Nonostante le vivaci obiezioni e le resistenze mostrate da una parte della dottrina e a livello governativo (in particolare in alcuni Stati membri), risulta ormai irrefutabile la realtà di un pieno coinvolgimento del diritto penale nel processo di integrazione europea. Il silenzio dei trattati originari quanto alla possibile incidenza della produzione normativa europea sulla materia penale, peraltro progressivamente superato nei successivi trattati, non ha in alcun modo significato il riconoscimento con riguardo alla stessa di una ‘forza di resistenza’ maggiore rispetto ad altri settori normativi quanto all’impatto delle dinamiche del processo di integrazione europea. E ciò non solo in ragione della inevitabile (strutturale) apertura del diritto penale interno ad altre branche dello stesso ordinamento – cosicché l’incidenza su materie extra penali può senza dubbio tradursi in un’incidenza sull’ambito applicativo del precetto penale o sulla relativa sanzione – ma altresì quale logica conseguenza dell’emersione e successivo consolidamento, a seguito della creazione e del funzionamento delle Comunità europee, di nuovi beni giuridici necessitanti la predisposizione di una tutela adeguata, eventualmente anche di natura penale. A tale fisiologica esigenza di tutela l’ordinamento europeo non ha risposto attraverso la predisposizione e lo sviluppo di un proprio autonomo complesso di strumenti normativi e sanzionatori, ma ha di contro optato per un modello di tutela mediata essenzialmente incardinato sul ricorso alle risorse sanzionatorie degli Stati membri, obbligati ad assicurare una tutela adeguata agli interessi della costruzione europea in ragione della stessa adesione alla Comunità e sulla base del generale principio di fedeltà comunitaria. L’opera analizza, mettendone in luce gli effetti dirompenti ed al tempo stesso i profili problematici, le diverse ipotesi di c.d. incidenza diretta del diritto europeo sul diritto penale interno – dall’obbligo di interpretazione conforme, alla tecnica dell’assimilazione di interessi europei a interessi nazionali corrispondenti, dagli obblighi di tutela adeguata ai più recenti obblighi di penalizzazione –, disegnando una realtà (di ordinamenti integrati) in cui l’opera di definizione di ciò che è penalmente rilevante vede sempre meno le autorità nazionali quali attori esclusivi delle scelte di penalizzazione all’interno di ciascun ordinamento.

La tutela "mediata" degli interessi della costruzione europea: l'armonizzazione dei sistemi penali nazionali tra diritto comunitario e diritto dell'Unione europea

SICURELLA, ROSARIA
2007-01-01

Abstract

Nonostante le vivaci obiezioni e le resistenze mostrate da una parte della dottrina e a livello governativo (in particolare in alcuni Stati membri), risulta ormai irrefutabile la realtà di un pieno coinvolgimento del diritto penale nel processo di integrazione europea. Il silenzio dei trattati originari quanto alla possibile incidenza della produzione normativa europea sulla materia penale, peraltro progressivamente superato nei successivi trattati, non ha in alcun modo significato il riconoscimento con riguardo alla stessa di una ‘forza di resistenza’ maggiore rispetto ad altri settori normativi quanto all’impatto delle dinamiche del processo di integrazione europea. E ciò non solo in ragione della inevitabile (strutturale) apertura del diritto penale interno ad altre branche dello stesso ordinamento – cosicché l’incidenza su materie extra penali può senza dubbio tradursi in un’incidenza sull’ambito applicativo del precetto penale o sulla relativa sanzione – ma altresì quale logica conseguenza dell’emersione e successivo consolidamento, a seguito della creazione e del funzionamento delle Comunità europee, di nuovi beni giuridici necessitanti la predisposizione di una tutela adeguata, eventualmente anche di natura penale. A tale fisiologica esigenza di tutela l’ordinamento europeo non ha risposto attraverso la predisposizione e lo sviluppo di un proprio autonomo complesso di strumenti normativi e sanzionatori, ma ha di contro optato per un modello di tutela mediata essenzialmente incardinato sul ricorso alle risorse sanzionatorie degli Stati membri, obbligati ad assicurare una tutela adeguata agli interessi della costruzione europea in ragione della stessa adesione alla Comunità e sulla base del generale principio di fedeltà comunitaria. L’opera analizza, mettendone in luce gli effetti dirompenti ed al tempo stesso i profili problematici, le diverse ipotesi di c.d. incidenza diretta del diritto europeo sul diritto penale interno – dall’obbligo di interpretazione conforme, alla tecnica dell’assimilazione di interessi europei a interessi nazionali corrispondenti, dagli obblighi di tutela adeguata ai più recenti obblighi di penalizzazione –, disegnando una realtà (di ordinamenti integrati) in cui l’opera di definizione di ciò che è penalmente rilevante vede sempre meno le autorità nazionali quali attori esclusivi delle scelte di penalizzazione all’interno di ciascun ordinamento.
2007
88-14-13498-7
DIRITTO PENALE EUROPEO; BENE GIURIDICO; OBBLIGHI COMUNITARI DI TUTELA PENALE
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/68587
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact