The historiography on the British Empire has seen many attempts of updating and revision. Starting from the 1980s, a strong “anti-imperialist” sensibility and then the development of the so-called “postcolonial studies”, has prompted a radical change in perspective towards the empire. However, this article sustains that the crisis of the “orthodox” imperial history may be backdated already within the traditional picture of the “classic” problems of imperialism: informal/ formal imperialism, colonialism/exploitation. A fundamental moment of this first revisionism was an article published in 1953 by Ronald Robinson and John Gallagher, containing the idea of English imperialism as the effect of economic drives and geopolitical choices originating from the “centre” and the metropolis, but also spurred on by peripheral societies. Alongside this contribution, and the later one by David Kenneth Fieldhouse, supporter of the so-called “peripheral interpretation” of imperialism, this article sets the most recent and weighty research by of P. J. Cain and A. G. Hopkins, who have devised an interesting interpretative model (Gentlemanly Capitalism) based on the role of financial capitalism in English imperial expansion. Today, attenuating in part the historiographic tempest of the linguistic turn, a historiographic reflection founded on a neo-economic interpretation of imperialism may prove more tenable. Developing independently from the culturalist orientation (in the case of Robinson and Gallagher), or indeed in open controversy with it (in the case of Cain and Hopkins), this has produced fundamental studies in the debate on the British Empire.

La storiografia sull'impero britannico ha conosciuto molti tentativi di aggiornamento e di revisione. A partire dagli anni '80, una forte sensibilità «antimperialista» e poi lo sviluppo dei cosiddetti «postcolonial studies» hanno spinto verso un radicale mutamento della prospettiva sull'impero. Tuttavia, la crisi della storia imperiale «ortodossa» può essere ampiamente retrodatata; ed è facile verificare come essa sia maturata, in realtà, già all'interno del quadro tradizionale dei problemi dell'imperialismo inglese, nel vivo del dibattito sui suoi temi più «classici»: imperialismo formale/ informale, colonialismo/sfruttamento. Momento fondamentale di questo primo revisionismo è stato un articolo pubblicato nel lontano 1953 da Ronald Robinson e John Gallagher, contenente l'idea secondo dell'imperialismo inglese come effetto di spinte economiche e di scelte geopolitiche originate dal «centro» e dalla metropoli, ma sollecitate dalle società periferiche. A questo contributo, e a quello successivo di David Kenneth Fieldhouse, fautore della cosiddetta «interpretazione periferica» dell'imperialismo, deve essere accostato il modello critico elaborato agli inizi degli anni '90 da P.J. Cain e A. G. Hopkins. Oggi, attenuatosi in parte l'uragano storiografico del linguistic turn, può risultare maggiormente visibile una riflessione storiografica fondata su un'interpretazione neoeconomica dell'imperialismo, che, sviluppatasi autonomamente dall'orientamento culturalista (nel caso di Robinson e Gallagher), se non in aperta polemica con esso (nel caso di Cain e Hopkins), ha prodotto studi fondamentali nel dibattito sull'impero britannico.

«Il più grande impero che il mondo abbia mai conosciuto». Alle origini del revisionismo sull'imperialismo britannico

DI GREGORIO, Giuseppa
2008-01-01

Abstract

The historiography on the British Empire has seen many attempts of updating and revision. Starting from the 1980s, a strong “anti-imperialist” sensibility and then the development of the so-called “postcolonial studies”, has prompted a radical change in perspective towards the empire. However, this article sustains that the crisis of the “orthodox” imperial history may be backdated already within the traditional picture of the “classic” problems of imperialism: informal/ formal imperialism, colonialism/exploitation. A fundamental moment of this first revisionism was an article published in 1953 by Ronald Robinson and John Gallagher, containing the idea of English imperialism as the effect of economic drives and geopolitical choices originating from the “centre” and the metropolis, but also spurred on by peripheral societies. Alongside this contribution, and the later one by David Kenneth Fieldhouse, supporter of the so-called “peripheral interpretation” of imperialism, this article sets the most recent and weighty research by of P. J. Cain and A. G. Hopkins, who have devised an interesting interpretative model (Gentlemanly Capitalism) based on the role of financial capitalism in English imperial expansion. Today, attenuating in part the historiographic tempest of the linguistic turn, a historiographic reflection founded on a neo-economic interpretation of imperialism may prove more tenable. Developing independently from the culturalist orientation (in the case of Robinson and Gallagher), or indeed in open controversy with it (in the case of Cain and Hopkins), this has produced fundamental studies in the debate on the British Empire.
2008
La storiografia sull'impero britannico ha conosciuto molti tentativi di aggiornamento e di revisione. A partire dagli anni '80, una forte sensibilità «antimperialista» e poi lo sviluppo dei cosiddetti «postcolonial studies» hanno spinto verso un radicale mutamento della prospettiva sull'impero. Tuttavia, la crisi della storia imperiale «ortodossa» può essere ampiamente retrodatata; ed è facile verificare come essa sia maturata, in realtà, già all'interno del quadro tradizionale dei problemi dell'imperialismo inglese, nel vivo del dibattito sui suoi temi più «classici»: imperialismo formale/ informale, colonialismo/sfruttamento. Momento fondamentale di questo primo revisionismo è stato un articolo pubblicato nel lontano 1953 da Ronald Robinson e John Gallagher, contenente l'idea secondo dell'imperialismo inglese come effetto di spinte economiche e di scelte geopolitiche originate dal «centro» e dalla metropoli, ma sollecitate dalle società periferiche. A questo contributo, e a quello successivo di David Kenneth Fieldhouse, fautore della cosiddetta «interpretazione periferica» dell'imperialismo, deve essere accostato il modello critico elaborato agli inizi degli anni '90 da P.J. Cain e A. G. Hopkins. Oggi, attenuatosi in parte l'uragano storiografico del linguistic turn, può risultare maggiormente visibile una riflessione storiografica fondata su un'interpretazione neoeconomica dell'imperialismo, che, sviluppatasi autonomamente dall'orientamento culturalista (nel caso di Robinson e Gallagher), se non in aperta polemica con esso (nel caso di Cain e Hopkins), ha prodotto studi fondamentali nel dibattito sull'impero britannico.
Impero Britannico; Storiografia; Revisionismo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/53836
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