L’evoluzione culturale e normativa che caratterizza l’ambito della giustizia minorile costituisce un piano di analisi rilevante per porre in evidenza il carattere “ambiguo” del passaggio che investe, sin dagli anni ’90, sia i rapporti fra le istituzioni, sia quelli con i destinatari collettivi e individuali della regolazione giuridica. Emblematica appare la situazione attuale del dibattito sulla condizione minorile. Mentre il ricorso alla dimensione sociale delle diagnosi e delle soluzioni da costruire richiama alla necessità della rete, la mancata tematizzazione delle specificità professionali e istituzionali alla luce delle quali assume contenuti tale dimensione (garanzia, cura, educazione, controllo, etc.), alimenta sia tutte quelle tradizionali concezioni che mantengono il minore in una condizione di deresponsabilizzata e paternalistica soggezione, ma anche quelle che, al contrario, tendono a dedifferenziare i comportamenti dei minori rispetto a tutti gli altri oggetto della decisione penale. Gli esiti di ricerche empiriche negli ambiti delle politiche penali e sociali minorili mostrano che, come la struttura di decisioni sottesa al processo penale, anche la progressiva strutturazione delle politiche sociali che assumono ad oggetto i minori ridefinisce ambiti “locali” nei quali questa ambivalenza viene giocata e provvisoriamente risolta. Il saggio pone in evidenza che ruoli e professioni sono continuamente sfidati in una comunicazione che, iniziata con l’istituzione del Tribunale per i minori, per costruire l’"interesse del minore" come interesse del sistema sociale e dell’ordinamento, è destinata ad assumere se stessa e le proprie strutture di decisione come oggetto.
Responsabilità istituzionali e interesse del minore
DE FELICE, DEBORAH;PENNISI, Carlo
2007-01-01
Abstract
L’evoluzione culturale e normativa che caratterizza l’ambito della giustizia minorile costituisce un piano di analisi rilevante per porre in evidenza il carattere “ambiguo” del passaggio che investe, sin dagli anni ’90, sia i rapporti fra le istituzioni, sia quelli con i destinatari collettivi e individuali della regolazione giuridica. Emblematica appare la situazione attuale del dibattito sulla condizione minorile. Mentre il ricorso alla dimensione sociale delle diagnosi e delle soluzioni da costruire richiama alla necessità della rete, la mancata tematizzazione delle specificità professionali e istituzionali alla luce delle quali assume contenuti tale dimensione (garanzia, cura, educazione, controllo, etc.), alimenta sia tutte quelle tradizionali concezioni che mantengono il minore in una condizione di deresponsabilizzata e paternalistica soggezione, ma anche quelle che, al contrario, tendono a dedifferenziare i comportamenti dei minori rispetto a tutti gli altri oggetto della decisione penale. Gli esiti di ricerche empiriche negli ambiti delle politiche penali e sociali minorili mostrano che, come la struttura di decisioni sottesa al processo penale, anche la progressiva strutturazione delle politiche sociali che assumono ad oggetto i minori ridefinisce ambiti “locali” nei quali questa ambivalenza viene giocata e provvisoriamente risolta. Il saggio pone in evidenza che ruoli e professioni sono continuamente sfidati in una comunicazione che, iniziata con l’istituzione del Tribunale per i minori, per costruire l’"interesse del minore" come interesse del sistema sociale e dell’ordinamento, è destinata ad assumere se stessa e le proprie strutture di decisione come oggetto.File | Dimensione | Formato | |
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