Per una valutazione civile delle pubbliche amministrazioni

The paper highlights the process of social and institutional change within which evaluation practices are embedded in Italy. To recall the main institutional and normative framework through which the Italian public administration has read its own change can explain the reason why evaluation is necessarily a part of collective decision processes and of their institutionalization. The role participation procedures to public decision processes play in this change reveal the main social and cultural issues which are at stake: the due process and the separation of powers the one no more considered, as it once was, as a criterion and a boundary for administrative action; the other no more assumed as a democratic criterion to distinguish public decisions as either political or administrative ones. Administrative action and political decisions can be no more conclusively identified within the legal framework. They are constituted by the procedural enactment of administrative planning processes; they are also the focus of what we define as civil evaluation: the kind of evaluation processes which are strategic in the re-definition of both citizenship and administration as well as in the institutionalization of their mutual relationship.

Il contributo si propone di descrivere e documentare il processo di mutamento sociale e istituzionale di cui in Italia è parte integrante la diffusione delle pratiche di valutazione. Richiamare il quadro normativo e istituzionale entro il quale tali mutamenti sono stati interpretati, innanzitutto dalla stessa amministrazione pubblica, può aiutare a capire perché la valutazione costituisce, a certe condizioni, un orizzonte imprescindibile del ciclo della decisione collettiva nelle sue diverse modalità di istituzionalizzazione. La centralità che in tale quadro normativo-istituzionale assumono la partecipazione alle decisioni pubbliche e le condizioni procedimentali che la sostengono, considerate congiuntamente, chiariscono quale sia la posta culturale e sociale in gioco in questi mutamenti: si tratta tanto del principio di legalità che della separazione dei poteri, intesi l’uno come criterio di identità e vincolo per l’agire delle amministrazioni (la cui unitarietà non è più configurabile con le gerarchie dello Stato unitario); l’altro come criterio di distinzione democratica del carattere politico della decisione (non più assicurato dalle forme attuali del “primato della legge” rispetto alle altre fonti di normazione). L’identità dell’agire amministrativo e la caratterizzazione delle decisioni pubbliche come politiche non possono più essere conclusivamente definite con gli strumenti del diritto. Si riflettono nell’uso da parte delle amministrazioni dei nuovi strumenti di programmazione e costituiscono il fuoco effettivo di una valutazione che si è voluta indicare come civile, perché strategica nella riconfigurazione di amministrazioni e cittadini e nella istituzionalizzazione delle loro reciproche relazioni.