I beni e le aziende sottoposti a provvedimenti di sequestro e confisca alla criminalità organizzata hanno raggiunto in Italia dimensioni considerevoli, per numero, oltre che per entità di investimenti e di valore della produzione, grazie a una disciplina normativa efficace (1), alla ampia possibilità di azione di asset investigation e alla incessante attività svolta dalle Sezioni delle misure di prevenzione dei Tribunali, concordemente a quella dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC). Continuano, tuttavia, a mancare banche dati affidabili che permettano di misurare attendibilmente elementi volti a definire il loro valore. A tal proposito, per quanto siano ormai da tempo attivi sistemi di censimento dei beni sequestrati (SIT M.P.) e dei beni confiscati (REGIO e OpenRegio), non si è nelle condizioni di poter trarre adeguati dati ed informazioni volti a supportare in maniera specifica gli aspetti di natura valutativa. La volontà del legislatore di ricollocare utilmente beni ed imprese sequestrati e confiscati nel circuito legale è condizione certamente fondamentale e, tuttavia, non sufficiente per attuare le principali finalità che con tali provvedimenti si mira a traguardare, quali la creazione di valore sociale, il risarcimento economico della collettività. Con specifico riferimento alla destinazione alla vendita, l’evidenza empirica mostra l’esistenza di notevoli difficoltà ad individuare potenziali acquirenti; tra le ragioni vi è la naturale ritrosia ad acquisire beni ed aziende precedentemente in mano alla criminalità organizzata. Dall’esame della (1) Si tratta del D. Lgs. n. 159/2011, più noto come Codice antimafia, riformato, tra l’altro, dalla legge del 17 ottobre 2017, n. 161. Rivista dei Dottori Commercialisti 2/2020 227 norma, emergono tuttavia anche criticità riguardanti la determinazione del « valore » di beni e aziende sottoposti a misure di prevenzione. Invero, la scelta di identificare una soluzione tra affitto, vendita, ovvero liquidazione del complesso e/o dei beni aziendali, così come disciplinati dalla norma, non è automatica e rappresenta l’esito di un processo di valutazione operato a partire dalla fase di sequestro, proseguendo nelle fasi di confisca di primo grado e confisca definitiva. Si pone il problema della stima del capitale d’impresa per tali entità. Questo può assumere una configurazione differente a seconda della soluzione prescelta — anche in riferimento alla « fase » delle misure di prevenzione patrimoniale — con incidenza sulla configurazione di capitale e sulla scelta dei criteri e delle metodologie di stima, che non può prescindere dalla disamina delle particolari condizioni, sia endogene del complesso aziendale, che di contesto (geografiche, settoriali, culturali, e così via). Sovente la documentazione, anche contabile, è non semplice da reperire; è pertanto difficile produrre anche le sintesi contabili, che rappresentano nella normalità dei casi il punto di partenza dell’esperto valutatore, quale che sia il metodo di valutazione prescelto. Tali elementi, non possono che riflettersi sulla successiva valutazione del complesso aziendale. Le summenzionate difficoltà non dovrebbero portare, peraltro, a ritenere come fallimentare ogni tentativo di riconoscere un valore alle aziende sottoposte a misure di prevenzione, come alcune recenti tesi hanno mirato a dimostrare. A tal riguardo, la dottrina economico aziendale ha affrontato il tema della valutazione delle aziende sottoposte a misure di prevenzione patrimoniale. Indagini empiriche (La Rosa, Paternostro, 2016; La Rosa, 2017) hanno dimostrato il gap tra il « contenuto ideale di una perizia valutativa e i dati effettivamente forniti dai periti », oltre che la « scarsa analiticità con cui vengono spiegate le scelte valutative ... ». A tal riguardo, un Gruppo di lavoro appositamente costituito nell’ambito della Società Italiana di Ragioneria ed Economia Aziendale-SIDREA per analizzare il complesso tema delle valutazioni di azienda, si è occupato specificamente della categoria delle aziende sottoposte a misure di prevenzione patrimoniale. In logica continuità a quanto svolto, e per meglio rispondere a specifiche esigenze tecnico-operative, sono state di recente predisposte apposite linee guida per la valutazione delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata (CNDCEC, SIDREA, 2020), che mirano ad affrontare le difficoltà prima enunciate, cercando di definire prassi operative consolidate per la valorizzazione delle entità in argomento. Per le aziende sequestrate e confiscate, sembra infatti possa delinearsi un framework valutativo nell’ambito delle distinte fasi del sequestro e della confisca, ciascuna delle quali contraddistinta da autonome peculiarità e criticità valutative, basi informative, Soggetti valutatori, presupposti di continuità, metodiche estimative, ottiche da adottare e relazioni finali di stima. Le linee guida sono principalmente rivolte ai Professionisti con il fine di ATTUALITÀ E PRATICA PROFESSIONALE 228 Rivista dei Dottori Commercialisti 2/2020 offrire un supporto tecnico per orientare le scelte che conducono, nelle varie fasi in cui si articola lo svolgimento delle misure di prevenzione patrimoniale, alla valutazione di compendi aziendali che presentano caratteristiche certamente singolari. Infatti, oltre alla complessità della valutazione derivante dall’unicità di ciascuna azienda, i Soggetti valutatori devono tenere in considerazione anche un insieme di fattori e comportamenti — tanto di natura illegale o diseconomica, per eventi « super aziendali », tutti riconducibili alla fase antecedente il provvedimento di sequestro, quanto di natura legale, etica, sociale relativi al reinserimento dell’azienda nel circuito sano dell’economia — che sono in generale propri di un fenomeno, quello criminale, che potrebbero avere ignorato nella propria attività professionale e di cui quindi potrebbero non avere appropriate esperienza e conoscenza. Le linee guida sono certamente di ausilio anche alle Autorità di vigilanza e, in particolare, alle Sezioni delle Misure di prevenzione dei Tribunali, agli Amministratori giudiziari dai primi nominati, ai Soggetti coadiutori e all’ANBSC. Le linee guida per la valutazione delle aziende sottoposte a misure di prevenzione patrimoniale sono strutturate in cinque sezioni. All’introduttivo inquadramento generale (sezione 1), segue la rappresentazione del contesto valutativo di riferimento, evidenziando i caratteri aziendali e ambientali peculiari dell’oggetto della valutazione nelle distinte fasi delle misure di prevenzione patrimoniale (sezione 2). Nelle sezioni terza e quarta si illustrano i criteri di valutazione nelle fasi rispettivamente di sequestro e di confisca. La terza sezione illustra, con cura di dettagli, le valutazioni di tipo patrimoniale; si pone il faro dell’attenzione anche sulla valutazione qualitativa del ruolo degli stakeholder aziendali. La quarta è dedicata: alla scelta del più adeguato metodo di valutazione, sulla scorta degli specifici scenari aziendali e di mercato; alla stima delle inerenti determinanti quantitative (flussi economici e finanziari; tassi di rendimento e di attualizzazione, e così via). Infine, la quinta sezione tratta dei principi di riferimento per la stesura della relazione di stima nelle citate fasi del sequestro e della confisca, illustrando gli elementi salienti per definirne struttura e contenuto. Il documento è stato redatto nel presupposto della conoscenza dei principi di valutazione generalmente accettati, composti dall’insieme dei Principi Italiani di Valutazione (PIV), emanati dall’Organismo Italiano di Valutazione (OIV), e dei Principi Internazionali di Valutazione (IVS), emanati dall’International Valuation Standard Council (IVSC). Lo sforzo reso è finalizzato a conferire maggiore attendibilità alle stime effettuate con l’intendimento di creare maggiore garanzia sia per i Professionisti chiamati alla gestione temporanea dei beni, sia per i potenziali acquirenti. Le pagine che seguono rendono una prima, certamente non esaustiva, anticipazione delle linee guida.

