Dal dopoguerra in poi e fino alla fine degli Settanta del Novecento, l’architettura scolastica nel Cantone Ticino ha rappresentato un banco di prova ed un campo di azione privilegiato per un’intera generazione di architetti ticinesi disposti a confrontarsi – anche attraverso la pratica del concorso d’architettura – su un tema progettuale che sollecitava nuove soluzioni e offriva ampio margine di sperimentazione sulla scorta di quelle nuove istanze didattiche e sociali che, sviluppate in un più ampio contesto europeo, si stavano affermando dopo lunga gestazione anche nel piccolo Cantone a sud della Svizzera: «Le scuole costruite in Ticino tra il 1950 e il 1980 – scrive Aurelio Galfetti – sono frutto di un incontro, in un momento particolarissimo, di molte energie e, in particolare, di due pulsioni molto diverse tra loro ma convergenti verso un obbiettivo comune: quello di rinnovare e migliorare la qualità dell’insegnamento». Prendendo le mosse dalle condizioni storiche, culturali e ambientali che hanno portato una piccola realtà come quella ticinese ad avviare un vasto programma di riforme capace di tenere insieme politiche sociali, riforma didattica e pratica del progetto, il presente contributo intende indagare la portata di un’esperienza i cui esiti hanno ben presto travalicato il più ristretto ambito geografico ponendosi, anche rispetto ad aree culturalmente dominanti, come modelli sia dal punto di vista urbano che sociale. Un processo che ha permesso ad un piccolo territorio a “sud”, come è quello ticinese, di costruire una nuova “immagine” – lontana dagli stereotipi che storicamente hanno accompagnato il Cantone italiano – che attinge certamente a quel vasto repertorio offerto dal movimento moderno ma che lo assimila rielaborandolo in forme nuove.

Architettura e riforma scolastica nel Cantone Ticino. L’istituzione della scuola media unica nei progetti di Livio Vacchini, Aurelio Galfetti e Mario Botta

matteo iannello
2020-01-01

Abstract

Dal dopoguerra in poi e fino alla fine degli Settanta del Novecento, l’architettura scolastica nel Cantone Ticino ha rappresentato un banco di prova ed un campo di azione privilegiato per un’intera generazione di architetti ticinesi disposti a confrontarsi – anche attraverso la pratica del concorso d’architettura – su un tema progettuale che sollecitava nuove soluzioni e offriva ampio margine di sperimentazione sulla scorta di quelle nuove istanze didattiche e sociali che, sviluppate in un più ampio contesto europeo, si stavano affermando dopo lunga gestazione anche nel piccolo Cantone a sud della Svizzera: «Le scuole costruite in Ticino tra il 1950 e il 1980 – scrive Aurelio Galfetti – sono frutto di un incontro, in un momento particolarissimo, di molte energie e, in particolare, di due pulsioni molto diverse tra loro ma convergenti verso un obbiettivo comune: quello di rinnovare e migliorare la qualità dell’insegnamento». Prendendo le mosse dalle condizioni storiche, culturali e ambientali che hanno portato una piccola realtà come quella ticinese ad avviare un vasto programma di riforme capace di tenere insieme politiche sociali, riforma didattica e pratica del progetto, il presente contributo intende indagare la portata di un’esperienza i cui esiti hanno ben presto travalicato il più ristretto ambito geografico ponendosi, anche rispetto ad aree culturalmente dominanti, come modelli sia dal punto di vista urbano che sociale. Un processo che ha permesso ad un piccolo territorio a “sud”, come è quello ticinese, di costruire una nuova “immagine” – lontana dagli stereotipi che storicamente hanno accompagnato il Cantone italiano – che attinge certamente a quel vasto repertorio offerto dal movimento moderno ma che lo assimila rielaborandolo in forme nuove.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/503986
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