After a long period of stagnation, Italian animation has been living a very important renaissance, with many movies, for children and for adults, that achieved important results in all major festivals and that earned often big profits. This essay focuses on linguistic feature of contemporary Italian animation, with particular regard to the production of some of the most important directors, such as Alessandro Rak, Enzo d’Alò, Lorenzo Mattotti, Maurizio Forastieri and Iginio Straffi. The landscape of our animation is rich and varied, with movies gathering in two main groupings: those who take advantage of linguistic richness as a narrative instrument, anchoring the story to its geographical context and describing characters in a more realistic and expressive way; those, on the other hand, who rely especially on visual elements, exploiting a more neutral variety of language. A third group is constituted by Enzo d’Alò’s productions, in which auditory elements, both related to soundtracks and to spoken language, play a central role and in which language is very rich for its lexicon and for the mixture of varieties and styles.

Dopo una lunga fase di stasi, l’animazione italiana ha vissuto nell’ultimo ventennio un momento di grande fortuna, con la produzione di film, non solo per bambini, che hanno ottenuto riconoscimenti nei maggiori festival e che spesso si sono affermati nel mercato internazionale con grandi incassi. L’articolo prende in esame la fisionomia linguistica di film animati che hanno dato un aspetto preciso e riconoscibile alla produzione italiana degli anni Duemila, soffermandosi su alcune opere di Alessandro Rak, Enzo d’Alò, Lorenzo Mattotti, Maurizio Forastieri e Iginio Straffi. Ne emerge un panorama ricco e composito, in cui i film si addensano nei due poli opposti di quelli che sfruttano la ricchezza del tessuto linguistico come una risorsa narrativa, ancorando il racconto al contesto geografico e rendendo più concreta la fisionomia dei personaggi, e quelli che puntano più sull’elemento visivo limitandosi a un uso più “neutro” della lingua. Un gruppo a sé stante è quello dei film di Enzo d’Alò, in cui l’elemento sonoro (sia linguistico sia musicale) riveste un ruolo centrale e la cui lingua dà un’impressione di ricchezza per la commistione dei registri e delle varietà, per il gioco insistito con i sinonimi e le serie lessicali che riescono a dare vivacità ai testi

La lingua del cinema italiano d'animazione

Daria Motta
2020-01-01

Abstract

After a long period of stagnation, Italian animation has been living a very important renaissance, with many movies, for children and for adults, that achieved important results in all major festivals and that earned often big profits. This essay focuses on linguistic feature of contemporary Italian animation, with particular regard to the production of some of the most important directors, such as Alessandro Rak, Enzo d’Alò, Lorenzo Mattotti, Maurizio Forastieri and Iginio Straffi. The landscape of our animation is rich and varied, with movies gathering in two main groupings: those who take advantage of linguistic richness as a narrative instrument, anchoring the story to its geographical context and describing characters in a more realistic and expressive way; those, on the other hand, who rely especially on visual elements, exploiting a more neutral variety of language. A third group is constituted by Enzo d’Alò’s productions, in which auditory elements, both related to soundtracks and to spoken language, play a central role and in which language is very rich for its lexicon and for the mixture of varieties and styles.
2020
Dopo una lunga fase di stasi, l’animazione italiana ha vissuto nell’ultimo ventennio un momento di grande fortuna, con la produzione di film, non solo per bambini, che hanno ottenuto riconoscimenti nei maggiori festival e che spesso si sono affermati nel mercato internazionale con grandi incassi. L’articolo prende in esame la fisionomia linguistica di film animati che hanno dato un aspetto preciso e riconoscibile alla produzione italiana degli anni Duemila, soffermandosi su alcune opere di Alessandro Rak, Enzo d’Alò, Lorenzo Mattotti, Maurizio Forastieri e Iginio Straffi. Ne emerge un panorama ricco e composito, in cui i film si addensano nei due poli opposti di quelli che sfruttano la ricchezza del tessuto linguistico come una risorsa narrativa, ancorando il racconto al contesto geografico e rendendo più concreta la fisionomia dei personaggi, e quelli che puntano più sull’elemento visivo limitandosi a un uso più “neutro” della lingua. Un gruppo a sé stante è quello dei film di Enzo d’Alò, in cui l’elemento sonoro (sia linguistico sia musicale) riveste un ruolo centrale e la cui lingua dà un’impressione di ricchezza per la commistione dei registri e delle varietà, per il gioco insistito con i sinonimi e le serie lessicali che riescono a dare vivacità ai testi
Linguistica italiana, Lingua dei media, Lingua del cinema, Cinema di animazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/477802
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