La gestione della finanza pubblica rientra nella competenza del governo nazionale, attraverso l’azione dell’amministrazione finanziaria centrale. Questo è il principio che emerge dalla sentenza della Sezione giurisdizionale di appello della Corte dei conti che, confermando la decisione di primo grado, dichiara il difetto di giurisdizione nel caso che riguarda la sottoscrizione di contratti derivati tra il Ministero dell’economia e delle finanze (MEF) e la banca d’affari Morgan Stanley. La Corte esclude che la relazione tra il Ministero e la banca sia definibile nei termini di un “rapporto di servizio” e che l’attività dei dirigenti del Ministero, coinvolti nella gestione dei predetti contratti, sia sindacabile nel merito da parte del giudice contabile. Questa decisione si pone in controtendenza rispetto a precedenti pronunce giudiziarie, relative alla sottoscrizione di strumenti finanziari derivati da parte di enti territoriali: ciò evidenzia la “geometria variabile” di alcuni orientamenti, le cui ragioni appaiono strettamente collegate al complesso assetto della finanza pubblica del Paese.
Titolo: | L'“impermeabilità” della gestione della finanza pubblica. Corte dei conti e contratti derivati del MEF |
Autori interni: | D'ALTERIO, ELISA (Corresponding) |
Data di pubblicazione: | 2019 |
Rivista: | |
Handle: | http://hdl.handle.net/20.500.11769/372103 |
Appare nelle tipologie: | 1.1 Articolo in rivista |