L’Istituto Superiore di Scienze Economiche e commerciali fu fondato a Catania nel 1919-20, su iniziativa di Benvenuto Griziotti. Primo del genere in Sicilia e terzo nel Meridione d’Italia – dopo quelli di Napoli e Bari – l’Istituto Superiore avrebbe dovuto rispondere alle nuove esigenze economiche e a perfezionare la cultura e la preparazione di tecnici destinati alle alte funzioni direttive nei commerci, nelle industrie e nelle banche. Se all’Italia, come sosteneva Griziotti – le ragioni della geografia assegnavano «un posto di assoluto favore in tanto risveglio di attività economica» nel cuore del Mediterraneo, «antichissimo e sempre rinnovato focolare di civiltà», queste ragioni valevano principalmente per la Sicilia che costituiva la regione «più spinta, come avanguardia nel mare» e, soprattutto, per Catania che costituiva «lo scalo e il centro più orientale»: nessuno fra i grandi porti del Mediterraneo si trovava «in condizioni altrettanto favorevoli per le comunicazioni cogli scali maggiori dell’Oriente mediterraneo». Occorreva, allora, in primo luogo, addestrare i giovani a diventare esperti direttori di industrie e di commerci al fine di ottenere una rapida e profonda trasformazione dell’ambiente. In secondo luogo era necessario intrecciare armonicamente gli insegnamenti scientifici con quelli tecnici, dedicare spazio alla conoscenza approfondita dei problemi dell’Italia meridionale, alla cognizione della sua situazione industriale, commerciale, finanziaria e alla geografia economica. Non a caso verranno attivati corsi di economia, di politica commerciale e legislazione doganale e non a caso, negli anni trenta, parecchi geografi, come Cumin che dedicò i suoi studi al territorio siciliano, e parecchi economisti, come Zingali e Frisella Vella, si occuperanno specificamente del Mezzogiorno e della legislazione fascista a favore del Sud sia per osannarla (Zingali), sia per criticarla (Frisella Vella).

Unitarismo e fascismo nel Mezzogiorno d'Italia. La Sicilia avanguardia del Mediterraneo.

TRAVAGLIANTE, Giuseppa
2019-01-01

Abstract

L’Istituto Superiore di Scienze Economiche e commerciali fu fondato a Catania nel 1919-20, su iniziativa di Benvenuto Griziotti. Primo del genere in Sicilia e terzo nel Meridione d’Italia – dopo quelli di Napoli e Bari – l’Istituto Superiore avrebbe dovuto rispondere alle nuove esigenze economiche e a perfezionare la cultura e la preparazione di tecnici destinati alle alte funzioni direttive nei commerci, nelle industrie e nelle banche. Se all’Italia, come sosteneva Griziotti – le ragioni della geografia assegnavano «un posto di assoluto favore in tanto risveglio di attività economica» nel cuore del Mediterraneo, «antichissimo e sempre rinnovato focolare di civiltà», queste ragioni valevano principalmente per la Sicilia che costituiva la regione «più spinta, come avanguardia nel mare» e, soprattutto, per Catania che costituiva «lo scalo e il centro più orientale»: nessuno fra i grandi porti del Mediterraneo si trovava «in condizioni altrettanto favorevoli per le comunicazioni cogli scali maggiori dell’Oriente mediterraneo». Occorreva, allora, in primo luogo, addestrare i giovani a diventare esperti direttori di industrie e di commerci al fine di ottenere una rapida e profonda trasformazione dell’ambiente. In secondo luogo era necessario intrecciare armonicamente gli insegnamenti scientifici con quelli tecnici, dedicare spazio alla conoscenza approfondita dei problemi dell’Italia meridionale, alla cognizione della sua situazione industriale, commerciale, finanziaria e alla geografia economica. Non a caso verranno attivati corsi di economia, di politica commerciale e legislazione doganale e non a caso, negli anni trenta, parecchi geografi, come Cumin che dedicò i suoi studi al territorio siciliano, e parecchi economisti, come Zingali e Frisella Vella, si occuperanno specificamente del Mezzogiorno e della legislazione fascista a favore del Sud sia per osannarla (Zingali), sia per criticarla (Frisella Vella).
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