compromessa salute psichica, peculiare condizione di vulnerabilità che può esporre l’individuo a rischi di discriminazione e manipolazione da parte del personale sanitario.
Religione e guarigione: libertà religiosa e principio di autodeterminazione in materia di salute mentale (salus aegroti suprema lex o voluntas aegroti suprema lex)
Cristiana Maria Pettinato
Writing – Original Draft Preparation
2019-01-01
Abstract
Una recente decisone della CEDU suscita alcune riflessioni sulla tutela della libertà religiosa in alcune circostanze riguardanti la sfera della salute psichica. Nella vicenda all’esame dei giudici emerge il conflitto tra il diritto della ricorrente ˗ membro del Centro di meditazione legato al Movimento religioso fondato da Osho e ricoverata in un Ospedale psichiatrico di Vilnius, per disturbi psichici ˗ di professare il proprio culto atipico, e l’atteggiamento ostativo del medico curante. Quest’ultimo, infatti, facendosi promotore della salute della sua paziente, finisce per interferire nella sfera personale del sentimento religioso della ragazza, tentando di modificarne le scelte ritenute non conformi a tradizione e pregiudizievoli per la salute, senza prove scientifiche ed, esclusivamente, sulla base di presunzioni e pregiudizi che denotano la sopravvivenza di una forma di reviviscente confessionismo di Stato in Lituania, incompatibile con il principio del pluralismo religioso che caratterizza il sistema democratico europeo. I fatti suscitano alcune considerazioni sulle modalità e i criteri di bilanciamento tra la tutela del diritto alla salute, e all’autodeterminazione nelle scelte terapeutiche, e l’esercizio della libertà religiosa in condizioni di compromessa salute psichica, peculiare condizione di vulnerabilità che può esporre l’individuo a rischi di discriminazione e manipolazione da parte del personale sanitario.File | Dimensione | Formato | |
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