The analysis of an epigraph in Greek language –currently stored in the Warehouse of the Catania Civic Museum “Castello Ursino” (inv. no. 233) and related to a Giulia Galene, the φιλόστολος– encourages to reflect on the meaning to be attributed to this appellative, “friend of the fleet” or rather “lover of the stola”. The possible reference to the use of the distinctive wear of the Roman matrona allows to insert the epitaph in a time just before the use of the honorary titles femina stolata or ματρῶνα στολᾶτα, attested in many regions of the Roman Empire from the end of II century a.d. The apax φιλόστολος, if it does not completely overturn the cliché of the silent and relegated woman, traditionally attributed to the matrona, nevertheless puts in evidence the “visibility” and the public role of a woman who left her memory on the stone without needing a “male” legitimization. In any case, Giulia Galene succeeded in “expressing herself” and reaching us with her own “voice”, she did not remain silent, even “loving” her stola.

L’analisi di un’epigrafe in lingua greca, attualmente custodita nel Magazzino del Museo Civico del Comune di Catania “Castello Ursino” (inv. nr. 233) e relativa ad una Giulia Galene, la φιλόστολος, invita a riflettere sul significato da attribuire a questo appellativo, “amica della flotta” o piuttosto “amante della stola”. Il possibile riferimento all’uso dell’indumento distintivo della matrona romana permette di inserire l’epitaffio in un momento di poco precedente all’utilizzo dei titoli onorifici femina stolata o ματρῶνα στολᾶτα, attestati in molte regioni dell’Impero romano a partire dalla fine del II secolo d.C. L’apax φιλόστολος, se non rovescia del tutto il cliché di donna silenziosa e relegata tradizionalmente attribuito alla matrona, pone comunque in evidenza la “visibilità” e il ruolo pubblico di una donna che lasciò memoria di sé sulla pietra senza aver bisogno di una “legittimazione” maschile. Giulia Galene riuscì ugualmente ad “esprimersi” e a far giungere la propria “voce” sino a noi, non rimase in silenzio, pur “amando” la sua stola.

“La stola e il silenzio”? “Parole” di donna in un epitaffio catanese d’età imperiale

Cassia Margherita
2020-01-01

Abstract

The analysis of an epigraph in Greek language –currently stored in the Warehouse of the Catania Civic Museum “Castello Ursino” (inv. no. 233) and related to a Giulia Galene, the φιλόστολος– encourages to reflect on the meaning to be attributed to this appellative, “friend of the fleet” or rather “lover of the stola”. The possible reference to the use of the distinctive wear of the Roman matrona allows to insert the epitaph in a time just before the use of the honorary titles femina stolata or ματρῶνα στολᾶτα, attested in many regions of the Roman Empire from the end of II century a.d. The apax φιλόστολος, if it does not completely overturn the cliché of the silent and relegated woman, traditionally attributed to the matrona, nevertheless puts in evidence the “visibility” and the public role of a woman who left her memory on the stone without needing a “male” legitimization. In any case, Giulia Galene succeeded in “expressing herself” and reaching us with her own “voice”, she did not remain silent, even “loving” her stola.
2020
L’analisi di un’epigrafe in lingua greca, attualmente custodita nel Magazzino del Museo Civico del Comune di Catania “Castello Ursino” (inv. nr. 233) e relativa ad una Giulia Galene, la φιλόστολος, invita a riflettere sul significato da attribuire a questo appellativo, “amica della flotta” o piuttosto “amante della stola”. Il possibile riferimento all’uso dell’indumento distintivo della matrona romana permette di inserire l’epitaffio in un momento di poco precedente all’utilizzo dei titoli onorifici femina stolata o ματρῶνα στολᾶτα, attestati in molte regioni dell’Impero romano a partire dalla fine del II secolo d.C. L’apax φιλόστολος, se non rovescia del tutto il cliché di donna silenziosa e relegata tradizionalmente attribuito alla matrona, pone comunque in evidenza la “visibilità” e il ruolo pubblico di una donna che lasciò memoria di sé sulla pietra senza aver bisogno di una “legittimazione” maschile. Giulia Galene riuscì ugualmente ad “esprimersi” e a far giungere la propria “voce” sino a noi, non rimase in silenzio, pur “amando” la sua stola.
stola; femina stolata; ματρῶνα στολᾶτα; Catina; Roman Empire
stola; femina stolata; ματρῶνα στολᾶτα; Catina; Impero romano
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