Questo articolo analizza, da un punto di vista etnografico, la densità di simboli e pratiche che hanno caratterizzato le proteste di Gezi Park che si sono verificate a Istanbul nel giugno del 2013. Il contributo analizza i modi in cui i manifestanti hanno ricostruito una connessione sentimentale con un parco abbandonato e dimenticato, mettendo in luce come l’ultima area verde nel cuore di Istanbul sia divenuta, nel tempo della protesta, uno “spazio liminale” all’interno del quale storie, differenze e contrasti tra i diversi partecipanti sono stati parzialmente ripensati. L’articolo riflette infine sull’impossibilità di riprodurre l’esperienza extra-ordinaria della protesta nelle grammatiche del quotidiano.

Gezi Park

lorenzo d'orsi
2015-01-01

Abstract

Questo articolo analizza, da un punto di vista etnografico, la densità di simboli e pratiche che hanno caratterizzato le proteste di Gezi Park che si sono verificate a Istanbul nel giugno del 2013. Il contributo analizza i modi in cui i manifestanti hanno ricostruito una connessione sentimentale con un parco abbandonato e dimenticato, mettendo in luce come l’ultima area verde nel cuore di Istanbul sia divenuta, nel tempo della protesta, uno “spazio liminale” all’interno del quale storie, differenze e contrasti tra i diversi partecipanti sono stati parzialmente ripensati. L’articolo riflette infine sull’impossibilità di riprodurre l’esperienza extra-ordinaria della protesta nelle grammatiche del quotidiano.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/385712
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