Verga and his fellows Capuana and De Roberto are part of the "tricuspid lexicographic system" of Latin, Italian and dialectal dictionaries that envelops the "humanistic and regional" Italian literature (Nencioni 1980). More than the lacunose libraries of the three Sicilian verists, the narrative and theatrical texts document an intense frequentation of Tuscan and Sicilian dictionaries, more careful in Verga and more passive in Capuana and De Roberto. Instead of the canonical Mortillaro and Traina, the author of I Malavoglia preferred the slim and 'differential' repertory of Macaluso Storaci (1875), a source of idiomatic and stylistic choices. In Verga's ideal lexicographic laboratory, all aimed at synchronicity, the Milanese dictionaries and the 'domestic' Sicilian lexicography with its equivalents taken from Rigutini Fanfani (1875), that is the source, with Petrocchi, of Verga's Tuscanisms, were to be incorporated. In pointing out the contradiction between 'these Tuscans who make us dictionaries', Verga reaffirmed his own constitutive membership of the row of Italian writers who are willingly or unwillingly 'vocabolisti'.

Verga e i confratelli Capuana e De Roberto rientrano nel «tricuspide sistema lessicografico» di vocabolari latini, italiani e dialettali che avvolge l’«umanistica e regionale» letteratura italiana, (Nencioni 1980). Più delle lacunose biblioteche dei tre veristi siciliani, i testi narrativi e teatrali documentano un’intensa frequentazione di vocabolari toscani e siciliani, più vigile in Verga e più passiva nei suoi sodali. Ai canonici Mortillaro e Traina, l’autore de I Malavoglia preferì lo snello e ‘differenziale’ repertorio del Macaluso Storaci (1875), fonte di scelte idiomatiche e stilistiche. Nell’ ideale laboratorio lessicografico di Verga, tutto proteso alla sincronia, andranno poi incorporati i dizionari milanesi e la lessicografia siciliana ‘domestica’ con i suoi traducenti ricavati dal Rigutini Fanfani (1875), a sua volta fonte, col Petrocchi, dei toscanismi verghiani. Nel rilevare la contraddizione tra «questi toscani che ci fanno i vocabolari», Verga però ribadiva inconsapevolmente la propria costitutiva appartenenza alla falange degli scrittori italiani che, volenti o nolenti, sono dei ‘vocabolisti’.

Verga e «il valore d’uso» nella lingua e nel dialetto, tra vocabolari siciliani, toscani e… non solo

G. Alfieri
2021-01-01

Abstract

Verga and his fellows Capuana and De Roberto are part of the "tricuspid lexicographic system" of Latin, Italian and dialectal dictionaries that envelops the "humanistic and regional" Italian literature (Nencioni 1980). More than the lacunose libraries of the three Sicilian verists, the narrative and theatrical texts document an intense frequentation of Tuscan and Sicilian dictionaries, more careful in Verga and more passive in Capuana and De Roberto. Instead of the canonical Mortillaro and Traina, the author of I Malavoglia preferred the slim and 'differential' repertory of Macaluso Storaci (1875), a source of idiomatic and stylistic choices. In Verga's ideal lexicographic laboratory, all aimed at synchronicity, the Milanese dictionaries and the 'domestic' Sicilian lexicography with its equivalents taken from Rigutini Fanfani (1875), that is the source, with Petrocchi, of Verga's Tuscanisms, were to be incorporated. In pointing out the contradiction between 'these Tuscans who make us dictionaries', Verga reaffirmed his own constitutive membership of the row of Italian writers who are willingly or unwillingly 'vocabolisti'.
2021
Verga e i confratelli Capuana e De Roberto rientrano nel «tricuspide sistema lessicografico» di vocabolari latini, italiani e dialettali che avvolge l’«umanistica e regionale» letteratura italiana, (Nencioni 1980). Più delle lacunose biblioteche dei tre veristi siciliani, i testi narrativi e teatrali documentano un’intensa frequentazione di vocabolari toscani e siciliani, più vigile in Verga e più passiva nei suoi sodali. Ai canonici Mortillaro e Traina, l’autore de I Malavoglia preferì lo snello e ‘differenziale’ repertorio del Macaluso Storaci (1875), fonte di scelte idiomatiche e stilistiche. Nell’ ideale laboratorio lessicografico di Verga, tutto proteso alla sincronia, andranno poi incorporati i dizionari milanesi e la lessicografia siciliana ‘domestica’ con i suoi traducenti ricavati dal Rigutini Fanfani (1875), a sua volta fonte, col Petrocchi, dei toscanismi verghiani. Nel rilevare la contraddizione tra «questi toscani che ci fanno i vocabolari», Verga però ribadiva inconsapevolmente la propria costitutiva appartenenza alla falange degli scrittori italiani che, volenti o nolenti, sono dei ‘vocabolisti’.
Verga vocabolari dialettali lingua toscana uso linguistico italiano regionale letterario
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/520221
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