Lo studio indaga il concetto dì “punto di vista” nella progettazione delle architetture teatrali di fine Ottocento valutando come sia mutevole, nello stesso spazio architettonico, il significato di percezione visiva della scena teatrale e dello spazio della sala, quindi del coinvolgimento degli spettatori alla narrazione scenica e contestualmente alla partecipazione sociale.Vengono analizzate le scelte progettuali attuate all’epoca per la realizzazione degli spazi destinati alla platea e alla scena del teatro massimo Bellini di Catania, attraverso il raffronto tra i documenti di archivio del progetto, i dati ottenuti da rilievo digitale laser scanning e l’analisi dei tracciati geometrici regolatori e della visibilità dello spettatore, operata per confronto con la tipologia del teatro all’italiana.La ricerca si serve del modello digitale tridimensionale utile a documentare l’impianto “a ferro di cavallo” dello spazio reale della platea e la sua separazione da quello illusorio della finzione scenica attraverso il boccascena, che riprendeva la struttura del scaenae frons rinascimentale, incorniciata dall’arcoscenico, funzionale a inquadrare lo spazio della visione. Il rilievo e le analisi condotte a posteriori chiariscono le scelte progettuali attuate dai progettisti in un periodo in cui la figura dello spet-tatore era dominante ed in cui il teatro riveste una doppia funzione spettacolare, che riguardava sia lo spazio della scena sia lo spazio occupato dagli spettator

The Hall and Stage of Catania’s Teatro Massimo Bellini: Viewpoints between Perception and Rationality|La sala e la scena del Teatro Massimo Bellini di Catania: “punti di vista” tra percezione e razionalità

D'agostino G.;Galizia M.
2023-01-01

Abstract

Lo studio indaga il concetto dì “punto di vista” nella progettazione delle architetture teatrali di fine Ottocento valutando come sia mutevole, nello stesso spazio architettonico, il significato di percezione visiva della scena teatrale e dello spazio della sala, quindi del coinvolgimento degli spettatori alla narrazione scenica e contestualmente alla partecipazione sociale.Vengono analizzate le scelte progettuali attuate all’epoca per la realizzazione degli spazi destinati alla platea e alla scena del teatro massimo Bellini di Catania, attraverso il raffronto tra i documenti di archivio del progetto, i dati ottenuti da rilievo digitale laser scanning e l’analisi dei tracciati geometrici regolatori e della visibilità dello spettatore, operata per confronto con la tipologia del teatro all’italiana.La ricerca si serve del modello digitale tridimensionale utile a documentare l’impianto “a ferro di cavallo” dello spazio reale della platea e la sua separazione da quello illusorio della finzione scenica attraverso il boccascena, che riprendeva la struttura del scaenae frons rinascimentale, incorniciata dall’arcoscenico, funzionale a inquadrare lo spazio della visione. Il rilievo e le analisi condotte a posteriori chiariscono le scelte progettuali attuate dai progettisti in un periodo in cui la figura dello spet-tatore era dominante ed in cui il teatro riveste una doppia funzione spettacolare, che riguardava sia lo spazio della scena sia lo spazio occupato dagli spettator
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/597369
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