A partire dal XV secolo l'interesse per l'architettura “degli antichi” aveva spinto i giovani architetti a studiare dal vero le rovine, tra cui quelle del Palatino, lasciando in eredità un notevole corpus grafico costantemente incrementato fino al secolo scorso. In effetti, partendo già dalle fonti più antiche, ossia dai frammenti marmorei della Forma Urbis severiana nel Templum Pacis, è facile constatare come i disegni di architettura del Palatino siano numericamente consistenti. Se la ricerca iconografica ha messo a disposizione una grande varietà di casi studio, d’altro canto è stata necessaria una selezione, guidata dal tema dell’invenzione, che rispondesse a due precise domande: qual è il principio che ha mosso lo studio e la reinterpretazione “fantastica” del Palazzo imperiale? Con quali espressioni grafiche lo si è assecondato? Grazie a questi disegni, che coprono un ampio arco cronologico (dal Cinquecento ai giorni nostri), è possibile riflettere sugli edifici che occupavano il colle, alcuni non più esistenti, nonché su alcune delle tendenze culturali che hanno contraddistinto la storia della rappresentazione. Nel contributo si analizzano alcuni fogli giocando sull’ambivalenza del termine “invenzione” nel duplice significato di ideazione/creazione di un’immagine ma anche di scoperta/ritrovamento per via archeologica, tenendo conto della relazione tra quanto ancora visibile e quanto restituito dalla fonte iconografica.

Il palazzo ritrovato: il colle Palatino e i disegni d’invenzione

Emanuele Gallotta
2018-01-01

Abstract

A partire dal XV secolo l'interesse per l'architettura “degli antichi” aveva spinto i giovani architetti a studiare dal vero le rovine, tra cui quelle del Palatino, lasciando in eredità un notevole corpus grafico costantemente incrementato fino al secolo scorso. In effetti, partendo già dalle fonti più antiche, ossia dai frammenti marmorei della Forma Urbis severiana nel Templum Pacis, è facile constatare come i disegni di architettura del Palatino siano numericamente consistenti. Se la ricerca iconografica ha messo a disposizione una grande varietà di casi studio, d’altro canto è stata necessaria una selezione, guidata dal tema dell’invenzione, che rispondesse a due precise domande: qual è il principio che ha mosso lo studio e la reinterpretazione “fantastica” del Palazzo imperiale? Con quali espressioni grafiche lo si è assecondato? Grazie a questi disegni, che coprono un ampio arco cronologico (dal Cinquecento ai giorni nostri), è possibile riflettere sugli edifici che occupavano il colle, alcuni non più esistenti, nonché su alcune delle tendenze culturali che hanno contraddistinto la storia della rappresentazione. Nel contributo si analizzano alcuni fogli giocando sull’ambivalenza del termine “invenzione” nel duplice significato di ideazione/creazione di un’immagine ma anche di scoperta/ritrovamento per via archeologica, tenendo conto della relazione tra quanto ancora visibile e quanto restituito dalla fonte iconografica.
2018
Palatino, disegni di architettura, archeologia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/556544
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