Despite the fact that Sicilian is an Italo-romance vernacular language which is widely studied, mascalcie and veterinary texts in general have been ignored to a certain extent. After a brief excursus on the limits of Sicilian philology from the second half of the nineteenth century to the beginning of the twentieth century there is an analysis of the oldest Sicilian vernacular translation (1368) of Giordano Ruffo’s De Medicina equorum which was edited, in a semi-diplomatic transcription, with a significant number of errors by Giacomo De Gregorio in 1905. With the aid of an electronic edition developed at OVI for Corpus TLIO the text became more ‘legible’ but requires further work. The biggest problem facing a new edition is that the manuscript by De Cruyllis-Spatafora, also known as Trabia’s Code, has been lost. Therefore Giacomo De Gregorio, as well as being the editor of the princeps, can be considered as the last scribe of the Sicilian vernacular translation, with all the consequences which derive from such a marked otherness between scribe and text. In view of a new edition, a number of corrections are suggested, also taking into account a collateral manuscript which has been recently identified (ms. London, British Library, Harley 3535, ff. 41v-95r).

Benché il siciliano sia un volgare italo-romanzo abbondantemente studiato, quella delle mascalcie e, in generale, dei testi di veterinaria, è stata una tipologia testuale abbastanza trascurata. Dopo un breve excursus sui limiti della filologia siciliana tra la seconda metà dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, viene preso in esame il più antico volgarizzamento siciliano (1368) del De medicina equorum di Giordano Ruffo, edito semidiplomaticamente, con un notevole numero di errori, da Giacomo De Gregorio nel 1905. Reso poi ‘leggibile’ grazie all’edizione elettronica approntata all’OVI per il Corpus TLIO, il testo abbisogna di nuove cure, solo che l’istanza di una nuova edizione incontra una difficoltà di fondo: il manoscritto De Cruyllis-Spatafora, identificato anche come «Codice Trabia», è an¬dato per¬du¬to, sic¬¬ché Giacomo De Gregorio, oltre che editore della princeps, può con¬siderarsi a tut¬¬ti gli effetti come l’ultimo ‘copista’ del volgarizzamento, con tutte le con¬se¬guen¬ze derivanti da una così marcata alterità tra trascrittore e testo. In vista di una nuova edizione, viene proposta una serie di correzioni, anche tenendo conto di un collaterale (ms. London, British Library, Harley 3535, cc. 41v-95r) recentemente identificato.

Per una nuova edizione della Mascalcia in volgare siciliano del ms. De Cruyllis-Spatafora

Pagano Mario
Primo
2019-01-01

Abstract

Despite the fact that Sicilian is an Italo-romance vernacular language which is widely studied, mascalcie and veterinary texts in general have been ignored to a certain extent. After a brief excursus on the limits of Sicilian philology from the second half of the nineteenth century to the beginning of the twentieth century there is an analysis of the oldest Sicilian vernacular translation (1368) of Giordano Ruffo’s De Medicina equorum which was edited, in a semi-diplomatic transcription, with a significant number of errors by Giacomo De Gregorio in 1905. With the aid of an electronic edition developed at OVI for Corpus TLIO the text became more ‘legible’ but requires further work. The biggest problem facing a new edition is that the manuscript by De Cruyllis-Spatafora, also known as Trabia’s Code, has been lost. Therefore Giacomo De Gregorio, as well as being the editor of the princeps, can be considered as the last scribe of the Sicilian vernacular translation, with all the consequences which derive from such a marked otherness between scribe and text. In view of a new edition, a number of corrections are suggested, also taking into account a collateral manuscript which has been recently identified (ms. London, British Library, Harley 3535, ff. 41v-95r).
2019
Benché il siciliano sia un volgare italo-romanzo abbondantemente studiato, quella delle mascalcie e, in generale, dei testi di veterinaria, è stata una tipologia testuale abbastanza trascurata. Dopo un breve excursus sui limiti della filologia siciliana tra la seconda metà dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, viene preso in esame il più antico volgarizzamento siciliano (1368) del De medicina equorum di Giordano Ruffo, edito semidiplomaticamente, con un notevole numero di errori, da Giacomo De Gregorio nel 1905. Reso poi ‘leggibile’ grazie all’edizione elettronica approntata all’OVI per il Corpus TLIO, il testo abbisogna di nuove cure, solo che l’istanza di una nuova edizione incontra una difficoltà di fondo: il manoscritto De Cruyllis-Spatafora, identificato anche come «Codice Trabia», è an¬dato per¬du¬to, sic¬¬ché Giacomo De Gregorio, oltre che editore della princeps, può con¬siderarsi a tut¬¬ti gli effetti come l’ultimo ‘copista’ del volgarizzamento, con tutte le con¬se¬guen¬ze derivanti da una così marcata alterità tra trascrittore e testo. In vista di una nuova edizione, viene proposta una serie di correzioni, anche tenendo conto di un collaterale (ms. London, British Library, Harley 3535, cc. 41v-95r) recentemente identificato.
Jordanus Rufus; Medieval hippiatry; ms. De Cruyllis-Spatafora; Vernacular translations; Sicilian vernacular language; critical edition.
Giordano Ruffo; mascalcia, ms. De Cruyllis-Spatafora; volgarizzamenti; volgare siciliano; edizione critica
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/402474
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