Nel 1578 Margaret Tyler pubblica The Mirrour of Princely Deeds and Knighthood, dallo spagnolo dell’Espejo de príncipes y cavalleros di Diego Ortúñez de Calahorra, la prima traduzione completa di un romanzo cavalleresco fatta direttamente dallo spagnolo, il cui successo segnò l’inizio della voga inglese per i romances. L’eccezionalità di questa autrice elisabettiana, una delle pochissime a tradurre un testo secolare, sta nella consapevolezza di genere e nelle astute strategie discorsive che emergono nella straordinaria Epistola al lettore che accompagna l’opera. In questo documento, che può considerarsi non solo la prima riflessione sul rapporto tra gender e traduzione, ma anche la prima teorizzazione sulla scrittura femminile nella storia della letteratura inglese, Tyler difende il proprio ruolo di scrittrice/traduttrice, mette in questione l’autorità degli umanisti e la loro monopolizzazione della cultura e attacca la pretesa degli uomini di essere “the sole possessioners of knowledge”. La scelta di un genere letterario stigmatizzato – il romance – e le complesse considerazioni teoriche sul rapporto tra gender e traduzione fanno di Margaret Tyler un importante e affascinante caso letterario. Questa scrittrice e la sua opera sono state ignorate ed escluse dal canone per diversi secoli, fino a quando, negli anni ’80 del Novecento, Tyler è stata riscattata dall’oblio e consacrata come autrice protofemminista dai women’s studies, che l’hanno eletta “the first true English feminist”, mentre la sua figura ancora oggi rimane relativamente marginale nell’ambito dei translation studies e della storia della traduzione.
Alle origini del canone femminista: Margaret Tyler traduttrice elisabettiana
ARCARA, Stefania
2010-01-01
Abstract
Nel 1578 Margaret Tyler pubblica The Mirrour of Princely Deeds and Knighthood, dallo spagnolo dell’Espejo de príncipes y cavalleros di Diego Ortúñez de Calahorra, la prima traduzione completa di un romanzo cavalleresco fatta direttamente dallo spagnolo, il cui successo segnò l’inizio della voga inglese per i romances. L’eccezionalità di questa autrice elisabettiana, una delle pochissime a tradurre un testo secolare, sta nella consapevolezza di genere e nelle astute strategie discorsive che emergono nella straordinaria Epistola al lettore che accompagna l’opera. In questo documento, che può considerarsi non solo la prima riflessione sul rapporto tra gender e traduzione, ma anche la prima teorizzazione sulla scrittura femminile nella storia della letteratura inglese, Tyler difende il proprio ruolo di scrittrice/traduttrice, mette in questione l’autorità degli umanisti e la loro monopolizzazione della cultura e attacca la pretesa degli uomini di essere “the sole possessioners of knowledge”. La scelta di un genere letterario stigmatizzato – il romance – e le complesse considerazioni teoriche sul rapporto tra gender e traduzione fanno di Margaret Tyler un importante e affascinante caso letterario. Questa scrittrice e la sua opera sono state ignorate ed escluse dal canone per diversi secoli, fino a quando, negli anni ’80 del Novecento, Tyler è stata riscattata dall’oblio e consacrata come autrice protofemminista dai women’s studies, che l’hanno eletta “the first true English feminist”, mentre la sua figura ancora oggi rimane relativamente marginale nell’ambito dei translation studies e della storia della traduzione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.