Sgroi challenges the revionist reading of Manzoni’s linguistic assumptions formulated by Andrea Dardi in his article Un equivoco duro a morire: il fiorentino delle persone colte, which recently appeared in the journal «Lingua nostra ». Drawing on a wide selection of Manzoni’s writings Sgroi reconfirms the interpretation of D’Ovidio (1878) and Migliorini (1941-1961) who both claimed that the “usage of spoken Florentine” that Manzoni indicated as the reference model for the Italian language has to be considered – on grounds of sociolinguistic interference – as being “the Florentine spoken by the city’s cultured class”.

Si contesta la lettura “revisionistica” del pensiero linguistico manzoniano proposta da Andrea Dardi nel suo intervento Un equivoco duro a morire: il fiorentino delle persone colte, recentemente uscito in «Lingua nostra ». Si riconferma, sulla base di una rilettura dei testi manzoniani, l’interpretazione di D’Ovidio (1878) e Migliorini (1941-1961), secondo cui “l’uso vivo fiorentino” additato da Manzoni quale modello di lingua italiana non può essere inteso – con ovvia inferenza sociolinguistica – che come ‘fiorentino delle persone colte’.

Una questione manzoniana: teorica e/o filologica?

SGROI, Salvatore
2009-01-01

Abstract

Sgroi challenges the revionist reading of Manzoni’s linguistic assumptions formulated by Andrea Dardi in his article Un equivoco duro a morire: il fiorentino delle persone colte, which recently appeared in the journal «Lingua nostra ». Drawing on a wide selection of Manzoni’s writings Sgroi reconfirms the interpretation of D’Ovidio (1878) and Migliorini (1941-1961) who both claimed that the “usage of spoken Florentine” that Manzoni indicated as the reference model for the Italian language has to be considered – on grounds of sociolinguistic interference – as being “the Florentine spoken by the city’s cultured class”.
2009
Si contesta la lettura “revisionistica” del pensiero linguistico manzoniano proposta da Andrea Dardi nel suo intervento Un equivoco duro a morire: il fiorentino delle persone colte, recentemente uscito in «Lingua nostra ». Si riconferma, sulla base di una rilettura dei testi manzoniani, l’interpretazione di D’Ovidio (1878) e Migliorini (1941-1961), secondo cui “l’uso vivo fiorentino” additato da Manzoni quale modello di lingua italiana non può essere inteso – con ovvia inferenza sociolinguistica – che come ‘fiorentino delle persone colte’.
Manzoni; Questione della lingua; Revisionismo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/6368
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