L’assegno divorzile con funzione perequativo-compensativa interviene soltanto per correggere uno spostamento patrimoniale ingiustificato

The rule according to which a former spouse has the right to receive financial provisions from the other one, not only to provide for his or her essential needs, but also according to the contribution made to family life and to the matrimonial property, lends itself to different applications. Part of this debate is the order in commentary by the Italian Supreme Court of Cassation, which highlights the need for the applicant to demonstrate that he or she gave up realistic professional income opportunities, in order to contribute to the family needs, leading to an unjustified transfer of assets in favour of his or her former spouse and in need to be corrected. The last statement would have deserved, however, a broader explanation. My commentary deals with this point and with the distribution of the burden of proof between the parties.

La regola secondo cui l’assegno divorzile ha una funzione non solo assistenziale, ma anche perequativo-compensativa è ormai divenuta diritto vivente, ma si presta ad applicazioni diverse. In questo dibattito si inserisce l’ordinanza in commento della Corte di Cassazione che, nel sostenere la prevalenza della finalità assistenziale dell’assegno, ammette che quella perequativo-compensativa possa concorrere soltanto se il richiedente provi di avere rinunciato a realistiche occasioni professionali-reddituali, al fine di contribuire ai bisogni familiari, e vi sia quindi uno spostamento patrimoniale ingiustificato da correggere. Quest’ultima affermazione avrebbe meritato, però, un maggiore supporto argomentativo. Di questo e della distribuzione dell’onere della prova tra le parti si occupa il presente commento.