The question of the usurious relevance default interests and the search for suitable remedy techniques aiming to protect the debtor have long been the focus of a heated debate among doctrine, jurisprudence and A.B.F. (Banking and Financial Arbiter). The prevailing position of the Italian Supreme Court is to extend the evaluation of usury to the above-mentioned interests, by applying to them the “breaking” remedy of art. 1815 c.c.; instead, the position of the A.B.F is to apply in this case the “corrective” protection provided with regard to excessive penalty clauses, under art.1384 c.c. The study starts by criticizing the extension of art. 1815 c.c. to default interests and by arguing that art. 1384 c.c. is no longer appropriate as a protection technique able to counter its provisions; and ends up envisaging the“virtual” nullity of these interests according to Law n. 108/96 that, when prohibiting usurious advantages, does not distinguish between different “types” of interests, and does not allow to affirm that the gravity of interest payments is higher than default interests. Besides, such a conclusion ensures on one side a systematic consistency when it envisages a homogeneous remedy for behaviours which – even though through different mechanisms – aim anyway at extorting usurious advantages; on the other side it might certainly be an appropriate disincentive to the application of exorbitant default interests .

La questione della rilevanza usuraria degli interessi moratori e la ricerca di tecniche rimediali adeguate alla tutela del debitore sono da tempo al centro di un acceso dibattito tra dottrina, giurisprudenza e A.B.F. Al prevalente orientamento della Suprema Corte, che estende il vaglio dell’usura pure ai richiamati interessi assoggettandoli al rimedio “demolitorio” dell’art. 1815 c.c., si contrappone quello propugnato dall’A.B.F. che per essi prospetta invece la tutela “correttiva” contemplata per le clausole penali eccessive, ex art. 1384 c.c.Lo studio, movendo dalla critica di entrambi i menzionati indirizzi, giunge a configurare la nullità “virtuale” degli interessi di mora usurari alla stregua della l. n. 108/96, che nel vietare vantaggi usurari non distingue tra “tipi” di interessi, né consente di affermare una maggiore gravità di quelli corrispettivi rispetto ai moratori: una siffatta conclusione, se per un verso assicura la coerenza sistematica là dove prospetta un rimedio omogeneo nei riguardi di condotte che sia pure tramite meccanismi differenti mirano comunque ad estorcere vantaggi usurari, per altro verso ben potrebbe costituire un appropriato disincentivo dall’impiego di interessi moratori esorbitanti.

Divieto di usura tra interessi corrispettivi e interessi moratori

BIVONA, ELSA ANNA STEFANIA
2016-01-01

Abstract

The question of the usurious relevance default interests and the search for suitable remedy techniques aiming to protect the debtor have long been the focus of a heated debate among doctrine, jurisprudence and A.B.F. (Banking and Financial Arbiter). The prevailing position of the Italian Supreme Court is to extend the evaluation of usury to the above-mentioned interests, by applying to them the “breaking” remedy of art. 1815 c.c.; instead, the position of the A.B.F is to apply in this case the “corrective” protection provided with regard to excessive penalty clauses, under art.1384 c.c. The study starts by criticizing the extension of art. 1815 c.c. to default interests and by arguing that art. 1384 c.c. is no longer appropriate as a protection technique able to counter its provisions; and ends up envisaging the“virtual” nullity of these interests according to Law n. 108/96 that, when prohibiting usurious advantages, does not distinguish between different “types” of interests, and does not allow to affirm that the gravity of interest payments is higher than default interests. Besides, such a conclusion ensures on one side a systematic consistency when it envisages a homogeneous remedy for behaviours which – even though through different mechanisms – aim anyway at extorting usurious advantages; on the other side it might certainly be an appropriate disincentive to the application of exorbitant default interests .
2016
La questione della rilevanza usuraria degli interessi moratori e la ricerca di tecniche rimediali adeguate alla tutela del debitore sono da tempo al centro di un acceso dibattito tra dottrina, giurisprudenza e A.B.F. Al prevalente orientamento della Suprema Corte, che estende il vaglio dell’usura pure ai richiamati interessi assoggettandoli al rimedio “demolitorio” dell’art. 1815 c.c., si contrappone quello propugnato dall’A.B.F. che per essi prospetta invece la tutela “correttiva” contemplata per le clausole penali eccessive, ex art. 1384 c.c.Lo studio, movendo dalla critica di entrambi i menzionati indirizzi, giunge a configurare la nullità “virtuale” degli interessi di mora usurari alla stregua della l. n. 108/96, che nel vietare vantaggi usurari non distingue tra “tipi” di interessi, né consente di affermare una maggiore gravità di quelli corrispettivi rispetto ai moratori: una siffatta conclusione, se per un verso assicura la coerenza sistematica là dove prospetta un rimedio omogeneo nei riguardi di condotte che sia pure tramite meccanismi differenti mirano comunque ad estorcere vantaggi usurari, per altro verso ben potrebbe costituire un appropriato disincentivo dall’impiego di interessi moratori esorbitanti.
interessi ; usura; mora
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