Nel corso del Cinquecento, mentre l’italiano letterario raggiungeva la sua piena maturità e si avviava ad essere riconosciuto come lingua di cultura, nella Sicilia castigliana accadeva che non solo l’italiano venisse favorito dagli stessi Spagnoli come lingua dell’amministrazione governativa e della comunicazione parlamentare, ma si affermasse anche in in scritture pratiche di varia natura (oltre che private).In quest’italiano, ancora instabile, sono scritti, i documenti che si è scelto di studiare in questa sede: due lettere con annessi cinque allegati, tutti redatti da alcuni giurati di Noto e indirizzati al Presidente del Regno, Don Carlo d’Aragona, per informarlo di un’avvenuta incursione di pirati turchi, l’8 febbraio del 1573, nella costa di Capo Passero (nei pressi della città di Noto). Quanto osservato conferma che già in questo periodo, rispetto agli schemi formulari propri della tradizione scrittoria precedente, gli scriventi avevano cominciato a cedere – almeno per quel che riguardava la scelta del codice e sia pur non padroneggiandone i vari livelli – non solo alla pressione di modelli scritti d’italiano, ma anche a quella di contesti situazionali in cui si può pensare che si attualizzasse già un’embrionale enunciazione mistilingue siciliano-italiano.

L’Italiano dei semicolti nel Cinquecento in Sicilia

VALENTI, IRIDE MARIANITA
2015-01-01

Abstract

Nel corso del Cinquecento, mentre l’italiano letterario raggiungeva la sua piena maturità e si avviava ad essere riconosciuto come lingua di cultura, nella Sicilia castigliana accadeva che non solo l’italiano venisse favorito dagli stessi Spagnoli come lingua dell’amministrazione governativa e della comunicazione parlamentare, ma si affermasse anche in in scritture pratiche di varia natura (oltre che private).In quest’italiano, ancora instabile, sono scritti, i documenti che si è scelto di studiare in questa sede: due lettere con annessi cinque allegati, tutti redatti da alcuni giurati di Noto e indirizzati al Presidente del Regno, Don Carlo d’Aragona, per informarlo di un’avvenuta incursione di pirati turchi, l’8 febbraio del 1573, nella costa di Capo Passero (nei pressi della città di Noto). Quanto osservato conferma che già in questo periodo, rispetto agli schemi formulari propri della tradizione scrittoria precedente, gli scriventi avevano cominciato a cedere – almeno per quel che riguardava la scelta del codice e sia pur non padroneggiandone i vari livelli – non solo alla pressione di modelli scritti d’italiano, ma anche a quella di contesti situazionali in cui si può pensare che si attualizzasse già un’embrionale enunciazione mistilingue siciliano-italiano.
2015
978-608-234-036-4
Diffusione dell'italiano in Sicilia, Interlinguistica, italiano popolare, scritture dei semicolti
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/57079
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