Linee guida per la valutazione di aziende sequestrate e confiscate

La Rosa F.;
2020-01-01

Abstract

I beni e le aziende sottoposti a provvedimenti di sequestro e confisca alla criminalità organizzata hanno raggiunto in Italia dimensioni considerevoli, per numero, oltre che per entità di investimenti e di valore della produzione, grazie a una disciplina normativa efficace (1), alla ampia possibilità di azione di asset investigation e alla incessante attività svolta dalle Sezioni delle misure di prevenzione dei Tribunali, concordemente a quella dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC). Continuano, tuttavia, a mancare banche dati affidabili che permettano di misurare attendibilmente elementi volti a definire il loro valore. A tal proposito, per quanto siano ormai da tempo attivi sistemi di censimento dei beni sequestrati (SIT M.P.) e dei beni confiscati (REGIO e OpenRegio), non si è nelle condizioni di poter trarre adeguati dati ed informazioni volti a supportare in maniera specifica gli aspetti di natura valutativa. La volontà del legislatore di ricollocare utilmente beni ed imprese sequestrati e confiscati nel circuito legale è condizione certamente fondamentale e, tuttavia, non sufficiente per attuare le principali finalità che con tali provvedimenti si mira a traguardare, quali la creazione di valore sociale, il risarcimento economico della collettività. Con specifico riferimento alla destinazione alla vendita, l’evidenza empirica mostra l’esistenza di notevoli difficoltà ad individuare potenziali acquirenti; tra le ragioni vi è la naturale ritrosia ad acquisire beni ed aziende precedentemente in mano alla criminalità organizzata. Dall’esame della (1) Si tratta del D. Lgs. n. 159/2011, più noto come Codice antimafia, riformato, tra l’altro, dalla legge del 17 ottobre 2017, n. 161. Rivista dei Dottori Commercialisti 2/2020 227 norma, emergono tuttavia anche criticità riguardanti la determinazione del « valore » di beni e aziende sottoposti a misure di prevenzione. Invero, la scelta di identificare una soluzione tra affitto, vendita, ovvero liquidazione del complesso e/o dei beni aziendali, così come disciplinati dalla norma, non è automatica e rappresenta l’esito di un processo di valutazione operato a partire dalla fase di sequestro, proseguendo nelle fasi di confisca di primo grado e confisca definitiva. Si pone il problema della stima del capitale d’impresa per tali entità. Questo può assumere una configurazione differente a seconda della soluzione prescelta — anche in riferimento alla « fase » delle misure di prevenzione patrimoniale — con incidenza sulla configurazione di capitale e sulla scelta dei criteri e delle metodologie di stima, che non può prescindere dalla disamina delle particolari condizioni, sia endogene del complesso aziendale, che di contesto (geografiche, settoriali, culturali, e così via). Sovente la documentazione, anche contabile, è non semplice da reperire; è pertanto difficile produrre anche le sintesi contabili, che rappresentano nella normalità dei casi il punto di partenza dell’esperto valutatore, quale che sia il metodo di valutazione prescelto. Tali elementi, non possono che riflettersi sulla successiva valutazione del complesso aziendale. Le summenzionate difficoltà non dovrebbero portare, peraltro, a ritenere come fallimentare ogni tentativo di riconoscere un valore alle aziende sottoposte a misure di prevenzione, come alcune recenti tesi hanno mirato a dimostrare. A tal riguardo, la dottrina economico aziendale ha affrontato il tema della valutazione delle aziende sottoposte a misure di prevenzione patrimoniale. Indagini empiriche (La Rosa, Paternostro, 2016; La Rosa, 2017) hanno dimostrato il gap tra il « contenuto ideale di una perizia valutativa e i dati effettivamente forniti dai periti », oltre che la « scarsa analiticità con cui vengono spiegate le scelte valutative ... ». A tal riguardo, un Gruppo di lavoro appositamente costituito nell’ambito della Società Italiana di Ragioneria ed Economia Aziendale-SIDREA per analizzare il complesso tema delle valutazioni di azienda, si è occupato specificamente della