Il lavoro riguarda lo stato di attuazione della l.n. 328/2000 in Sicilia, riportando dati che si di una ricerca PRIN con la quale si è seguita la fase di programmazione della prima triennalità, le modalità della programmazione realizzata, la configurazione socio-professionale degli attori coinvolti, alcune delle conseguenze che ne sono derivate, nonché le prospettive che si stanno aprendo nella riprogrammazione della seconda e della terza triennalità. L’analisi è condotta alla luce dei cambiamenti che le amministrazioni locali hanno affrontato dalla metà degli anni ’90 che le hanno esposte alla necessità di ridefinire i passaggi e gli strumenti con i quali sino a quel momento hanno deciso la propria spesa pubblica e la ulteriore incombenza di porre all’ordine del giorno non solo la decisione, ma anche la costruzione del sistema di ruoli, soggetti, soluzioni organizzative con le quali, da quel momento, decidere la spesa e condividere il peso della decisione. L’attuazione della l.n. 328 costituiva dunque l’opportunità per la elaborazione di un sistema di ruoli, di responsabilità, di regole, di organismi e di ambiti dell’amministrazione che si desse l’obiettivo di realizzare un sistema continuamente rivedibile di offerta di servizi sociali. Essa rappresentava non solo l’occasione per un mutamento in una prassi di spesa, di definizione di servizi e di utenti, un mutamento in qualcosa che, con una certa vaghezza, è inteso come una “politica”, quanto piuttosto l’opportunità per ridefinire le “regole per mutare” continuamente, migliorandola, questa politica. La prospettiva che si è inteso riproporre nella presentazione dei risultati della ricerca. muove dalla consapevolezza che si sia trattato, e si tratti ancora, di seguire un processo “istitutivo”, in senso strettamente sociologico, di nuovi assetti collettivi e di nuove regole; un processo dal quale si è voluto far dipendere la costruzione di un nuovo genere di welfare. Si tratta dunque di un processo molto più profondo che l’applicazione di una legge. Implica, almeno, che si ponga il problema degli strumenti che si sono dispiegati per mettere tutti gli attori in gioco nelle condizioni di costruire quell’accordo sulle regole dalle quali dovranno dipendere non solo le scelte e le decisioni sui servizi, ma fondamentalmente la loro rivedibilità. In altri termini, il marcato carattere procedimentalizzato della rideterminazione dei nuovi livelli di governo che la l.n.328/2000 richiama, in piena assonanza alle logiche di decisione proprie delle politiche europee di inclusione e progressivamente sviluppate dal c.d. metodo aperto di coordinamento. Proprio una lettura europea della legge di sistema del welfare italiano aiuta a non ridurre l’attenzione sulla applicazione al semplice dato di policy, perché costringe a spostare l’attenzione a quelle dinamiche sociali e largamente pre-politiche dalle quali questo tipo di normazione fondamentalmente dipende e sulle quali è sfidato anche il committment professionale dell’assistente sociale.

Sulla programmazione delle politiche sociali nella Regione Sicilia: alcune indicazioni dall’uso della l.n. 328/2000

PENNISI, Carlo
2008-01-01

Abstract

Il lavoro riguarda lo stato di attuazione della l.n. 328/2000 in Sicilia, riportando dati che si di una ricerca PRIN con la quale si è seguita la fase di programmazione della prima triennalità, le modalità della programmazione realizzata, la configurazione socio-professionale degli attori coinvolti, alcune delle conseguenze che ne sono derivate, nonché le prospettive che si stanno aprendo nella riprogrammazione della seconda e della terza triennalità. L’analisi è condotta alla luce dei cambiamenti che le amministrazioni locali hanno affrontato dalla metà degli anni ’90 che le hanno esposte alla necessità di ridefinire i passaggi e gli strumenti con i quali sino a quel momento hanno deciso la propria spesa pubblica e la ulteriore incombenza di porre all’ordine del giorno non solo la decisione, ma anche la costruzione del sistema di ruoli, soggetti, soluzioni organizzative con le quali, da quel momento, decidere la spesa e condividere il peso della decisione. L’attuazione della l.n. 328 costituiva dunque l’opportunità per la elaborazione di un sistema di ruoli, di responsabilità, di regole, di organismi e di ambiti dell’amministrazione che si desse l’obiettivo di realizzare un sistema continuamente rivedibile di offerta di servizi sociali. Essa rappresentava non solo l’occasione per un mutamento in una prassi di spesa, di definizione di servizi e di utenti, un mutamento in qualcosa che, con una certa vaghezza, è inteso come una “politica”, quanto piuttosto l’opportunità per ridefinire le “regole per mutare” continuamente, migliorandola, questa politica. La prospettiva che si è inteso riproporre nella presentazione dei risultati della ricerca. muove dalla consapevolezza che si sia trattato, e si tratti ancora, di seguire un processo “istitutivo”, in senso strettamente sociologico, di nuovi assetti collettivi e di nuove regole; un processo dal quale si è voluto far dipendere la costruzione di un nuovo genere di welfare. Si tratta dunque di un processo molto più profondo che l’applicazione di una legge. Implica, almeno, che si ponga il problema degli strumenti che si sono dispiegati per mettere tutti gli attori in gioco nelle condizioni di costruire quell’accordo sulle regole dalle quali dovranno dipendere non solo le scelte e le decisioni sui servizi, ma fondamentalmente la loro rivedibilità. In altri termini, il marcato carattere procedimentalizzato della rideterminazione dei nuovi livelli di governo che la l.n.328/2000 richiama, in piena assonanza alle logiche di decisione proprie delle politiche europee di inclusione e progressivamente sviluppate dal c.d. metodo aperto di coordinamento. Proprio una lettura europea della legge di sistema del welfare italiano aiuta a non ridurre l’attenzione sulla applicazione al semplice dato di policy, perché costringe a spostare l’attenzione a quelle dinamiche sociali e largamente pre-politiche dalle quali questo tipo di normazione fondamentalmente dipende e sulle quali è sfidato anche il committment professionale dell’assistente sociale.
2008
Programmazione regionale; Politiche sociali
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