L’articolo si propone di analizzare la figura e la funzione materna in alcune opere di Annie Vivanti Chartres, in particolare nel romanzo più noto dell’autrice, I divoratori (Treves 1911, ma già pubblicato in lingua inglese nel 1910). La produzione narrativa di Vivanti ruota costantemente intorno alla donna, offrendo spesso al lettore la visione di un universo femminile castrato e offeso dalla cultura maschilista e patriarcale. Tuttavia, I divoratori si offre come punto di osservazione privilegiato per affrontare criticamente anche gli aspetti più retrivi e contraddittori dell’edificazione dell’identità femminile proposta dall’autrice. La maternità, nello specifico, costituisce il nodo spinoso dell’autodeterminazione della donna: se da un lato essa rappresenta un passaggio fondamentale in termini emotivi, di indagine introspettiva e di acquisizione della piena maturità, è considerata anche l’altare sul quale la donna deve sacrificare i propri desideri e le proprie ambizioni, in un rapporto costantemente sbilanciato verso la prole. Questo aspetto, ideologicamente centrale nel romanzo, entra tuttavia in conflitto con altre testimonianze narrative, come il racconto autobiografico, del 1905, La vera storia di una bambina prodigio raccontata da sua madre Annie Vivanti, un testo che offre un complesso ritratto del legame tra la scrittrice e la figlia Vivien, violinista prodigio. Ne scaturisce l’immagine di una maternità che, dietro il paradigma della madre dolorosa, nasconde un volto antico: quello perturbante del possesso e del controllo sulla prole, delineando così una maternità “divorante” e ribaltando il rapporto vittima-carnefice offerto sin dal titolo come chiave di lettura del romanzo.

Madre/madri: il volto perturbante della maternità nell’opera di Annie Vivanti Chartres

amaduri
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Abstract

L’articolo si propone di analizzare la figura e la funzione materna in alcune opere di Annie Vivanti Chartres, in particolare nel romanzo più noto dell’autrice, I divoratori (Treves 1911, ma già pubblicato in lingua inglese nel 1910). La produzione narrativa di Vivanti ruota costantemente intorno alla donna, offrendo spesso al lettore la visione di un universo femminile castrato e offeso dalla cultura maschilista e patriarcale. Tuttavia, I divoratori si offre come punto di osservazione privilegiato per affrontare criticamente anche gli aspetti più retrivi e contraddittori dell’edificazione dell’identità femminile proposta dall’autrice. La maternità, nello specifico, costituisce il nodo spinoso dell’autodeterminazione della donna: se da un lato essa rappresenta un passaggio fondamentale in termini emotivi, di indagine introspettiva e di acquisizione della piena maturità, è considerata anche l’altare sul quale la donna deve sacrificare i propri desideri e le proprie ambizioni, in un rapporto costantemente sbilanciato verso la prole. Questo aspetto, ideologicamente centrale nel romanzo, entra tuttavia in conflitto con altre testimonianze narrative, come il racconto autobiografico, del 1905, La vera storia di una bambina prodigio raccontata da sua madre Annie Vivanti, un testo che offre un complesso ritratto del legame tra la scrittrice e la figlia Vivien, violinista prodigio. Ne scaturisce l’immagine di una maternità che, dietro il paradigma della madre dolorosa, nasconde un volto antico: quello perturbante del possesso e del controllo sulla prole, delineando così una maternità “divorante” e ribaltando il rapporto vittima-carnefice offerto sin dal titolo come chiave di lettura del romanzo.
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Ottocento Novecento Donna Autodeterminazione Sacrificio
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/618035
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