Il rapporto di comunione legale di un imprenditore col proprio coniuge può incidere sulla tutela della libertà d’impresa e dell’integrità dell’azienda, nel momento in cui, cessata la comunione legale, si debba riconoscere al coniuge dell’imprenditore un diritto alla metà dell’azienda medesima. La materia è regolata dall’art. 178 cod. civ., il quale dispone che i beni strumentali all’esercizio dell’impresa di uno dei coniugi costituita durante il matrimonio e gli incrementi dell’impresa costituita anche precedentemente rientrano nella comunione tra i coniugi solo se sussistono quando la medesima si scioglie. Questa norma solleva molti dubbi interpretativi e conseguentemente trova scarsa applicazione nella pratica del diritto. Tali dubbi sono una delle ragioni che negli ultimi decenni hanno determinato una “fuga” degli imprenditori dalla comunione legale. Tant’è vero che quando un soggetto sottoposto a questo regime patrimoniale intenda acquistare un immobile da destinare alla propria attività d’impresa uno degli espedienti a cui di solito si fa ricorso nella prassi è quello di stipulare una convenzione di separazione dei beni, proprio al fine di evitare tutti i problemi applicativi che la disposizione in esame pone. È evidente che questa prassi sfavorisce il coniuge debole, che con l’introduzione della comunione legale la legge ha voluto, invece, proteggere.
Comunione legale e tutela dell’impresa: le Sezioni Unite riconoscono al coniuge non imprenditore un mero diritto di credito
Claudia Benanti
2023-01-01
Abstract
Il rapporto di comunione legale di un imprenditore col proprio coniuge può incidere sulla tutela della libertà d’impresa e dell’integrità dell’azienda, nel momento in cui, cessata la comunione legale, si debba riconoscere al coniuge dell’imprenditore un diritto alla metà dell’azienda medesima. La materia è regolata dall’art. 178 cod. civ., il quale dispone che i beni strumentali all’esercizio dell’impresa di uno dei coniugi costituita durante il matrimonio e gli incrementi dell’impresa costituita anche precedentemente rientrano nella comunione tra i coniugi solo se sussistono quando la medesima si scioglie. Questa norma solleva molti dubbi interpretativi e conseguentemente trova scarsa applicazione nella pratica del diritto. Tali dubbi sono una delle ragioni che negli ultimi decenni hanno determinato una “fuga” degli imprenditori dalla comunione legale. Tant’è vero che quando un soggetto sottoposto a questo regime patrimoniale intenda acquistare un immobile da destinare alla propria attività d’impresa uno degli espedienti a cui di solito si fa ricorso nella prassi è quello di stipulare una convenzione di separazione dei beni, proprio al fine di evitare tutti i problemi applicativi che la disposizione in esame pone. È evidente che questa prassi sfavorisce il coniuge debole, che con l’introduzione della comunione legale la legge ha voluto, invece, proteggere.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.