Le fragilità insite nella società del rischio sono sempre più evidenti su scala globale e a livello locale, come si evince dal susseguirsi di molteplici eventi catastrofici. Malgrado il recente tentativo di affrontare il tema delle fragilità a partire dal modo in cui fenomeni naturali, dinamiche insediative e processi socio-culturali si intrecciano nei diversi territori, buona parte del dibattito accademico e pubblico resta ancora fortemente ancorato a un approccio normativo-prescrittivo che affida quasi esclusivamente al sapere tecnico e all’avanzamento tecnologico il trattamento del rischio. Il presente contributo si inserisce in un filone di pensiero che accoglie criticamente alcune modalità di uso dell’innovazione tecnologica, proponendo strade altre per esplorare le possibilità aperte dalle comunità di apprendimento e azione come risposta alle fragilità poste dalla società del rischio. L’articolo propone dunque una riflessione sui limiti degli approcci tecnocratici al trattamento del rischio e sulla necessità di valorizzare la “componente umana” nella costruzione degli strumenti di governo democratico del territorio. Sono restituite brevemente alcune sperimentazioni attuate nel corso degli ultimi 25 anni dal Laboratorio per la Progettazione Ecologica ed Ambientale del Territorio (LabPEAT), da cui si traggono in conclusione alcuni spunti per contribuire al dibattito sulla pianificazione anti-fragile.
Oltre il dominio tecnologico. Forme di conoscenza e azioni possibili per una pianificazione anti-fragile
Privitera Elisa;Gravagno Filippo;Pappalardo Giusy
2023-01-01
Abstract
Le fragilità insite nella società del rischio sono sempre più evidenti su scala globale e a livello locale, come si evince dal susseguirsi di molteplici eventi catastrofici. Malgrado il recente tentativo di affrontare il tema delle fragilità a partire dal modo in cui fenomeni naturali, dinamiche insediative e processi socio-culturali si intrecciano nei diversi territori, buona parte del dibattito accademico e pubblico resta ancora fortemente ancorato a un approccio normativo-prescrittivo che affida quasi esclusivamente al sapere tecnico e all’avanzamento tecnologico il trattamento del rischio. Il presente contributo si inserisce in un filone di pensiero che accoglie criticamente alcune modalità di uso dell’innovazione tecnologica, proponendo strade altre per esplorare le possibilità aperte dalle comunità di apprendimento e azione come risposta alle fragilità poste dalla società del rischio. L’articolo propone dunque una riflessione sui limiti degli approcci tecnocratici al trattamento del rischio e sulla necessità di valorizzare la “componente umana” nella costruzione degli strumenti di governo democratico del territorio. Sono restituite brevemente alcune sperimentazioni attuate nel corso degli ultimi 25 anni dal Laboratorio per la Progettazione Ecologica ed Ambientale del Territorio (LabPEAT), da cui si traggono in conclusione alcuni spunti per contribuire al dibattito sulla pianificazione anti-fragile.File | Dimensione | Formato | |
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