La sottrazione delle aziende al circuito mafioso può attuarsi secondo diverse modalità, operando in termini “preventivi”, ossia di resistenzaalle pressioni estorsive (La Rosa, 2010a; La Rosa, Paternostro, Picciotto, 2013), “costitutivi”, attraverso la creazione di aziende fondate sul principio di legalità (La Rosa, 2012; Raggio, 2013), o “terapeutici”, ossia basati sul ripristino delle condizioni di legalità (Bivona, 2012). L’istituto del sequestro e della confisca dei beni alla criminalità organizzata, e delle aziende in particolare, rappresenta uno strumento fondamentale nella lotta a tali organizzazioni, rientrante nell’ultimo dei percorsi citati. I dati dimostrano che un’ampia percentuale delle aziende sequestrate ha come destinazione finale la liquidazione. Per evitare che, paradossalmente, il sequestro di un’azienda in mano alla criminalità organizzata rappresenti una perdita sociale in termini di occupazione e ricchezza prodotta, nonché un segnale di debolezza delle istituzioni, è importante indagare se tale destinazione sia sempre “fisiologica” o se non sia il risultato di distorsioni riguardanti il processo di gestione delle aziende sequestrate e poi confiscate. Partendo da questa premessa, gli specifici obiettivi perseguiti nel presente lavoro sono due. Il primo obiettivo, partendo dal modello dello sviluppo integrale secondo cui qualsiasi azienda dovrebbe perseguire un percorso evolutivo orientato verso l’integrazione delle diverse dimensioni che ne caratterizzano l’esistenza, mira a costruire un framework teorico-concettuale in grado di evidenziare sia le condizioni precedenti al provvedimento di sequestro, sia le variabili che durante la fase di sequestro e di confisca possono influenzare il percorso “terapeutico”. Il framework è finalizzato in particolare a distinguere le aziende per le quali è possibile un percorso di recupero alla legalità da quelle destinate ad una fisiologica liquidazione. A complemento di tale analisi teorica, il lavoro mira a fornire una prima indagine esplorativa del fenomeno a partire dall’analisi del contenuto (content analysis) dei decreti di destinazione pubblicamente accessibili, per verificare la quantità e la qualità delle informazioni disponibili in tali docu-menti e per tentare una loro rilettura alla luce del framework proposto. A tal fine, è stato impiegato un campione di 104 decreti di destinazione relativi ad aziende italiane sequestrate e confiscate con provvedimenti emanati nel periodo 2011-2013. L’obiettivo principale dell’indagine empirica è quello di analizzare il comportamento adottato dall’Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati (da ora ANBSC) nell’imprimere la destinazione alle predette aziende e le modalità di comunicazione (disclosure) di tali scelte. La domanda di ricerca più rilevante del presente lavoro può quindi essere fomulata in questi termini: Quali comportamenti ha adottato l’ANBSC in merito alla destinazione impressa alle aziende confiscate? In che modo vengono comunicati tali comportamenti? Il paper contribuisce alla nascente letteratura che tratta il fenomeno dell’amministrazione e gestione dei beni sequestrati e confiscati da un punto di vista prettamente economico-aziendale (Bivona, 2012; Donato et al., 2013), offrendo una sistematizzazione circa le principali variabili (e le loro relazioni) potenzialmente in grado di influenzare la destinazione delle aziende confiscate e il loro buon governo.

L’amministrazione delle aziende confiscate alla criminalità organizzata. La proposta di un framework di studio e un’analisi esplorativa dei decreti di destinazione

Fabio La Rosa
Primo
;
2015-01-01

Abstract

La sottrazione delle aziende al circuito mafioso può attuarsi secondo diverse modalità, operando in termini “preventivi”, ossia di resistenzaalle pressioni estorsive (La Rosa, 2010a; La Rosa, Paternostro, Picciotto, 2013), “costitutivi”, attraverso la creazione di aziende fondate sul principio di legalità (La Rosa, 2012; Raggio, 2013), o “terapeutici”, ossia basati sul ripristino delle condizioni di legalità (Bivona, 2012). L’istituto del sequestro e della confisca dei beni alla criminalità organizzata, e delle aziende in particolare, rappresenta uno strumento fondamentale nella lotta a tali organizzazioni, rientrante nell’ultimo dei percorsi citati. I dati dimostrano che un’ampia percentuale delle aziende sequestrate ha come destinazione finale la liquidazione. Per evitare che, paradossalmente, il sequestro di un’azienda in mano alla criminalità organizzata rappresenti una perdita sociale in termini di occupazione e ricchezza prodotta, nonché un segnale di debolezza delle istituzioni, è importante indagare se tale destinazione sia sempre “fisiologica” o se non sia il risultato di distorsioni riguardanti il processo di gestione delle aziende sequestrate e poi confiscate. Partendo da questa premessa, gli specifici obiettivi perseguiti nel presente lavoro sono due. Il primo obiettivo, partendo dal modello dello sviluppo integrale secondo cui qualsiasi azienda dovrebbe perseguire un percorso evolutivo orientato verso l’integrazione delle diverse dimensioni che ne caratterizzano l’esistenza, mira a costruire un framework teorico-concettuale in grado di evidenziare sia le condizioni precedenti al provvedimento di sequestro, sia le variabili che durante la fase di sequestro e di confisca possono influenzare il percorso “terapeutico”. Il framework è finalizzato in particolare a distinguere le aziende per le quali è possibile un percorso di recupero alla legalità da quelle destinate ad una fisiologica liquidazione. A complemento di tale analisi teorica, il lavoro mira a fornire una prima indagine esplorativa del fenomeno a partire dall’analisi del contenuto (content analysis) dei decreti di destinazione pubblicamente accessibili, per verificare la quantità e la qualità delle informazioni disponibili in tali docu-menti e per tentare una loro rilettura alla luce del framework proposto. A tal fine, è stato impiegato un campione di 104 decreti di destinazione relativi ad aziende italiane sequestrate e confiscate con provvedimenti emanati nel periodo 2011-2013. L’obiettivo principale dell’indagine empirica è quello di analizzare il comportamento adottato dall’Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati (da ora ANBSC) nell’imprimere la destinazione alle predette aziende e le modalità di comunicazione (disclosure) di tali scelte. La domanda di ricerca più rilevante del presente lavoro può quindi essere fomulata in questi termini: Quali comportamenti ha adottato l’ANBSC in merito alla destinazione impressa alle aziende confiscate? In che modo vengono comunicati tali comportamenti? Il paper contribuisce alla nascente letteratura che tratta il fenomeno dell’amministrazione e gestione dei beni sequestrati e confiscati da un punto di vista prettamente economico-aziendale (Bivona, 2012; Donato et al., 2013), offrendo una sistematizzazione circa le principali variabili (e le loro relazioni) potenzialmente in grado di influenzare la destinazione delle aziende confiscate e il loro buon governo.
2015
aziende confiscate
criminalità organizzata
decreto di destinazione
framework concettuale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/489205
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