Attraverso due diversi corpora – utilizzati anche per l’unico studio (qualitativo) ad oggi esistente sulle varietà di italiano conservate tra gli italotunisini residenti in Tunisia, in Valenti (2022) –, con il presente contributo mi propongo di dare conto di alcune caratteristiche dell’italiano ancora oggi parlato in Tunisia tra gli epigoni dell’emigrazione, sopravvissuto ai processi di francesizzazione (intensificatisi dopo la seconda guerra) e di tunisificazione (inevitabile dopo il 1956 e la fine del protettorato francese). Tale italiano, particolarmente in famiglie di lontana origine siciliana (in maggior numero) e, talvolta, persino tra italiani di altra provenienza, esibisce tratti conservativi in termini di regionalità siciliana latente, legata al parallelo mantenimento del siciliano in bocca alle generazioni più anziane. I dati raccolti, incrociati con l’osservazione partecipante, consentono di affermare che la preponderanza del siciliano si dovette mantenere a lungo all’interno dell’intera rete sociale degli emigrati e solo tardivamente ha finito per circoscriversi – com’era inevitabile – all’ambito della dimensione familiare e privata.

Sopravvivenza dell’italiano (e del dialetto) tra gli eredi dell’emigrazione italiana otto-novecentesca in Tunisia

Iride Valenti
2024-01-01

Abstract

Attraverso due diversi corpora – utilizzati anche per l’unico studio (qualitativo) ad oggi esistente sulle varietà di italiano conservate tra gli italotunisini residenti in Tunisia, in Valenti (2022) –, con il presente contributo mi propongo di dare conto di alcune caratteristiche dell’italiano ancora oggi parlato in Tunisia tra gli epigoni dell’emigrazione, sopravvissuto ai processi di francesizzazione (intensificatisi dopo la seconda guerra) e di tunisificazione (inevitabile dopo il 1956 e la fine del protettorato francese). Tale italiano, particolarmente in famiglie di lontana origine siciliana (in maggior numero) e, talvolta, persino tra italiani di altra provenienza, esibisce tratti conservativi in termini di regionalità siciliana latente, legata al parallelo mantenimento del siciliano in bocca alle generazioni più anziane. I dati raccolti, incrociati con l’osservazione partecipante, consentono di affermare che la preponderanza del siciliano si dovette mantenere a lungo all’interno dell’intera rete sociale degli emigrati e solo tardivamente ha finito per circoscriversi – com’era inevitabile – all’ambito della dimensione familiare e privata.
2024
978-88-3283-461-1
Repertorio linguistico, storia linguistica dell'emigrazione italiana nel mondo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/619689
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