Canon 10 of the ep. 188 by Basil of Caesarea – a text whose exegesis has not seen unanimous the modern scholars – refers to an intricate story that had as protagonists two urban bishops and a rural presbyter, guilty of perjury. On the one hand, the letter helps to clarify the complex relations between city and countryside within the ecclesiastical organization of a vast and remote area of the Anatolian hinterland such as the province of Lycaonia, whose capital, Iconium, was the metropolitan seat of Amphilochius, archbishop of Cappadocian origin and recipient of the Basilian missive; on the other, the epistle offers the possibility of framing these ‘conflicts of competences’ within a broader framework of disturbing phenomena of religious dissent, which did not consist only of schismatic movements and heretical currents – subject to repeated condemnations by the imperial legislation under Theodosius I – but they could also translate into equally dangerous forms of aggregation, the παρασυναγωγαί, that is ‘conventicles’ of dissidents led by πρεσβύτεροι in extra-urban areas removed from the vigilant control of the ἐπίσκοποι.

Il canone 10 dell’ep. 188 di Basilio di Cesarea – testo la cui esegesi non ha visto concordi gli studiosi moderni – fa riferimento ad un’intricata vicenda che ebbe come protagonisti due vescovi urbani e un presbitero rurale, reo di spergiuro. La missiva per un verso contribuisce a chiarire le complesse relazioni fra città e campagna in seno all’organizzazione ecclesiastica di un’area vasta e remota dell’entroterra anatolico come la provincia di Licaonia, la cui capitale, Iconio, fu sede metropolitana di Anfilochio, arcivescovo d’origine cappadoce e destinatario della lettera basiliana; per un altro offre la possibilità di inquadrare questi ‘conflitti di competenze’ entro una cornice più ampia di fenomeni preoccupanti di dissenso religioso, che non consistevano soltanto in movimenti scismatici e correnti ereticali – oggetto di reiterate condanne da parte della normativa imperiale sotto Teodosio I – ma potevano tradursi anche in altrettanto pericolose forme di aggregazione, le παρασυναγωγαί, ossia ‘conventicole’ di dissidenti guidate da πρεσβύτεροι in aree extraurbane sottratte al controllo vigile degli ἐπίσκοποι.

Clero dissidente nella Licaonia rurale tardoantica: fra canoni ecclesiastici e normativa imperiale

Gaetano Arena
2021-01-01

Abstract

Canon 10 of the ep. 188 by Basil of Caesarea – a text whose exegesis has not seen unanimous the modern scholars – refers to an intricate story that had as protagonists two urban bishops and a rural presbyter, guilty of perjury. On the one hand, the letter helps to clarify the complex relations between city and countryside within the ecclesiastical organization of a vast and remote area of the Anatolian hinterland such as the province of Lycaonia, whose capital, Iconium, was the metropolitan seat of Amphilochius, archbishop of Cappadocian origin and recipient of the Basilian missive; on the other, the epistle offers the possibility of framing these ‘conflicts of competences’ within a broader framework of disturbing phenomena of religious dissent, which did not consist only of schismatic movements and heretical currents – subject to repeated condemnations by the imperial legislation under Theodosius I – but they could also translate into equally dangerous forms of aggregation, the παρασυναγωγαί, that is ‘conventicles’ of dissidents led by πρεσβύτεροι in extra-urban areas removed from the vigilant control of the ἐπίσκοποι.
2021
Il canone 10 dell’ep. 188 di Basilio di Cesarea – testo la cui esegesi non ha visto concordi gli studiosi moderni – fa riferimento ad un’intricata vicenda che ebbe come protagonisti due vescovi urbani e un presbitero rurale, reo di spergiuro. La missiva per un verso contribuisce a chiarire le complesse relazioni fra città e campagna in seno all’organizzazione ecclesiastica di un’area vasta e remota dell’entroterra anatolico come la provincia di Licaonia, la cui capitale, Iconio, fu sede metropolitana di Anfilochio, arcivescovo d’origine cappadoce e destinatario della lettera basiliana; per un altro offre la possibilità di inquadrare questi ‘conflitti di competenze’ entro una cornice più ampia di fenomeni preoccupanti di dissenso religioso, che non consistevano soltanto in movimenti scismatici e correnti ereticali – oggetto di reiterate condanne da parte della normativa imperiale sotto Teodosio I – ma potevano tradursi anche in altrettanto pericolose forme di aggregazione, le παρασυναγωγαί, ossia ‘conventicole’ di dissidenti guidate da πρεσβύτεροι in aree extraurbane sottratte al controllo vigile degli ἐπίσκοποι.
Basil of Caesarea; Anatolian hinterland; religious dissent; emperor Theodosius I; city bishops; rural presbyters.
Basilio di Cesarea; entroterra anatolico; dissenso religioso; imperatore Teodosio I; vescovi cittadini; presbiteri rurali.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/512005
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