In ambito siciliano l’altare barocco risulta poco esplorato, intendo non indagato sistematicamente oppure appendice di altri studi, e del tutto ignorato in area siracusana. Per tale ragione il saggio analizza l’importanza e la centralità di questo manufatto nella cultura barocca, individuando per l’area siciliana i possibili modelli di riferimento e gli echi che di volta in volta lo caratterizzano come macchina scenografica capace di suscitare estasi e meraviglia.L’altare siciliano, come accade più diffusamente nel Seicento e Settecento, è oggetto di particolare interesse per gli architetti ad un tempo scultori e scenografi. Dall’ideazione alla sua costruzione l’altare si qualifica come vero e proprio laboratorio di sperimentazione delle arti e opera d’arte totale, alla cui visione architettonica convergono pittura, scultura e opere decorative come stucchi, dorature, argenti, intarsi in legno e marmi mischi.Gli altari siciliani si ergono come macchine da festa permanenti in gloria di Dio e sono costruiti con materiali e tecniche varie: dal legno alla pietra, dallo stucco al marmo; ricordo anche gli altari dipinti con tecniche illusionistiche.Un aspetto particolare assumono, nella Sicilia orientale colpita dal terremoto del 1693, le maestranze, provenienti da diverse aree, come la Calabria, Malta e l’ambiente palermitano, con cui si stabiliscono reciproci influssi.A questo approfondimento ha contribuito una ricognizione puntuale degli altari in ambito siracusano da me coordinata, di cui qui si offre una anticipazione con particolare riferimento all’area della Sicilia orientale.La ricchezza e la variegata tipologia di altari presenti in Sicilia ha consentito di soffermarsi su un certo numero di esempi di grande pregio, cui concorre sia il disegno che il carattere plastico della costruzione sia anche l’uso dei materiali. Si sono potuti così individuare influssi e somiglianze con altari di altre aree regionali, ad esempio maltesi, e rintracciare i modelli culturali di riferimento, analizzati attraverso prototipi romani o che fanno riferimento ai trattatisti, come Andrea Pozzo e Juan Andrea Ricci. I vari modelli individuati hanno potuto ispirare la committenza e le maestranze, impegnate dopo il 1693 in una estesa opera di ricostruzione dei centri del Val di Noto, colpiti da uno dei terremoti più distruttivi della storia di Sicilia. Quest’area diventa un grande cantiere di diffusione dei modelli del barocco che fa dell’altare, singolare manufatto tra architettura, scultura e arti decorative, un importante elemento di sperimentazione delle tecniche scenografiche e di dinamismo plastico, qualificandolo come macchina volta a suscitare meraviglia, al pari delle grandi macchine da festa o dei catafalchi di cui è assai ricca la tradizione siciliana in epoca spagnola.
L'altare 'MACCHINA DA FESTA' nell'universo barocco: modelli romani in Sicilia e Malta
TRIGILIA, LUCIA
2016-01-01
Abstract
In ambito siciliano l’altare barocco risulta poco esplorato, intendo non indagato sistematicamente oppure appendice di altri studi, e del tutto ignorato in area siracusana. Per tale ragione il saggio analizza l’importanza e la centralità di questo manufatto nella cultura barocca, individuando per l’area siciliana i possibili modelli di riferimento e gli echi che di volta in volta lo caratterizzano come macchina scenografica capace di suscitare estasi e meraviglia.L’altare siciliano, come accade più diffusamente nel Seicento e Settecento, è oggetto di particolare interesse per gli architetti ad un tempo scultori e scenografi. Dall’ideazione alla sua costruzione l’altare si qualifica come vero e proprio laboratorio di sperimentazione delle arti e opera d’arte totale, alla cui visione architettonica convergono pittura, scultura e opere decorative come stucchi, dorature, argenti, intarsi in legno e marmi mischi.Gli altari siciliani si ergono come macchine da festa permanenti in gloria di Dio e sono costruiti con materiali e tecniche varie: dal legno alla pietra, dallo stucco al marmo; ricordo anche gli altari dipinti con tecniche illusionistiche.Un aspetto particolare assumono, nella Sicilia orientale colpita dal terremoto del 1693, le maestranze, provenienti da diverse aree, come la Calabria, Malta e l’ambiente palermitano, con cui si stabiliscono reciproci influssi.A questo approfondimento ha contribuito una ricognizione puntuale degli altari in ambito siracusano da me coordinata, di cui qui si offre una anticipazione con particolare riferimento all’area della Sicilia orientale.La ricchezza e la variegata tipologia di altari presenti in Sicilia ha consentito di soffermarsi su un certo numero di esempi di grande pregio, cui concorre sia il disegno che il carattere plastico della costruzione sia anche l’uso dei materiali. Si sono potuti così individuare influssi e somiglianze con altari di altre aree regionali, ad esempio maltesi, e rintracciare i modelli culturali di riferimento, analizzati attraverso prototipi romani o che fanno riferimento ai trattatisti, come Andrea Pozzo e Juan Andrea Ricci. I vari modelli individuati hanno potuto ispirare la committenza e le maestranze, impegnate dopo il 1693 in una estesa opera di ricostruzione dei centri del Val di Noto, colpiti da uno dei terremoti più distruttivi della storia di Sicilia. Quest’area diventa un grande cantiere di diffusione dei modelli del barocco che fa dell’altare, singolare manufatto tra architettura, scultura e arti decorative, un importante elemento di sperimentazione delle tecniche scenografiche e di dinamismo plastico, qualificandolo come macchina volta a suscitare meraviglia, al pari delle grandi macchine da festa o dei catafalchi di cui è assai ricca la tradizione siciliana in epoca spagnola.File | Dimensione | Formato | |
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