Con questo contributo si vuole porre l’attenzione sulle modalità con le quali nella prassi applicativa si traducono le soluzioni ricercate in ambito di giustizia (penale) minorile. L’obiettivo è presentare, sinteticamente, le linee teoriche e metodologiche di un approccio di ricerca indirizzato allo studio del processo penale minorile concettualizzato, sociologicamente, quale sistema sociale, sequenza di decisioni, storia decisionale. Indagare la dimensione procedimentale del rito processuale, in quanto costitutiva di un vero e proprio sistema sociale, può dare informazioni sui caratteri che assumono le decisioni processuali e sui rapporti che si costituiscono con il resto del sistema sociale. E’ nella struttura decisionale del processo che si realizza uno scambio di informazioni tra i diversi attori/ruoli in esso coinvolti (giudici, avvocati, pubblici ministeri, assistenti sociali, psicologi, sociologi, polizia giudiziaria). Le condizioni alle quali si realizza questo scambio di informazioni, ovvero il tipo di comunicazione che si realizza (se si realizza) tra gli attori istituzionali e laici coinvolti nel processo, risultano empiricamente rilevabili e trovano testimonianza, non direttamente nella decisione finale, sentenza o verdetto di un caso, ma nelle fasi, nei passaggi, nelle pre-decisioni, che precedono e conducono ad ogni decisione finale . Le diversità empiricamente rilevate tra l’iter processuale così come descritto dall’autorappresentazione degli operatori intervistati e la “struttura” ridisegnata dalla rilevazione avvenuta a partire dai fascicoli processuali, riguardano tre principali nodi problematici di riflessione: l’assenza nei fascicoli processuali di alcune fasi presenti nelle descrizioni degli operatori; una riduzione delle alternative di scelta percorribili quale risultato di una standardizzazione di trattamento e di scelte pre-definite invece che di precisi percorsi creati per la “condizione specifica” di “quel” minore; alcune alternative procedurali in astratto presenti nell’iter proprio dei minori ma di fatto scartate a priori.

STATO SOCIALE E SPECIFICITA' CULTURALE DELLA RISPOSTA PENALE MINORILE

DE FELICE, DEBORAH
2006-01-01

Abstract

Con questo contributo si vuole porre l’attenzione sulle modalità con le quali nella prassi applicativa si traducono le soluzioni ricercate in ambito di giustizia (penale) minorile. L’obiettivo è presentare, sinteticamente, le linee teoriche e metodologiche di un approccio di ricerca indirizzato allo studio del processo penale minorile concettualizzato, sociologicamente, quale sistema sociale, sequenza di decisioni, storia decisionale. Indagare la dimensione procedimentale del rito processuale, in quanto costitutiva di un vero e proprio sistema sociale, può dare informazioni sui caratteri che assumono le decisioni processuali e sui rapporti che si costituiscono con il resto del sistema sociale. E’ nella struttura decisionale del processo che si realizza uno scambio di informazioni tra i diversi attori/ruoli in esso coinvolti (giudici, avvocati, pubblici ministeri, assistenti sociali, psicologi, sociologi, polizia giudiziaria). Le condizioni alle quali si realizza questo scambio di informazioni, ovvero il tipo di comunicazione che si realizza (se si realizza) tra gli attori istituzionali e laici coinvolti nel processo, risultano empiricamente rilevabili e trovano testimonianza, non direttamente nella decisione finale, sentenza o verdetto di un caso, ma nelle fasi, nei passaggi, nelle pre-decisioni, che precedono e conducono ad ogni decisione finale . Le diversità empiricamente rilevate tra l’iter processuale così come descritto dall’autorappresentazione degli operatori intervistati e la “struttura” ridisegnata dalla rilevazione avvenuta a partire dai fascicoli processuali, riguardano tre principali nodi problematici di riflessione: l’assenza nei fascicoli processuali di alcune fasi presenti nelle descrizioni degli operatori; una riduzione delle alternative di scelta percorribili quale risultato di una standardizzazione di trattamento e di scelte pre-definite invece che di precisi percorsi creati per la “condizione specifica” di “quel” minore; alcune alternative procedurali in astratto presenti nell’iter proprio dei minori ma di fatto scartate a priori.
2006
processo penale minorile; fascicoli processuali; autorappresentazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/51179
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