categoria delle aziende sottoposte a misure di prevenzione patrimoniale. In logica continuità a quanto svolto, e per meglio rispondere a specifiche esigenze tecnico-operative, sono state di recente predisposte apposite linee guida per la valutazione delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata (CNDCEC, SIDREA, 2020), che mirano ad affrontare le difficoltà prima enunciate, cercando di definire prassi operative consolidate per la valorizzazione delle entità in argomento. Per le aziende sequestrate e confiscate, sembra infatti possa delinearsi un framework valutativo nell’ambito delle distinte fasi del sequestro e della confisca, ciascuna delle quali contraddistinta da autonome peculiarità e criticità valutative, basi informative, Soggetti valutatori, presupposti di continuità, metodiche estimative, ottiche da adottare e relazioni finali di stima. Le linee guida sono principalmente rivolte ai Professionisti con il fine di ATTUALITÀ E PRATICA PROFESSIONALE 228 Rivista dei Dottori Commercialisti 2/2020 offrire un supporto tecnico per orientare le scelte che conducono, nelle varie fasi in cui si articola lo svolgimento delle misure di prevenzione patrimoniale, alla valutazione di compendi aziendali che presentano caratteristiche certamente singolari. Infatti, oltre alla complessità della valutazione derivante dall’unicità di ciascuna azienda, i Soggetti valutatori devono tenere in considerazione anche un insieme di fattori e comportamenti — tanto di natura illegale o diseconomica, per eventi « super aziendali », tutti riconducibili alla fase antecedente il provvedimento di sequestro, quanto di natura legale, etica, sociale relativi al reinserimento dell’azienda nel circuito sano dell’economia — che sono in generale propri di un fenomeno, quello criminale, che potrebbero avere ignorato nella propria attività professionale e di cui quindi potrebbero non avere appropriate esperienza e conoscenza. Le linee guida sono certamente di ausilio anche alle Autorità di vigilanza e, in particolare, alle Sezioni delle Misure di prevenzione dei Tribunali, agli Amministratori giudiziari dai primi nominati, ai Soggetti coadiutori e all’ANBSC. Le linee guida per la valutazione delle aziende sottoposte a misure di prevenzione patrimoniale sono strutturate in cinque sezioni. All’introduttivo inquadramento generale (sezione 1), segue la rappresentazione del contesto valutativo di riferimento, evidenziando i caratteri aziendali e ambientali peculiari dell’oggetto della valutazione nelle distinte fasi delle misure di prevenzione patrimoniale (sezione 2). Nelle sezioni terza e quarta si illustrano i criteri di valutazione nelle fasi rispettivamente di sequestro e di confisca. La terza sezione illustra, con cura di dettagli, le valutazioni di tipo patrimoniale; si pone il faro dell’attenzione anche sulla valutazione qualitativa del ruolo degli stakeholder aziendali. La quarta è dedicata: alla scelta del più adeguato metodo di valutazione, sulla scorta degli specifici scenari aziendali e di mercato; alla stima delle inerenti determinanti quantitative (flussi economici e finanziari; tassi di rendimento e di attualizzazione, e così via). Infine, la quinta sezione tratta dei principi di riferimento per la stesura della relazione di stima nelle citate fasi del sequestro e della confisca, illustrando gli elementi salienti per definirne struttura e contenuto. Il documento è stato redatto nel presupposto della conoscenza dei principi di valutazione generalmente accettati, composti dall’insieme dei Principi Italiani di Valutazione (PIV), emanati dall’Organismo Italiano di Valutazione (OIV), e dei Principi Internazionali di Valutazione (IVS), emanati dall’International Valuation Standard Council (IVSC). Lo sforzo reso è finalizzato a conferire maggiore attendibilità alle stime effettuate con l’intendimento di creare maggiore garanzia sia per i Professionisti chiamati alla gestione temporanea dei beni, sia per i potenziali acquirenti. Le pagine che seguono rendono una prima, certamente non esaustiva, anticipazione delle linee guida.
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