Le riflessioni proposte in questo lavoro mirano alla descrizione empirica delle modalità con cui il giudice della cognizione supera il problema relativo all’iperproduzione giurisprudenziale del giudice di legittimità. Ogni anno la Corte di Cassazione penale emette all’incirca 48.000 sentenze. L’ipotesi sottostante è che a fronte di questa iperproduzione del giudice di legittimità debba corrispondere un altrettanto ampia variabilità e discrezionalità da parte delle corti di merito nella selezione delle tipologie di sentenze che possono essere portate a supporto/giustificazione delle proprie decisioni.Dal punto di vista sociologico, rileva il processo di selezione attraverso cui la cultura giuridica locale, nonostante le difficoltà che caratterizzano la sua definizione, determina alcuni elementi della decisione sul caso; condizione, quest’ultima, che implica che su fatti simili, dal punto di vista dell’applicazione delle medesime fattispecie, potranno aversi decisioni differenti (giustificazioni). Si tratta, in certa misura, di un effetto della tendenza generale del diritto flessibile (liquido) che stimola l’accentuarsi della responsabilità/discrezionalità nei processi decisionali, già presenti nella cultura giuridica. I risultati ottenuti evidenziano che le corti di merito tendono ad ancorarsi a una più limitata “giurisprudenza locale” che abbia superato il vaglio, in punto di diritto, del giudice di legittimità; questo fatto implica che gli operatori giuridici nell’elaborare le conoscenze sui fenomeni sociali, tratto fondamentale «del fare diritto», riconducono il processo di de-formalizzazione, che porta il ragionamento sul piano della dimensione materiale - cioè il fatto che la sentenza possa restituire modelli di interpretazione dei fatti di causa, al piano istituzionale mediante il richiamo alla giurisprudenza di legittimità. In altre parole, dalla limitata giurisprudenza analizzata è possibile ipotizzare che il peso della dimensione sociale sia di fatto riassorbito dal piano “istituzionale” attraverso la formulazione di una decisione rispettosa della giurisprudenza di legittimità, per cui “ancora una volta, nulla sostituisce il diritto tranne l’auto-riformulazione del diritto”

Selettività della giurisprudenza di merito. Giudizio di legittimità e giurisprudenza locale (The selectiveness of court cases. Supreme Court revision and local courts’ jurisprudence)

DE FELICE, DEBORAH
2016-01-01

Abstract

Le riflessioni proposte in questo lavoro mirano alla descrizione empirica delle modalità con cui il giudice della cognizione supera il problema relativo all’iperproduzione giurisprudenziale del giudice di legittimità. Ogni anno la Corte di Cassazione penale emette all’incirca 48.000 sentenze. L’ipotesi sottostante è che a fronte di questa iperproduzione del giudice di legittimità debba corrispondere un altrettanto ampia variabilità e discrezionalità da parte delle corti di merito nella selezione delle tipologie di sentenze che possono essere portate a supporto/giustificazione delle proprie decisioni.Dal punto di vista sociologico, rileva il processo di selezione attraverso cui la cultura giuridica locale, nonostante le difficoltà che caratterizzano la sua definizione, determina alcuni elementi della decisione sul caso; condizione, quest’ultima, che implica che su fatti simili, dal punto di vista dell’applicazione delle medesime fattispecie, potranno aversi decisioni differenti (giustificazioni). Si tratta, in certa misura, di un effetto della tendenza generale del diritto flessibile (liquido) che stimola l’accentuarsi della responsabilità/discrezionalità nei processi decisionali, già presenti nella cultura giuridica. I risultati ottenuti evidenziano che le corti di merito tendono ad ancorarsi a una più limitata “giurisprudenza locale” che abbia superato il vaglio, in punto di diritto, del giudice di legittimità; questo fatto implica che gli operatori giuridici nell’elaborare le conoscenze sui fenomeni sociali, tratto fondamentale «del fare diritto», riconducono il processo di de-formalizzazione, che porta il ragionamento sul piano della dimensione materiale - cioè il fatto che la sentenza possa restituire modelli di interpretazione dei fatti di causa, al piano istituzionale mediante il richiamo alla giurisprudenza di legittimità. In altre parole, dalla limitata giurisprudenza analizzata è possibile ipotizzare che il peso della dimensione sociale sia di fatto riassorbito dal piano “istituzionale” attraverso la formulazione di una decisione rispettosa della giurisprudenza di legittimità, per cui “ancora una volta, nulla sostituisce il diritto tranne l’auto-riformulazione del diritto”
2016
Decisione; Sentenze penali; Giurisprudenza
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