Come suggerito da Moneo, ogni argomentazione riguardante l’opera d’architettura determina considerazioni sul concetto di tipo e quindi di serie tipologica. Questo perché: nominare componenti d’architettura - riconoscendo a ogni linguaggio un codice - presuppone una nomenclatura, una tassonomia, una tipizzazione e la storia dell’architettura informa che procedere per tipi ha permesso una evoluzione diacronica di “opere” che potessero essere riprodotte e che rispondessero a esigenze contingenti. Quali le ricadute nella società contemporanea. La sparizione dell’opera d’arte teorizzata da Paul Virilio, la crisi delle discipline umanistiche e la determinazione di termini quali a-temporalità, a-storicità, a-materialità sono fenomeni che delineano lo scenario della società del XXI secolo. L’uomo contemporaneo pare voler dissolvere ogni legame col passato, ogni considerazione sul futuro, per vivere esclusivamente la contemporaneità, il presente. Tale contesto sembra rifiutare altresì l’idea di tipo intendendolo come meccanismo oltremodo rigido di cui se ne vuole rompere l’ingranaggio. All’interno del presente contributo la posizione è quella per cui certi tipi, divenendo nei fatti archetipi, costituiscono il fondamento epistemologico dell’architettura. Si ritiene che non solo il loro dissolvimento comporterebbe la sparizione altresì dell’architettura stessa ma che siano manifestazione del carattere mutevole del contemporaneo. A sostegno di tale assunto si farà riferimento a culture altre. Quando alla fine dell’Ottocento terminò il periodo di isolamento del Giappone verso il resto del mondo, il Sakoku, gli intellettuali occidentali cominciarono a viaggiare verso il paese del Sol Levante scoprendo una coscienza estetica guidata dai medesimi principi compositivi che i moderni architetti occidentali ricercavano in quel momento. Elementi costitutivi che affrontavano nella medesima maniera la genesi di un determinato fenomeno. Per di più tale coscienza estetica, espressa da una architettura tradizionale, la villa imperiale di Katsura, era manifestazione di un senso dell’abitare differente che vedeva l’attuarsi di termini inconciliabili per il mondo occidentale, ineffabili, quali - incompiutezza, impermanenza, transitorietà. Tali termini sono i medesimi che guidano per ragioni differenti il senso dell’abitare odierno. Pertanto, se il tipo non è posto a fondamento dell’architettura, com’è stato possibile il verificarsi di tale sincronismo?

Tipi di archetipi. Due culture a confronto

Grazia Maria Nicolosi
2022-01-01

Abstract

Come suggerito da Moneo, ogni argomentazione riguardante l’opera d’architettura determina considerazioni sul concetto di tipo e quindi di serie tipologica. Questo perché: nominare componenti d’architettura - riconoscendo a ogni linguaggio un codice - presuppone una nomenclatura, una tassonomia, una tipizzazione e la storia dell’architettura informa che procedere per tipi ha permesso una evoluzione diacronica di “opere” che potessero essere riprodotte e che rispondessero a esigenze contingenti. Quali le ricadute nella società contemporanea. La sparizione dell’opera d’arte teorizzata da Paul Virilio, la crisi delle discipline umanistiche e la determinazione di termini quali a-temporalità, a-storicità, a-materialità sono fenomeni che delineano lo scenario della società del XXI secolo. L’uomo contemporaneo pare voler dissolvere ogni legame col passato, ogni considerazione sul futuro, per vivere esclusivamente la contemporaneità, il presente. Tale contesto sembra rifiutare altresì l’idea di tipo intendendolo come meccanismo oltremodo rigido di cui se ne vuole rompere l’ingranaggio. All’interno del presente contributo la posizione è quella per cui certi tipi, divenendo nei fatti archetipi, costituiscono il fondamento epistemologico dell’architettura. Si ritiene che non solo il loro dissolvimento comporterebbe la sparizione altresì dell’architettura stessa ma che siano manifestazione del carattere mutevole del contemporaneo. A sostegno di tale assunto si farà riferimento a culture altre. Quando alla fine dell’Ottocento terminò il periodo di isolamento del Giappone verso il resto del mondo, il Sakoku, gli intellettuali occidentali cominciarono a viaggiare verso il paese del Sol Levante scoprendo una coscienza estetica guidata dai medesimi principi compositivi che i moderni architetti occidentali ricercavano in quel momento. Elementi costitutivi che affrontavano nella medesima maniera la genesi di un determinato fenomeno. Per di più tale coscienza estetica, espressa da una architettura tradizionale, la villa imperiale di Katsura, era manifestazione di un senso dell’abitare differente che vedeva l’attuarsi di termini inconciliabili per il mondo occidentale, ineffabili, quali - incompiutezza, impermanenza, transitorietà. Tali termini sono i medesimi che guidano per ragioni differenti il senso dell’abitare odierno. Pertanto, se il tipo non è posto a fondamento dell’architettura, com’è stato possibile il verificarsi di tale sincronismo?
2022
Teoria dei tre mondi, Giappone, Oriente, Occidente
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/554942
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact